La Champions League è sempre stata una competizione che ha riservato sorprese, ma quelle di questa settimana vanno davvero contro ogni pronostico. Il clamoroso tonfo del Real Madrid era inimmaginabile, posto che il risultato dell’andata, oltre all’enorme differenza tecnica tra le due squadre, faceva presagire una qualificazione facile di Modric e compagni. Bene le Inglesi: Il Tottenham arriva ad un totale di 4-0 contro un Borussia Dortmung impalpabile tra andata e ritorno; il Manchester United, invece, rimonta lo 0-2 subito in casa con una partita in cui sono gli episodi a farla da protagonista. Esce infine la Roma, tra i dubbi legati alla panchina, le incertezze a centrocampo e in fase difensiva e tanto da recriminare al VAR.
Real Madrid-Ajax:
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La caduta degli Dei. Un Real Madrid che, come detto, sembrava aver archiviato la pratica ottavi dopo l’1-2 del ritorno, che lo vedeva in una posizione di netto vantaggio. Non aveva fatto i conti però con l’Ajax di Ten Hag, che sfodera una prestazione memorabile. La partita inizia subito male per Solari e i suoi uomini, che già al 6′ subiscono il primo goal di Ziyech. Passano solo 12 minuti e il risultato passa sul 2-0 con il raddoppio di Neres.
Il Bernabeu speranzoso in una reazione del suo Madrid, vede prima l’uscita dal campo in lacrime di Vinicius per un infortunio e, successivamente, il 3-0 firmato da Tadic, grande protagonista di serata grazie anche a una rouleta (che proprio al Bernabeu è di casa) da capogiro che ha prodotto l’assist del 2-0. Al 70’, con un tiro non irresistibile, Asensio riapre le speranze del Real Madrid, ma due minuti dopo Schone trova una traiettoria impensabile da posizione defilata. Il Goal su punizione dell’1-4 ha tanto di Courtois, che sbagliando il posizionamento dimostra ampiamente di non aver disputato la sua miglior serata.
Quali, le cause di questo fallimento blancos? Troppo facile giustificare tutte le difficoltà con la cessione di Ronaldo. Malgrado il portoghese non sia stato sostituito, è impensabile che un gruppo formato dai migliori calciatori del mondo sia diventato improvvisamente privo di imporsi anche con formazioni ben più modeste. Per molti, invece, il problema sta al di fuori del rettangolo da gioco: A Perez viene recriminato di non aver trovato il degno sostituto di Zidane. il francese era ben visto e voluto dallo spogliatoio, prime donne comprese. Una tale autorità non è stata trovata nè in Lopetegui prima, nè in Solari. In 7 giorni il Real Madrid è uscito da tutte le competizioni, dopo che il doppio confronto con il Barcellona ne aveva drasticamente ridimensionato le aspettative stagionali.
Tanti applausi, invece, per l’Ajax, autentica sorpresa di questa Champions League. La squadra olandese è giovane (Tadic, tra le stelle, è l’unico over 30), gioca un ottimo calcio e ha dimostrato che basta questo per battere il calcio dei fatturati e degli aridi interessi economici. Aspettiamoci un’estate caldissima per i calciatori della rosa di Amsterdam, molto probabilmente al centro del futuro mercato. Destino, vuole, oltretutto, che il capitano della squadra, De Ligt, sia già un giocatore del Barcellona, che si è assicurato le sue prestazioni per una cifra intorno ai 75 milioni di euro.
Nessuna sorpresa a Dortmund: il 3-0 dell’andata era un divario troppo grande per far pensare a una remuntada. Certo è che nessuno si aspettava un turno a reti bianche per la corazzata giallo nera. Proprio il Borussia, in realtà, inizia molto bene con Reus, Sancho e Gotze apparsi in grande serata. Nonostante le grandi occasioni, però, il gol non arriva mai. Ottima prestazione a tal proposito di Lloris, chiamato a parate difficili ma senza eccessive preoccupazioni. La chiave tattica di Pochettino si rivela semplice ma estremamente efficace: difendersi e, quando possibile, trovare soluzioni in profondità. Su questa impostazione tattica si sviluppano le due occasioni più importanti: Mentre Son nel primo tempo sbaglia, Harry Kane al 47’ è freddissimo e trova la rete che chiude definitivamente il match.
L’inglese diventa il top scorer nelle competizioni europee del club di Londra, diventando anno dopo anno sempre più decisivo. Da sottolineare l’ennesima prestazione da leader di Sissoko, vero collante tra difesa e attacco. Quando il francese sta bene fisicamente il Tottenham sembra giocare in 12; è letteralmente in ogni zona del campo ed è un incubo per le mediane avversarie. La squadra inglese accede quindi i quarti, dopo aver rischiato l’eliminazione contro l’Inter.
