L‘addio di CR7 alla Juventus è ormai cosa nota tra gli appassionati di tutto il mondo. Mancanza di stimoli da una parte, consapevolezza che avere un separato in casa di quella portata non serve a nulla dall’altra parte. Dopo sole tre stagioni Ronaldo è pronto a lasciare la Vecchia Signora, ponendo fine a quello che solo 3 anni fa veniva definito “il colpo del secolo“. Sembra più che chiaro, invece, che il colpo del secolo si sia trasformato in un piccolo fallimento.
Non parliamo di una catastrofe sia chiaro. Ma da quello che ai tempi era il giocatore più forte al mondo (veniva da 3 Champions League vinte da assoluto protagonista) e dalla squadra che aveva sfiorato la Champions in più occasioni ci si aspettava di più. E alla fine entrambe le parti sembrano aver perso qualcosa per strada. La Juventus ha abbandonato il concetto del gruppo sopra ogni cosa, trasformando il proprio gioco in un Ronaldo-centrismo poco incline alle reali capacità dell’asso portoghese: più finalizzatore che rifinitore.
E così, paradossalmente, i titoli arrivati nell’era CR7 sono addirittura minori rispetto al periodo precedente: dal 2014/2015 al 2017/2018 (i primi 4 anni di Allegri) sono arrivati ben 4 scudetti, 4 Coppa Italia e 2 Supercoppa italiana, senza contare le due finali di Champions nel 2015 e nel 2017. Dal 2018/2019 al 2020/2021 (le tre stagioni di CR7) sono arrivati invece solo 2 scudetti (1 con Allegri e 1 con Sarri), 2 Supercoppa Italiana e 1 Coppa Italia (con Allegri e Pirlo). Un bottino risicato, sicuramente non all’altezza delle aspettative.
Eppure, se pensiamo al senso che Cristiano Ronaldo da di sé stesso, verrà considerato un piccolo successo anche l’avventura bianconera. 101 goal in 134 presenz e unico giocatore ad aver conquistato i tre trofei nazionali nei top 3 campionati europei (Inghilterra, Spagna e Italia). L’ex United e Real, tuttavia, non è arrivato a Torino con questo obiettivo, anzi. L’approdo del capitano del Portogallo era il coronamento di un sogno: dai settimi posti e i parametri zero al giocatore più forte del mondo. L’ultimo step per il definitivo salto di qualità. L’ultimo gradino per poter alzare, finalmente, la coppa dalle grandi orecchie: era questa la reale missione dell’ormai ex 7 bianconero.
L’obiettivo è stato vicino già alla prima stagione. La pratica Ajax sembrava già archiviata ai quarti di finale della stagione 2018/2019. Passando il turno la Juventus avrebbe incontrato prima il Tottenham (vincente contro l’Ajax in semifinale per mancanza d’esperienza di quest’ultima), quindi il Liverpool. Per molti quella rimonta subita allo Stadium sarà la grande occasione mancata degli ultimi anni. Anche più del 2015 e del 2017, quando le avversarie incontrate in finale giocavano obiettivamente un altro sport (quel Barcellona e quel Real Madrid verranno sicuramente ricordati nei decenni avvenire). Le inglesi che si sono poi contese la Champions del 2019, invece, sembravano molto più umane rispetto a quelle corazzate spagnole.
Ma con i se e con i ma non si fa la storia. E così l’avventura di Ronaldo alla Juventus è già giunta al termine, senza un trofeo europeo. Una conclusione che, però, non lascia lacrime né da una parte né dall’altra. Perché se è vero che i numeri del portoghese sono impressionanti e forse irripetibili una volta conclusa la sua carriera, vero è anche che l’affezione con i tifosi è altra roba. Semplicemente a Ronaldo sembra non interessare la connessione con milioni di tifosi per quella maglia. Professionista impeccabile, dedito al lavoro come pochi altri, concentrato su sé stesso e sul suo percorso personale. Le vittorie di squadra, nel suo caso specifico, sono solo un mezzo per arricchire il suo personalissimo (e ricchissimo) palmarès. Utili ad accrescerne la grandezza, niente di più, niente di meno.
Anche i tifosi di Real e United, successivamente ai rispettivi addii di CR7 hanno mostrato grande riconoscenza, senza però versare lacrime di troppo. Ringraziare senza disperazione, perché la squadra ha sempre un importanza maggiore del singolo (anche se il suddetto singolo è il più vincente della storia). E così la Juve, con i tifosi che ringraziano di aver avuto un giocatore del calibro di Ronaldo per 3 stagioni. Una Juve che pensa già al futuro e che già prima dell’ufficialità dell’addio di Ronaldo cerca nuovi profili per il nuovo ciclo, che inizia con un anno d’anticipo rispetto ai programmi.
L’idea è quella di un giocatore giovane, su cui costruire il futuro. In pole c’è Moise Kean, ex Juve che fece bene proprio durante il primo anno di CR7 alla Juve. Profilo in forza attualmente all’Everton e già sondato tramite l’agente Mino Raiola. L’idea iniziale era quella di Gabriel Jesus come contropartita per Ronaldo, ma negli ultimi giorni la volontà di tenerlo, da parte di Guardiola, ha avuto la meglio. Tentativo fatto anche per Icardi, ma pare che l’argentino voglia giocarsi le sue chances a Parigi, soprattutto se partirà (come pare) Mbappè, lasciando uno spazio vuoto lì davanti. Occhio anche ai giovani italiani, con Scamacca che piace ad Allegri e Raspadori. Entrambi vorrebbero avere maggiore spazio e giocare, ma con un allenatore attento ai giovani come il livornese è difficile dire di no.
Quel che è certo è che la Juventus non lascerà partire a zero Ronaldo, specie dopo i 93 milioni di ingaggio in 3 anni e i 100 di cartellino. Le squadre di Manchester sembrano le uniche ad aver avanzato una richiesta, che si aggira tra i 25 e i 30 milioni, cifra da reinvestire poi sul nuovo sostituto. Non è stato l’idillio annunciato nel 2018 e pensare ad altri top player acquistabili per le stesse cifre non serve a molto. Entrambe le parti vogliono girare pagine il più velocemente possibile.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»