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Coppa Italia, il Milan annienta l’Inter in un derby tra incubi e sogni
24 Aprile 2025
Voci di Sport

Coppa Italia, il Milan annienta l’Inter in un derby tra incubi e sogni

Home » Voci di Sport » Coppa Italia, il Milan annienta l’Inter in un derby tra incubi e sogni

Chissà se, dopo l’ennesima vittoria nel derby, Sérgio Conceição si sia concesso il lusso di un sigaro, fumato lentamente nella penombra di uno spogliatoio ormai familiare. Magari lontano da sguardi indiscreti, consapevole che quell’ultima foto col sigaro, scattata in tempi passati, è stata solo l’inizio di un lungo declino sportivo. Eppure, dopo la prova di forza del suo Milan – compatto, feroce, chirurgico – una celebrazione silenziosa sembra più che legittima.

Dall’altra parte, l’Inter chiude una settimana emotivamente rocambolesca nel modo più crudele. L’obiettivo Triplete, non più sogno segreto ma decantata realtà, sfuma proprio nella notte del match contro i cugini. L’ennesimo derby stagionale storto, con un pesante passivo. Con un sogno infranto, ma soprattutto con un gioco opaco, stanco e confuso che preoccupa e non poco i tifosi neroazzurri. Ma avvolgiamo al nastro e facciamo un passo indietro.

Festeggiamenti giocatori dell’Inter dopo il passaggio in semifinale di Champions League – Foto: Inter (X)

Come arrivava l’Inter alla semifinale di ritorno di Coppa Italia

Se ci fosse una metafora per descrivere le ultime settimane dell’Inter di Simone Inzaghi, sarebbe senza dubbio quella di un lungo giro sulle montagne russe. L’obiettivo stagionale – dichiarato apertamente anche in conferenza stampa dal tecnico – era il Triplete. Un sogno ambizioso, ma apparso concreto fino a qualche ora fa. Aprile, però, ha cominciato a restituire segnali preoccupanti, preludio di ciò che si sarebbe poi compiuto.

Il primo campanello d’allarme suona nel derby di Coppa Italia: 1-1 all’andata, con un Milan sprecone ma superiore per lunghi tratti. Pochi giorni dopo, al Tardini, l’Inter si fa rimontare due reti da un Parma già privo di obiettivi, sprecando un vantaggio e offrendo al Napoli una chance per riaprire il campionato. Gli azzurri, però, pareggiano a Bologna e i nerazzurri, almeno per quel weekend, respirano.

Poi l’asticella si alza: si va a Monaco di Baviera, in una serata di Champions che sa di magico, ma soprattutto di prove d’alta quota, l’Inter c’è e risponde presente. Vince e convince contro un Bayern frastornato, portandosi a casa non solo il risultato ma anche fiducia e solidità. La vittoria netta contro il Cagliari conferma il momento: la difesa è protagonista anche in fase offensiva, Bisseck si conferma jolly affidabile. Dimarco continua a sfornare assist e Arnautovic si dimostra un’alternativa concreta al duo titolare.

Ma è solo un momento prima della caduta. Il ritorno contro il Bayern si chiude con un pareggio che basta per passare il turno, ma che rivela crepe nella tenuta emotiva e fisica. A peggiorare la situazione, arriva l’infortunio di Marcus Thuram: lesione agli adduttori, out per Bologna e per il ritorno del derby di Coppa Italia.

Ed è proprio a Bologna che la corsa dell’Inter per lo Scudetto si arresta. Il Napoli vince a Monza e mette pressione. Al Dall’Ara, i nerazzurri faticano contro una squadra organizzata, in ottima forma, ormai certezza del campionato. Quando tutto sembrava indirizzarsi verso un pari, una rimessa laterale contestata e un’invenzione di Orsolini cambiano il destino della partita e, forse, della stagione. Il Bologna vince e riapre la corsa Scudetto, riportando il Napoli a pari punti. Ma la caduta libera dell’Inter non si arresta, ed ecco il tanto atteso, poi tanto amaro derby.

