La seconda giornata di Champions League vede protagoniste assolute le squadre italiane, che tengono alto l’orgoglio tricolore in Europa con quattro vittorie tanto meritate quanti fondamentali: l’Inter passa per 2-1 contro il PSV in quel di Eindhoven, la Juventus asfalta con un netto 3-0 lo Young Boys all’Allianz Stadium, la Roma strapazza il Viktoria Plzeň all’Olimpico (5-0) e il Napoli supera al fotofinish il Liverpool per 1-0 al San Paolo.
Mentre nerazzurri e bianconeri sono in testa a punteggio pieno nei rispettivi gironi (i primi avevano già sconfitto il Tottenham per 2-1 a San Siro, mentre i campioni d’Italia si erano imposti per 2-0 in quel di Valencia due settimane fa), per giallorossi e azzurri si tratta della prima vittoria stagionale nella Coppa dalle grandi orecchie. Il Napoli, in particolar modo, è la vera protagonista della serata, non soltanto perché ha indubbiamente il compito più difficile tra le italiane, ma anche e soprattutto perché lo assolve con estrema diligenza ed efficacia.
Il punteggio finale, propiziato da un gol di Insigne all’ultimo minuto del secondo tempo, sta persino stretto ai partenopei, che dominano in lungo e in largo e sfiorano più volte la via del gol, colpendo anche una traversa con Mertens e impegnando in più occasioni l’ex Roma Alisson, bravo in alcune situazioni (sinistro potente di Milik), fortunato in altre (la traversa di Mertens, appunto, ma anche un tentativo dalla distanza di Insigne terminato di pochissimo sul fondo alla sua sinistra).
Ciò che salta immediatamente all’occhio è l’impronta decisamente più aggressiva conferito alla squadra azzurra da Carlo Ancelotti, che è stato piuttosto abile a non stravolgere quanto di buono fatto dal suo predecessore Maurizio Sarri. Il tecnico di Reggiolo, uno che di Champions League se ne intende, avendone messe in bacheca ben tre sin qui, ha però anche dimostrato di saper voltare pagina con gran disinvoltura, cambiando sia il modulo che la filosofia calcistica del suo Napoli.
E così, dal 4-3-3 di Sarri si passa al 4-4-2 ancelottiano, con un’altra novità importante: non esistono titolari fissi e tutti hanno le proprie possibilità di mettersi in mostra. Insigne, che con Sarri era solito vestirsi più spesso da assist man che da goleador e calciava molto più dalla distanza che dentro l’area, si è adattato benissimo al ruolo di seconda punta, tanto da aver già messo a segno 6 reti in 9 presenze (miglior avvio stagionale della sua carriera).
Ed è proprio il numero 24 azzurro che colpisce e affonda il Liverpool, permettendo al Napoli di riscattarsi dopo il pareggio per 0-0 con la Stella Rossa a Belgrado e di volare momentaneamente al comando del gruppo C con 4 punti. A seguire lo stesso Liverpool e il Paris Saint-Germain a braccetto a quota 3, mentre la Stella Rossa è ultima con un punto. Insomma, si tratta di un girone tutt’altro che scontato e facilmente prevedibile, come in molti avevano sostenuto dopo i sorteggi della fase a gruppi.
La magica serata di Champions League, però, non offre solo la vittoria di tutte e quattro le squadre italiane, cosa che non accadeva, ironia della sorte, proprio dalla seconda giornata della scorsa edizione della più importante manifestazione calcistica continentale a livello di club, anche se le italiane militanti nel torneo erano tre e non quattro. Bisogna riavvolgere molto di più il nastro per riassaporare quella che fino a ieri rappresentava l’ultima occasione in cui quattro squadre italiane vinsero nella stessa giornata di Champions, ossia il 13 e il 14 settembre 2005, ben tredici anni fa.
Nel primo turno d’andata dell’edizione 2005-2006 della Coppa dalle grandi orecchie, infatti, trionfarono Juventus (2-1 sul campo del Club Bruges), Udinese (3-0 col Panathinaikos al Friuli al debutto assoluto in Champions League), Milan (3-1 col Fenerbahçe a San Siro) e Inter (1-0 in casa dell’Artmedia Bratislava). Una delle rare gioie per un’Italia calcistica che negli anni recenti ha dovuto fronteggiare situazioni di tutti i colori.
È anche la notte delle grandi triplette, con ben tre giocatori protagonisti assoluti delle vittorie delle rispettive squadre con tre reti a bersaglio, tra cui ben due “italiani”: si tratta di Edin Džeko, Paulo Dybala e Neymar, che trascinano rispettivamente Roma, Juventus e Paris Saint-Germain (i parigini battono 6-1 la Stella Rossa tra le mura amiche) al successo con hat-trick che ne mettono in evidenza le grandi doti realizzative. Se il fuoriclasse brasiliano del PSG non aveva certo bisogno di dare conferme in merito, essendo già a quota 10 reti in altrettante gare disputate tra campionato e coppe, il centravanti bosniaco e l’attaccante argentino, dal canto loro, hanno iniziato in maniera piuttosto stentata l’annata 2018-2019, dunque erano chiamati a riscattarsi.
Il primo, infatti, prima della tripletta contro il Viktoria Plzeň, non segnava addirittura dallo scorso 19 agosto, quando in extremis regalò i tre punti alla Roma nel match della prima giornata di campionato in casa del Torino, mentre la Joya ha ritrovato il gol in campionato il 26 settembre scorso, mettendo la firma sul successo della Juventus per 2-0 contro il Bologna nel turno infrasettimanale della sesta giornata. Nella notte europea, i due non hanno esitato a scrollarsi di dosso le tante critiche delle recenti settimane in merito alle loro medie realizzative.
Dennis Izzo
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