Ci sono partite destinate a entrare nella storia. A rimanere nella memoria collettiva di ogni tifoso. In questo caso, interista. Una di quelle che, tra cinquant’anni, quando chiederai al tuo amico dove si trovasse e con chi, ti risponderà in maniera precisa ed esatta come fosse successo la sera prima. Una partita di quelle che fanno innamorare dello sport anche i più duri di cuore. Capace di convertire al calcio qualsiasi persona profondamente atea e non credente alla fede calcistica. E la semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona è una di quelle partite.
Nel meraviglioso scenario di San Siro è andata in scena una partita da consegnare ai posteri. Da far sgranare gli occhi e mettersi le mani ai capelli perché, difficilmente, altre volte, si è visto uno spettacolo del genere. Due squadre, Inter e Barcellona, fortissime, con uno stile di gioco nettamente agli antipodi, che hanno dato tutto e di più per raggiungere la finale della competizione europea per club più importante.
Prima di tutto, dunque, un plauso alle due formazioni che hanno regalato un divertimento senza eguali. Un doppio confronto tra andata e ritorno, equilibratissimo, ricco di gol e capovolgimenti di fronte, dal quale esce vittoriosa, ai tempi supplementari, la formazione nerazzurra. Il tutto, al termine di una partita pazza e scoppiettante di cui bisogna assolutamente riavvolgere il nastro.
Champions League, Inter-Barcellona (4-3) – Foto: Inter (X)
Partiamo dal primo tempo. Il Barcellona prende sin dall’inizio il pallino del gioco in mano ma, col passare dei minuti, l’Inter prende le misura ed entra in partita. E, alla prima occasione utile, praticamente, passa in vantaggio. Tutto nasce da un recupero alto, con Dimarco che imbuca perfettamente in verticale per Dumfries. L’olandese, con altruismo e tempi giusti, serve Lautaro Martinez che a porta vuota non può proprio sbagliare. Dopo venti minuti, dunque, la sbloccano i nerazzurri.
Il Barça accusa il colpo, perde le misure, lascia qualche buco difensivo in più e, nel finale della prima frazione, arriva anche il raddoppio interista. Ancora un’imbucata. Questa volta di Mkhitaryan per Lautaro Martinez. L’argentino corre verso la porta ma viene abbattuto, in area, da Cubarsi. Per l’arbitro, inizialmente, è palla piena ma poi viene mandato dal VAR all’on-field review. Nessuna discussione. Calcio di rigore netto per l’Inter che si porta sul doppio vantaggio grazie alla trasformazione di Hakan Calhanoglu.
Si va, dunque, all’intervallo con i ragazzi avanti di mister Simone Inzaghi avanti di due reti. Guai, però, a pensare che la pratica sia già chiusa. D’altronde, ce l’ha insegnato anche la gara dell’andata. Certo, comunque sia, che nemmeno il più positivo dei tifosi blaugrana, pensava che il Barcellona fosse in grado di recuperare la partita, nella ripresa, in nemmeno quindici minuti. Prima, Eric Garcia e, poi, Dani Olmo rimettono la partita in perfetto equilibrio con mezz’ora ancora da giocare.
A questo punto, l’inerzia della partita è tutta a favore del Barça e l’Inter comincia ad accusare la fatica. In particolar modo, i giocatori nerazzurri sono stanchi di dover inseguire per tutto il campo quel fenomeno di Lamine Yamal. Una partita, la sua, da predestinato del calcio. Talento puro. Imprendibile, non tanto per Dimarco questa volta ma per Carlos Augusto, entrato in campo dopo nemmeno un’ora, ma letteralmente incapace di contenere i continui attacchi del 17enne spagnolo.
