Siamo arrivati alla prima giornata di ritorno dei gironi della Champions League. Juventus a parte, le italiane affrontano tutte partite difficili e in grado, già, di poter decidere la qualificazione. Le nerazzurre, in particolar modo, giocano contro Liverpool e Real Madrid, due tra le squadri più forti al mondo.
Passata la strana vicenda dei tamponi che ha coinvolto la società di Lotito e la Uefa (le indagini, però, continuano), Simone Inzaghi ritrova a disposizione Immobile e Luis Alberto, schierandoli subito titolari.
Non passano neanche tre minuti che l’attuale detentore della scarpa d’oro porta in vantaggio la Lazio, sfruttando un passaggio di Lucas Leiva e realizzando, in girata, un eurogol. Al 16’, i biancocelesti restano in proiezione offensiva: Parolo inventa per Correa, il quale, con la punta del piede, tira, ma trova il pronto intervento di Kerzhakov. Pochi minuti dopo i ruoli si invertono: in questo caso, ad inventare è il centrocampista argentino e a segnare un gran gol, dai venticinque metri, è Parolo.
Al 25’, il capitano dello Zenit, Lovren, con un bel filtrante, innesca in area Dzyuba; l’attaccante russo, calciando al volo, batte Reina. La squadra di casa, malgrado mantenga ancora il vantaggio, non ci sta e riparte subito in contropiede con il Tucu, che serve Luis Alberto. Il centrocampista spagnolo, però, con un pallonetto impreciso spreca una grande occasione.
Durante il minuto di recupero, Correa guida l’’ennesima ripartenza e serve benissimo Lazzari, che tira bene di piattone: “enorme” è la parata di Kerzhakov. La Lazio, dunque, ritorna negli spogliatoi con un risultato fin troppo stretto per quanto visto nei primi quarantacinque minuti.
Nel secondo tempo, entrambe le compagini calano di ritmo e la partita diventa molto più equilibrata, con conseguente diminuzione delle occasioni da gol. Al 54’, Lazzari mette in mezzo un pallone per Immobile, il quale, dopo avere stoppato il pallone in area di rigore, viene steso, ingenuamente, da Barrios. L’attaccante italiano realizza così la sua doppietta personale e ristabilisce il doppio vantaggio per i padroni di casa.
Da questo momento in poi finisce, virtualmente, la partita, lo Zenit non sembra avere né la voglia né la forza per credere a una possibile rimonta. L’unica azione da segnalare è a cinque minuti dalla fine, quando Muriqui prova a segnare il suo primo gol europeo con la nuova maglia, ma, ancora una volta, Kerzhakov para.
La Lazio vince e vola seconda nel girone F a otto punti. Qualificazione agli ottavi di Champions praticamente in pugno per Lulic e compagni. La prossima partita, contro il Borussia Dortmund, sarà decisiva per il primo posto.
Nonostante la partita dell’andata non avesse mai avuto storia, mister Pirlo decide di non rischiare nulla e schiera i titolarissimi. L’unica novità negli undici bianconeri sono Bernardeschi e Dybala. A quest’ultimo, data l’assenza dei “senatori” bianconeri, viene anche assegnata la fascia di captano.
Al quarto d’ora di gioco, Ronaldo crossa per il numero dieci argentino che tira al volo, ma una bella parata di Dibusz nega a quest’ultimo la gioia del gol. In seguito a tale azione, avviene quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: Nguen parte solo sulla fascia destra a causa di uno scivolone di Danilo e trova in area la girata vincente di Uzuni: Ferencvaros in vantaggio a Torino! Bella e inaspettata azione degli ungheresi.
La Juve subisce il colpo e fa fatica a produrre bel gioco dinanzi a una formazione ben messa in campo. Il pareggio, tuttavia, arriva grazie alla (solita) giocata del campione: CR7 stoppa, tira di sinistro dai venti metri e segna!
Il secondo tempo non ha un copione diverso dal primo, gli ungheresi tutti dietro la palla a difendere e a puntare sulle ripartenze, mentre i bianconeri continuano a mantenere il pallino del gioco. Al 60’, la Juventus va vicina alla rete del vantaggio: Bernardeschi stoppa di coscia e, di sinistro, tira molto bene al volo, anche se la sua conclusione si stampa sul palo. Mister Pirlo, allora, decide di cambiare Morata per Dybala, sancendo l’ennesima serata negativa per il trequartista della nazionale albiceleste. Lo spagnolo, invece, è in grande forma e lo si vede a venti minuti dalla fine, quando salta un avversario con un tunnel e “regala” una splendida palla a Ronaldo, il quale, però, viene fermato da un istinto prodigioso dell’estremo difensore ungherese.
I bianconeri pressano e al 76’ Chiesa inventa per Morata che, davanti al portiere (seppure da posizione defilata), spreca e centra il secondo legno della gara.
Quando le speranze stavano per spegnarsi e la partita sembrava dirigersi verso uno squallido pareggio, Cuadrado crossa, egregiamente, per Morata, il quale, di testa, segna la rete del vantaggio dei padroni di casa. Alla marcatura, però contribuisce il clamoroso errore del numero uno avversario, che, fino a quel momento, si era distinto per gli ottimi interventi.