Festeggiamenti giocatori del Milan dopo il passaggio in finale di Coppa Italia – Foto: AC Milan (X)

Come arrivava il Milan al derby di ritorno

Non ci soffermeremo troppo, anche perché non vi è molto da dire. Qualche settimana fa avevamo già dedicato un approfondimento esaustivo alla stagione del Milan. Analizzandone a fondo cause e responsabilità di un’annata che, sotto quasi ogni punto di vista, può essere definita fallimentare. Eppure, come nelle migliori pellicole tragicomiche, dentro il caos rossonero c’è un’assurda e granitica certezza. Il derby di Milano, quest’anno, ha avuto un solo volto, quello dell’attuale nona forza del campionato. Ovvero, quello del tanto incostante quanto sorprendente Milan.

I numeri sono inequivocabili: 5 derby stagionali, 3 vittorie e 2 pareggi per i rossoneri. Un netto ribaltamento rispetto al recente passato, quando la squadra di Pioli collezionava umiliazioni in serie contro l’Inter. Spesso in partite decisive e con passivi pesanti. L’arrivo, prima, di Fonseca e, poi, di Conceicao ha cambiato marcia, rompendo il trend negativo e restituendo al Milan una superiorità insperata proprio nella stracittadina.

Il Milan si è presentato a questo derby in condizioni tutto sommato positive. È vero: aprile ha portato nuove amarezze, con le sconfitte contro Napoli e Atalanta, e un pareggio strappato solo nel finale contro la Fiorentina. Ma il netto 0-4 inflitto all’Udinese e una serie di prove più convincenti – pur nella discontinuità – hanno offerto segnali di ripresa. Leao è tornato a rendersi pericoloso sulla fascia e Theo Hernández ha ricordato, a sprazzi, il terzino devastante e risolutivo ammirato nelle sue migliori versioni.

È importante sottolineare un elemento non secondario: il Milan, a differenza dell’Inter, è fuori da tempo da ogni competizione europea e ormai quasi aritmeticamente escluso anche dalla corsa alle prossime competizioni europee. Questo ha lasciato alla squadra una sola vera opportunità per salvare la stagione: la Coppa Italia. Una mente sgombra, priva di pressioni legate ad altri fronti, ha permesso di concentrare energie fisiche e mentali sull’unico obiettivo rimasto.

Con una formazione quasi al completo – unica assenza significativa quella di Santi Gimenez – il Milan è arrivato al derby con l’entusiasmo tipico di chi sa di avere tutto da guadagnare e nulla da perdere. E forse è stato proprio questo, più di ogni altro fattore tattico o tecnico, a fare la vera differenza nella notte di San Siro.

Luka Jovic nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter – Foto: AC Milan (X)

Coppa Italia, il Milan batte l’Inter e vola in finale

“Here we go again”. Quando il Milan incrocia l’Inter in questa stagione, si trasforma. Sembra davvero non esserci storia. Non è solo una questione di risultati – comunque nettamente favorevoli ai rossoneri – ma di approccio, concentrazione e consapevolezza. Negli ultimi derby, il Milan è apparso lucido, attento, capace di colpire nei momenti chiave e, soprattutto, di imporre il proprio gioco senza subirlo.

La sfida di ieri si apre con un brivido per i rossoneri: al 5’, Dimarco – uno dei pochi a salvarsi nella serata nerazzurra e certezza dell’eccellente stagione dell’Inter – colpisce una traversa che gela i tifosi del Diavolo. I nerazzurri partono meglio e al 10’ Lautaro spreca una ghiottissima occasione dopo una manovra fluida, simbolo della qualità del palleggio dell’Inter e della sua pericolosità negli inserimenti. Ma è un fuoco di paglia.

Il Milan cresce, minuto dopo minuto. Al 34’, è Jovic – l’uomo meno atteso, spesso ai margini e poco celebrato – a sbloccare il match con un colpo di testa imperioso su Darmian, battendo un incolpevole Sommer. Si va all’intervallo con la sensazione che l’Inter possa reagire, ma l’avvio di ripresa spegne ogni speranza nerazzurra.