Tra una giocata e l’altra del baby fenomeno, si arriva così nei minuti finali. Ed è proprio qui che l’Inter, per ben due volte, va a centimetri e a secondi dall’eliminazione. Prima, un calcio di rigore per il Barcellona con Mkhitaryan che stende Yamal. Per fortuna dei nerazzurri, però, interviene ancora il VAR che fa notare all’arbitro come il fallo dell’armeno avvenga appena fuori dall’area rigore. Poi, a tre minuti dal novantesimo, arriva il gol di Raphinha che completa la rimonta degli spagnoli. Di destro, sulla ribattuta, la mette chirurgicamente all’angolino basso.
Esultanza giocatori Inter al gol di Acerbi del 3-3 – Foto: Inter (X)
Il mondo crolla su giocatori e tifosi interisti. Ma, quando meno te lo aspetti, in pienissimo recupero, dopo un palo colpito ancora da Yamal, l’Inter riprende clamorosamente la partita. Con voglia, caparbietà e tanta disperazione, Dumfries strappa palla a Martin, corre sul fondo e lascia partire un perfetto cross rasoterra. In area, presente il giocatore che non penseresti mai di trovare lì: Francesco Acerbi. Il difensore italiano, 37 anni, prende posizione su Araujo e di prima intenzione, col destro, batte un incolpevole Szczesny.
Esplode San Siro, urlano tutti. Compresa la panchina del Barcellona che capisce che le cose potrebbero cominciare a mettersi male. Dopo aver sempre inseguito e rimontato, questa volta, sono loro a essere ripresi. Per di più, a pochi secondi dal triplice fischio che sarebbe significato finale di Champions League. Invece, è ancora tutto da decidere. La partita, come all’andata, finisce 3-3. Si va ai tempi supplementari.
Ripresa la partita, ma anche fiducia e coraggio, l’Inter viene spinta dal suo pubblico a compiere l’impresa. Sono poche le forze rimaste nei corpi di tutti i giocatori, specialmente dei titolari rimasti ancora in campo. Come, per esempio, Marcus Thuram. In apnea sin dal settantesimo minuto, ma capace di raschiare il barile e trovare energie sa solo lui da dove.
Il gol che decide la partita, e fa sognare tutti i tifosi interisti, nasce proprio dall’attaccante francese. Sfonda di testa di Taremi (entrato bene in partita al posto di un Lautaro eroico e capitano vero). La palla arriva a Thuram che si defila. Fa finta di tornare indietro per disorientare Araujo e sterza bruscamente lasciandolo sul posto. Dal fondo serve Taremi con un un pallone rasoterra. Bravo l’iraniano, in area di rigore, spalle alla porta, a giocare subito di prima per Frattesi.
L’inserimento del centrocampista italiano arriva puntuale come un orologio svizzero. Il match winner del quarto di finale d’andata a Monaco di Baviera, si ripete di nuovo. Ma, questa volta, ancora più in grande. Tocca la palla una, due, tre volte o forse più. Cerca il momento giusto per tirare e, poi, lascia partire un sinistro basso, a giro, che dolcemente si va a infilare in porta. Esplode ancora San Siro, l’Inter è di nuovo avanti a cinque minuti dalla fine del primo tempo supplementare.
Esultanza giocatori dell’Inter con Sommer – Foto: Inter (X)
Nei secondi quindici minuti di gara, il Barcellona le prova tutte. Flick manda in campo tutti i giocatori offensivi a disposizione. Compreso Lewandowski che era entrato al novantesimo, per far perdere del tempo, quando i blaugrana erano avanti. Saltano gli schemi e si organizza l’assalto finale con ben cinque attaccanti. L’Inter corre ai ripari schierando (un decisivo) de Vrij.
La formazione nerazzurra si chiude in trincea. Soffre ma resiste. Gli attacchi arrivano da qualsiasi parte, ma la porta nerazzurra sembra invalicabile. Protegge tutti, infatti, un fenomenale Yann Sommer. Il portiere svizzero compie, tra le tantissime, una partita monumentale e clamorosa su Yamal che stava già pregustando il gol. Solo illusione per il fenomeno, tutto vero per l’Inter. Al termine di una partita storica, la formazione di Simone Inzaghi batte 4-3 il Barcellona ai tempi supplementari e vola in finale di Champions League. La sera del 31 maggio, a Monaco di Baviera, affronterà la vincente dell’altra semifinale tra PSG e Arsenal.