La Juventus vince e, con due turni d’anticipo, stacca il biglietto per gli ottavi di finale di Champions, nella consapevolezza di poter giocarsi ancora il primo posto contro Messi e compagni.
Arrivati al giro di boa con soli due punti, Conte e i suoi calciatori non possono più permettersi passi falsi. A facilitare l’operazione rimonta per i nerazzurri dovrebbe essere un Real Madrid con assenze importantissime, prime fra tutte quelle di Sergio Ramos e Benzema.
L’inizio di partita, però, è tutt’altro che favorevole per i padroni di casa, posto che, in seguito a un contatto in area tra Nacho e Barella, ai blancos viene accordato un calcio di rigore. Lo trasforma Hazard, che porta, così, in vantaggio dei suoi. La mentalità della squadra di Zidane è d’esempio: anche dopo il gol continua a pressare gli avversari e, al 12’, con un diagonale di Vazquez, centra il palo ad Handanovic totalmente fermo. La prestazione dell’Inter è scialba e la reazione, nonostante lo svantaggio, non arriva. Al 32’, Vidal cade in area di rigore ospite per un presunto contatto con Varane, l’arbitro lascia continuare scatenando la furia verbale del centrocampista cileno, il quale, dopo aver protestato faccia a faccia con il direttore di gara, viene espulso. Contatto che, peraltro, apparirà poi regolare.
Mister Conte, allora, nel secondo tempo cambia tutto: esce Lautaro Martinez per Perisic e, conseguentemente, si passa dal celebre 3-5-2 al 4-4-1, con il solo Lukaku come riferimento offensivo. Questa mossa darà più equilibrio alla gara, ma non determina quel cambio di marcia che servirebbe all’Inter.
Al 59’, infatti, Vazquez crossa per l’appena entrato Rodrygo, che, di volè, segna il doppio vantaggio del Real Madrid. Deja vù della partita precedente. A venti minuti dallo scadere, ancora Vazquez riceve un cross e, al volo, calcia a lato dell’estremo difensore nerazzurro. La prima occasione dell’Inter arriva al 82’, quando Perisic sporca i guantoni di Courtois.
Prestazione da dimenticare per De Vrij e compagni, mostratisi inferiori, per tutti i novanta minuti, a un bel Real Madrid. Nonostante i soli due punti in classifica, la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League è ancora possibile, anche se molto più lontana.
Ad Anfield si disputa una partita fondamentale per il percorso in Champions League dei bergamaschi, i quali si trovano a pari merito con l’Ajax nel girone D. Gasperini, come al solito, fa una scelta insolita: lascia fuori Muriel e Zapata per giocare con un attacco che non dia punti di riferimento alla difesa avversaria. Il Liverpool, da parte sua, si trova in una situazione d’emergenza per quanto riguarda infortunati ( ben otto i calciatori non disponibili) ed è “obbligato” a schierare tre giocatori di appena diciannove anni.
Dopo neanche cinque minuti Salah regala la palla a Ilicic, il centrocampista serbo dal limite d’area tira la palla sopra la traversa. Al 9’ Gosens, che viene servito in posizione regolare da Freuler, da posizione defilata tira e per poco sorprende Alisson, il quale para in maniera goffa.
La partita non regala molte emozioni, per lo più viene controllata dagli ospiti che ne guidano il ritmo. A dieci minuti dalla fine del primo tempo Ilicic arriva in area di rigore e cade in seguito a un contrasto con Tsimikas, ma l’arbitro lascia correre. Effettivamente il giocatore dell’Atalanta si lascia cadere in maniera vistosa. Al 44’ si vedono per la prima volta avanti i reds: Salah sgancia una bella botta che non trova la porta difesa da Gollini.
Nei secondi quarantacinque minuti la partita diventa ancora più tattica, con difficolta da ambo le parti di costruire manovre di gioco efficaci.
Al 60’ Papu Gomez, dalla sinistra del campo, crossa per Ilicic. che di punta segna il gol del vantaggio della Dea. Il giocatore nerazzurro ritrova la rete personale dopo tantissimo tempo, non segnava dalla partita contro il Valencia della precedente edizione di Champions League.
Non passano neanche cinque minuti dal primo gol che l’Atalanta raddoppia: ancora il numero dieci argentino a crossare dalla stessa posizione per la sfonda aerea di Hateboer, il quale serve Gosens che con un piattone volante spiazza Alisson. Vittoria clamorosa dell’Atalanta che vince meritatamente. La società di Percassi entra nella storia: con l’impresa di stasera, infatti, diventa la quinta squadra italiana a vincere a Liverpool (oltre alle partite di Champions si contano anche quelle di Europa League).
A rovinare una bella notte di Champions è la morte di Diego Armando Maradona, il quale sarà sempre ricordato per essere uno dei più grandi calciatori della storia di questo sport.
Toti Pulvirenti
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