Jovic eroe per una notte: Inter-Milan finisce 0-3 nel segno del serbo

Al 48’ è ancora Jovic a colpire, stavolta sugli sviluppi di un calcio d’angolo e una mischia in area: è reattivo e rapido. Il paragone viene scherzosamente, ma neanche tanto, spontaneo. Senza voler scomodare nessuno, è però curioso notare come il serbo, a tratti, sembra possedere quella capacità Inzaghiana (di Filippo) di essere sempre al posto giusto nel momento giusto. Non solo il numero di maglia, ma soprattutto cinismo e istinto, due qualità necessarie e richieste nelle notti che contano.

L’Inter, orfana di Thuram, fatica a trovare fluidità offensiva. Taremi non riesce a integrarsi nei meccanismi rodati della squadra e l’unica vera occasione arriva al 67’, con De Vrij che sfiora il gol sugli sviluppi di un calcio d’angolo – da sempre marchio di fabbrica della squadra di Inzaghi – trovando però un Maignan reattivo e determinante.

All’84’ arriva il colpo del definitivo ko: è Reijnders a chiudere i conti con un tiro preciso che vale lo 0-3 e mette fine alle residue speranze interiste. Una vittoria netta, senza discussioni, che conferma il trend positivo dei derby rossoneri. L’Inter, dal lato suo, paga ancora una volta a caro prezzo la mancanza di incisività nella ripresa e l’assenza di una vera reazione Chiari segnali di stanchezza in casa nerazzurra.

Conclusioni

Tra sorprese e certezze, in questo turbine di emozioni, una cosa è chiara: preparatevi a un maggio infuocato. Gli obiettivi, a Milano, non mancano su nessuna delle due sponde.

È vero, per Inzaghi e i suoi il sogno Triplete classico – campionato, coppa nazionale ed europea – è sfumato. Ma non tutto è perduto. La lotta scudetto è ancora apertissima, con l’Inter in testa insieme al Napoli. All’orizzonte c’è una semifinale europea contro un Barcellona davvero in grande forma. E, dulcis in fundo, il Mondiale per Club. Tre trofei sono ancora in palio: un “Triplete” alternativo è ancora possibile. Se c’è una cosa che l’Inter ha dimostrato, è la capacità di risalire dopo ogni caduta. Alti e bassi in questa stagione, ma con picchi che possono essere altissimi. Nulla è ancora deciso, tutto è aperto.

Sul fronte rossonero, se è vero che la stagione va archiviata in fretta, è altrettanto vero che la finale di Coppa Italia rappresenta un’occasione concreta per salvare il salvabile. Con ogni probabilità, l’avversario sarà il Bologna, forte del 3-0 all’andata contro l’Empoli. Un obiettivo alla portata, necessario e doveroso per dare un senso all’annata e restituire entusiasmo all’ambiente.

Il 14 maggio, a Roma, il Milan andrà in campo per vincere e, soprattutto, per convincere. Dimostrare che questa squadra, al netto della discontinuità, ha ancora valore e margini. Non serve una rivoluzione, ma solo ritrovare equilibrio e fiducia: la base c’è, e quando gira, può competere ad alti livelli.

Ci attende un finale di stagione al cardiopalma, con scenari multipli e aperti. E chissà se, alla fine, a riempire Piazza Duomo ai piedi della Madonnina saranno entrambe le tifoserie, una sola, o nessuna. Nessun dorma, il meglio deve ancora arrivare.

Fonte Foto in Evidenza: AC Milan (X)

Marco Vasta

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About Marco Vasta

Classe 1999, nato a Catania, laureato in Scienze Politiche, sia triennale che magistrale, ma soprattutto grande tifoso del Milan.

Dopo un’esperienza da redattore per VDC durante il tirocinio curriculare, Marco ha scelto di tornare a coltivare una delle sue più grandi passioni: la scrittura. E lo fa proprio nella redazione che, per un periodo importante della sua vita, è stata una vera casa.

Tra i suoi interessi, oltre a fingersi surfista per evitare le chiamate scomode con la frase “sono a mare, non prende”, spiccano la politica e tutto ciò che ha un impatto sociale. Per questo ha deciso di dedicare i suoi studi, il suo tempo libero e la sua penna al dibattito pubblico e ai temi d’attualità.

 

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