Il Manchester cercava una clamorosa impresa in quel di Parigi, il PSG, invece, nonostante le stelle in suo possesso, sembra sempre più inadatto alla competizione più prestigiosa e tristemente abituato a subire rimonte storiche. Le sorprese non sono finite, infatti, con l’eliminazione del Real, visto anche il clamoroso tonfo della squadra parigina. Dopo lo 0-2 dell’andata, l’uscita dalla Champions era contro ogni pronostico, soprattutto se si considerano tutte le defezioni in casa United.
Inizio scoppiettante di partita con il gol di Lukaku, a cui risponde poco dopo Bernat su un grande assist di Mbappè. La squadra di Tuchel subisce pure il secondo gol, protagonista sempre il numero 9 belga che approfitta di un errore da principiante del nostro Buffon. Il match, sul piano del gioco, viene condotto da Verratti e compagni, anche perché per gli inglesi, come detto, le assenze sono tante e davvero pesanti (Pogba su tutti). Solskjær è costretto a rischiare e inserisce nella partita due calciatori giovanissimi: Chong, classe 1999 e Greenwood, classe 2001. La chiave della partita non cambia, il Psg attacca senza subire particolari pericoli dai contropiedi degli inglesi, mentre il Manchester continua ad adottare una tattica attendista.
Poi al 90′ accade l’impensabile: Kimpbembe sembra respingere con un braccio largo un tiro dalla distanza senza pretese. Inizialmente viene assegnato il calcio d’angolo, salvo poi cambiare tutto con il VAR che assegna il penalty per i red devils. Dagli undici metri si presenta Rashford, che con freddezza glaciare trasforma il rigore che vuol dire 1-3 e qualificazione. Una delle poche partite in cui la squadra che domina non passa e subisce pure tre gol. Mentre la storia del club inglese ha fatto la differenza, per i francesi la Champions League è ormai diventata una maledizione, da tre anni infatti la squadra parigina non supera gli ottavi, nonostante gli investimenti milionari ad ogni campagna estiva.
La Roma veniva da una cocente sconfitta nel derby con la Lazio per 3-0, una classifica poco soddisfacente e tante incognite sulla panchina che tanti applausi aveva strappato la scorsa stagione. La Champions League, insomma, era l’unica speranza per salvare Di Francesco, capo espiatorio di un gruppo poco costante.
La Roma inizia pure con personalità, ma Manolas commette una leggerezza in disimpegno e regala il primo gol del Porto con Soares. I giallorossi rispondono, trovando il pari con un gol su rigore del solito De Rossi, vera anima dei capitolini, poi costretto a dare forfait sulla fine del primo tempo per uno stiramento al polpaccio. All’inizio del secondo tempo si ristabilisce la piena parità: Corona salta un Karsdrop in netta difficoltà in tutta la partita, e regala un assist perfetto a Marega abilissimo nel trasformarlo. L’attaccante bianco azzurro è il vero mattatore del match con l’assist dell’1-0 e il goal del 2-1. L’ingresso di Florenzi sembra regalare tanto equilibrio alla Roma, ma le offensive portoghesi non si fanno attendere, con Olsen chiamato a parate semplici ma in cui il portiere svedese sembra costantemente in difficoltà.
La partita va ai supplementari, dove accade letteralmente di tutto. Prima Dzeko spreca due limpide occasioni davanti a Casillas, poi Di Francesco viene tradito dal suo Florenzi, reo di commettere un’ingenuità da giovanili strattonando Fernando: il VAR assegna dunque il rigore, trasformato dall’ex Inter Alex Telles. Pochi minuti dopo ancora il VAR protagonista: in uno degli ultimi attacchi disperati giallo rossi, Schick cade in area per un netto contatto causato proprio da Marega. Il rigore pare solare, ma per l’arbitro e la moviola il fallo è inesistente, destando proteste e ulteriori polemiche su una procedura ancora da chiarire in merito al c.d. errore evidente dell’arbitro.
Nonostante le giuste recriminazioni sul finale, non si può non parlare dell’ennesima prestazione insufficiente degli uomini di Di Francesco. I giallo rossi hanno dimostrato un grande attaccamento alla maglia, ma basta l’assenza dell’eterno De Rossi per ridurre al minimo le idee della Lupa. Il tecnico ora rischia l’esonero, con la dirigenza che in virtù della partita disputata e degli errori subiti, ha voluto concedersi qualche altra ora, rimandando la decisione sulla panchina. Roma fuori dunque da 2 competizioni su 3 e distante quattro punti dalla qualificazione in Champions League, vero obiettivo stagionale non solo per il prestigio, ma anche e soprattutto per l’apporto economico.
Toti Pulvirenti
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