Siamo arrivati al termine di questo lungo percorso di Champions League: un’altalena ricca di colpi di scena ed eliminazioni illustri che ci ha accompagnato lungo tutta la stagione sportiva. In palio stasera c’era la finale nella splendida cornice dell’Ataturk Olympic Stadium. Da una parte la macchina da guerra del Manchester City di Haaland, dall’altra la sorprendente Inter in versione europea di Martinez. Andiamo a vedere com’è si è svolto questo atto finale.
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Entrambi gli allenatori hanno potuto schierare le loro formazioni tipo delle ultime settimane, fatta eccezione per il solito ballottaggio di parte interista tra Mkhitaryan e Brozovic , dove alla fine l’ha spuntata il centrocampista croato. Guardiola, invece, ha confermato Stones affianco l’imprescindibile Rodri, mentre dietro Walker, inizialmente in panca, con Ake titolare.
Sin dalle prime battute il match è molto tattico e parte con i soliti possessi difensivi da entrambe le parti: l’Inter si difende con ordine e contrasta l’unica vera occasione del primo tempo grazie all’intervento di Onana sul diagonale di Haaland. Per i Citizens arrivano brutte notizie visto che al 30esimo minuto esce per un infortunio al flessore il fuoriclasse De Bruyne, sostituito dall’ottimo Foden.
Una prima frazione caratterizzata dall’arbitraggio all’inglese di Marciniak, il quale ha lasciato giocare in diverse occasioni di gioco piuttosto al limite che hanno, in qualche modo, alzato il livello di tensione tra i giocatori.
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La ripresa continua sullo stesso filo conduttore del primo tempo, anche se iniziano ad aumentare i contatti fallosi. Intorno al 60esimo Dzeko deve arrendersi ad un fastidio muscolare: al suo posto entra Lukaku a riformare la coppia d’attacco con Martinez.
Il City ha continuato a gestire i ritmi della partita trovando un’Inter sempre schiacciata dietro pronta a ripartire in contropiede ove possibile. Al 70esimo cambia il punteggio del match: da un’incursione di Akanji e da un suo splendido assist per l’imbucata di Bernardo Silva, arriva un rimpallo che trova Rodri al limite dell’area di rigore e lo spagnolo insacca Onana con un piatto teso e preciso.
Dopo pochissimi minuti arriva una grande occasione per i nerazzurri: dopo una serie di ribattute, Dimarco si trova la palla sulla testa e tenta un pallonetto che trova però la traversa, il terzino ritenta nuovamente ma trova la sfortunata opposizione di Lukaku. Poco dopo Foden, dopo uno splendido controllo a seguire, si divora il raddoppio.
Dopo una girandola di cambi di Inzaghi, in cui il tecnico ha letteralmente provato a mettere tutte le carte che aveva, arriva l’occasione clou che avrebbe riportato il match in parità: cross di Brozovic che trova Gosens sul secondo palo, il quale la mette in mezzo per Lukaku che clamorosamente colpisce di testa mandandola sulle gambe di Ederson, forse con un po’ di fortuna o demerito dell’attaccante belga.
Il Manchester negli ultimi minuti si difende, giustamente, dalle palle alte tentate dai nerazzurri che fino al 95esimo tentano il pareggio su calcio d’angolo impattato di testa da Gosens, che però trova un attento Ederson in uscita. Fischio finale poco dopo e City campione d’Europa.
Ora, a mente lucida, proprio il portiere brasiliano si ritrova ad essere forse il migliore in campo, vivendo una strana parabola in questa partita: disputa un primo tempo dove compie dei gravi errori in impostazione, mentre nel secondo tempo para le poche ed importanti occasioni di un’Inter che le prova tutte, ma arriva stanca e con poche carte davvero importanti da giocare.
La differenza la fa sicuramente un tecnico come Guardiola che scrive un’importante pezzo di storia per il City e conquista il primo treble della storia, perchè è vero che la rosa a disposizione è fuori dal mondo per tantissime società a livello mondiale, ma il tecnico spagnolo è riuscito ad innovarsi sapendo soffrire maggiormente, facendo emergere la qualità anche di giocatori che non ti aspetti. Basti pensare alla partita straordinaria di Stones (un difensore in mezzo al campo) o Rodri (uomo partita insieme ad Ederson).
L’Inter esce a testa alta da questa finale potendo dire di aver provato l’impossibile, forse con qualche rammarico per l’occasione clamorosa di Lukaku: il belga non ha avuto il killer istinct che in queste partite fa la differenza. Finale di Champions League non sicuramente spettacolare, ma che porterà dietro il grande traguardo dei Citizens e il ritorno di un’italiana in fondo alla competizione.
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Fonte foto: Manchester City
Alex Privitera
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Nasce a Catania in quel soleggiato Aprile del 1996. Racconti familiari lo ritraggono sin da piccolo con un pallone tra i piedi. Crescere non ha fatto altro che rafforzare quell’amore verso il gioco del calcio e qualsiasi altro sport, con o senza un pallone. Laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, si dice che tra le sue altre passioni non possano mancare musica, cinema e tecnologia. Particolarmente testardo e deciso, crede sia molto importante saper condividere i propri pensieri. Proprio per questo, da tempo affascinato dal giornalismo sportivo, decide di intraprendere questa avventura con Voci di Città. Un capitolo tutto da scrivere, una nuova sfida da affrontare un passo per volta.