La semifinale di Coppa Italia è ormai alle spalle. Il doppio confronto ha visto la Juve trionfare sull’Inter dell’ex Conte, in virtù dei due goal segnati a Milano dall’eterno Cristiano Ronaldo, decisivo anche a 36 anni. Sulla partita di ieri, poco da dire: lo stesso Ronaldo spreca tre occasioni limpide, mentre l’Inter butta la qualificazione già nel primo tempo, con tante occasioni sprecate (quelle di Lukaku e Lautaro Martinez sono solo le più nitide). Al di là di ansie e tensioni delle due tifoserie rivali, comunque, la partita non è stata particolarmente godibile. Tanto che, nel dopo partita ma non solo, è passato più alla cronaca il diverbio tra Conte e Agnelli (o tra Conte e la Juve, visto il coinvolgimento di Bonucci e altri membri della panchina bianconera) che lo 0-0 in campo. Un diverbio che è solo la goccia che fa traboccare un vaso pieno già da qualche anno.
Ricostruiamo questo rapporto di amore odio lungo ormai 10 anni.
Tralasciamo la splendida carriera del Conte giocatore: ex capitano della Juventus e con un ricco palmarès proprio grazie ai bianconeri. Siamo nel 2011, la Juventus è reduce da due settimi posti consecutivi, Agnelli è da poco il nuovo presidente del club e si appresta a continuare la gloriosa dinastia della sua famiglia. Serve un condottiero in panchina e tra lo scetticismo generale viene scelto Antonio Conte. Ai tempi il pugliese aveva già mostrato di che pasta era fatto tra Siena, Atalanta e Lecce, ma essendo alla prima esperienza in una big, per molti addetti ai lavori non era l’uomo giusto da cui ricominciare.
I fatti però danno ragione alla scelta di Agnelli. Conte poserà la prima pietra per la costruzione della Juve che conosciamo oggi. Celebri le parole alla sua presentazione: “Sono tornato a casa dopo sette anni. Rientrare a Torino da allenatore era il traguardo che mi ero prefissato quando ho iniziato questa carriera. L’obiettivo è riportare la Juventus dove merita di stare, deve tornare a essere protagonista“. Detto, fatto: 3 scudetti consecutivi, 2 Supercoppe Italiane, conditi da record impressionanti se si pensava alle cattive acque in cui navigavano Del Piero e compagni nel 2010. Poi i primi contrasti con la dirigenza, tappa che pare ormai fondamentale nel rapporto tra Conte e qualunque squadra alleni (tanto da essersi ripresentati successivamente sia con il Chelsea che con l’Inter).
I primi dissapori nascono alla fine della stagione 2012-2013. Il Bayern è campione d’Europa e nei quarti di finale di Champions League passeggia su una Juventus ancora troppo acerba. “Il Bayern ha vinto tutto e ha preso Götze. Noi dobbiamo lavorare, ma se pensiamo di ridurre il gap, così, questa riduzione non ci sarà mai. Gli altri sono troppo avanti a livello economico, mi piacerebbe una volta trovarmi dalla parte opposta“. Un filo conduttore con la celebre intervista post festa scudetto del 2014: “Non puoi sederti al ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca. In Europa ci sono squadre economicamente irraggiungibili, per me sarà molto dura vedere una squadra italiana in finale di Champions League da qui a tanti anni a venire“. Al di là della previsione sbagliata, per molti fu quella la rottura definitiva tra Conte e la dirigenza juventina. Una frase, oltretutto pronunciata nella stagione dei 102 punti, vero, ma anche dell’eliminazione ai gironi di Champions contro il Galatasaray e della semifinale persa in Europa League contro il Benfica (la finale del 2014 venne giocata allo Stadium).
Luglio 2014. La Juventus ha appena iniziato il ritiro pre campionato e proprio in tale occasione arriva un fulmine a ciel sereno: Conte si dimette da allenatore della Juventus. “Grazie Antonio, sei stato un grande condottiero per i nostri ragazzi e la notizia di oggi mi rattrista enormemente“, dirà Agnelli. Sarà proprio quello, però, il punto di svolta per i bianconeri. Poco dopo viene ingaggiato Massimiliano Allegri che nonostante il grande scetticismo generale surclasserà i successi del collega (5 scudetti, 4 Coppa Italia e 2 Supercoppe) e porterà la Juve tra le big del calcio europeo. Più dell’egemonia in Italia, per Agnelli, furono le due finali del 2015 e del 2017 in Champions il simbolo della scommessa Allegri. A tal proposito furono celebri le parole del presidente che, durante un’assemblea degli azionisti (del 24 ottobre 2017) dirà: “Vorrei spendere una parola per mister Allegri, per la sua capacità di portare avanti un lavoro che per altri sembrava terminato“. Messaggio chiaro, destinatario chiarissimo.
Lo stesso 24 ottobre non tarda ad arrivare la risposta di Antonio Conte, che affida ai social la sua replica: “Nella vita non si finisce mai di conoscere le persone… A volte basterebbe soltanto un minimo di riconoscenza. E di maturità“. Anche in questo caso il destinatario sembra chiarissimo. 3 anni dopo, nel febbraio 2020, qualche giorno prima di Juventus-Inter (poi rinviata a causa del Coronavirus a inizio marzo), Agnelli proverà a mitigare gli animi durante un’intervista radiofonica a Radio 24: “Conte è una bandiera juventina. Conte è la Juventus. Il rapporto è cordiale e disteso come deve essere“. Viene chiesto un commento a Conte durante il post partita di Inter-Ludogorets ai microfoni di Sky. La risposta? “Sì, ciao…“, con cui si conclude l’intervista. Risulta evidente che il rapporto fosse più che incrinato. Delle dichiarazioni diplomatiche poco potevano fare per nasconderlo.
Arriviamo dunque alla partita di ieri sera. Qualche decina di tifosi bianconeri si presenta all’ingresso dello stadio: passare il turno è fondamentale, anche per vendicare la sconfitta in campionato. Striscioni, fumogeni e tanti applausi per il bus della Juve. Poi arriva quello dell’Inter: fischi e insulti, più che per i nerazzurri, per il loro tecnico. Ex capitano ed ex allenatore che passa ai tanto odiati rivali (per molti bianconeri l’unica vera rivalità è tra Juve e Inter). Poi inizia il match e l’atmosfera non muta neanche nel rettangolo di gioco. Conte e l’Inter denunciano più volte le provocazioni dei tesserati juventini, come poi riportato dal tecnico nel post partita: “Quelli della Juventus dovrebbero dire la verità e penso anche che il quarto uomo abbia visto cosa è accaduto per tutta la partita. Bisognerebbe essere più educati“.
A mezzanotte inoltrata circolano le foto e i video dell’accaduto. Prima Bonucci urla “Rispetta l’arbitro” in risposta a una reazione particolarmente accesa per una decisione arbitrale. Poi a fine primo tempo il gestaccio di Conte, con il terzo dito rivolto alla tribuna bianconera. Agnelli, mentre scende le scale, risponde e si lascia andare a degli insulti rivolti proprio verso il suo ex allenatore. Labiale eloquente: “Cogl…“.
Sembra passata un’eternità, eppure sono solo 10 anni. Dalla cavalcata trionfale del 2012 a nemici giurati. Storia di un amore odio senza precedenti nel calcio italiano.
Francesco Mascali
Fonte foto: Rai 1 – ilbianconero.it
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