Esultanza Simone Inzaghi e Davide Frattesi, Inter – Foto: Champions League (X)
Come detto, la semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona entra di diritto nei libri di storia della competizione calcistica europea più importante. Finisce nel cassetto dei ricordi di ogni tifoso interista. Di chi era presente allo stadio e di chi, invece, guardava da casa. Ma, soprattutto, evoca altri ricordi. Legati in qualche modo al mondo nerazzurro ma che, magari, non hanno per forza a che fare con il calcio.
Già, perché, magari, smaltita l’adrenalina della partita, tornando a casa da San Siro o mettendosi a letto senza riuscire a dormire, un tifoso nerazzurro inizia a canticchiare nella sua testa qualche canzone di Ligabue (uno che porta quei colori nel cuore). Magari, “Certe notti“ oppure “Urlando contro il cielo”. Ma ci vuole qualcosa di più soft ma ugualmente evocativo. Un qualcosa che racchiuda perfettamente quella meravigliosa serata da pazza Inter. E, allora, ecco che “Sogni di rock’n’roll“ fa al caso di ogni appassionato interista.
Già, sogni di rock’n’roll. Ma, anche, sogni di vincere, a distanza di quindici anni dal 2010, la quarta Champions League della storia nerazzurra. Sogni di passare un’altra notte indimenticabile a Monaco di Baviera. Sogni che ancora c’è tempo per pensarci. Perché, come nella canzone di Ligabue, ogni interista risponderebbe “E Guai a chi ci sveglia, sognando il meglio”.
Oppure, parlando di ricordi e rock’n’roll, a tarda notte, con il sonno che non ne vuole proprio sapere, come non citare il monologo di Stefano Accorsi (anch’egli tifoso nerazzurro) nel film Radiofreccia. “Forse lì c’è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siate oppure no, io c’ho una cosa da dire”, inizia così quella celebre scena. Per poi continuare, più avanti, con: “Credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa“.
Non vogliamo contraddire Stefano Accorsi e, possibilmente, un Inter come quella di cui parla non ci sarà mai più. Ma, poi, bella in maniera diversa, è arrivata per esempio quella di Mourinho, di Milito e del Triplete. A oggi, però, manca una sola partita, l’ultima, quella decisiva, affinché si parli definitivamente anche dell’Inter di Simone Inzaghi, Lautaro e Barella.
Bella anche questa, ovviamente “in maniera diversa”, ma capace di regalare uno spettacolo unico a San Siro nella semifinale di ritorno contro il Barcellona. E, allora, tifosi interisti, prenotate il biglietto aereo: si vola a Monaco da Baviera. C’è una finale di Champions League da giocare. Fate tanti bei “Sogni di rock’n’roll“.
Fonte Foto in Evidenza: Inter (X)
Giuseppe Rosario Tosto
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali) ma, fin da piccolo, è appassionato di sport e giornalismo. Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando ancora bambino si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi“.
Entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva, con il passare del tempo è diventato uno dei due Coordinatori della Redazione. Oltre a far da Tutor per Tirocinanti e a svolgere il ruolo di Correttore di Bozze, al termine di ogni giornata di campionato cura personalmente la rubrica “Serie A, top&flop”. Un modo originale, con protagonisti i giocatori che si sono distinti in bene e in male, per vedere tutto quello che è successo nel fine settimana di calcio italiano.
Inoltre, coordina la squadra di Calciomercato, Europei e Mondiali. Scrive di tennis (il suo sport preferito, dopo il calcio) e NBA (non si contano più le notti passate in bianco per vedere le partite live). Infine, si occupa anche delle breaking news che concernono i temi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahinoi) guerre, passando per le storie più importanti e centrali del momento.
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