Nella sesta giornata della fase a gironi di Champions League, la Juventus, già qualificata agli ottavi, riesce nell’impresa col Barcellona al Camp Nou e approda alla fase ad eliminazione diretta da prima in classifica, scavalcando proprio i blaugrana in vetta al gruppo G. Stacca il pass per gli ottavi di finale della Coppa delle grandi orecchie anche la Lazio, che non va oltre il pareggio casalingo col Club Brugge ma chiude il girone F da imbattuta, piazzandosi al secondo posto alle spalle del Borussia Dortmund.
Bene anche l’Atalanta, che raggiunge Juventus e Lazio e si qualifica agli ottavi per il secondo anno consecutivo, battendo di misura l’Ajax nello scontro diretto in quel di Amsterdam. L’unica squadra italiana a non poter festeggiare il passaggio del turno è l’Inter, bloccata ancora una volta dallo Shakhtar Donetsk: il pareggio a reti bianche con gli ucraini a San Siro relega i nerazzurri addirittura all’ultimo posto nel girone.
Non può permettersi di fare un passo falso la Lazio, che si presenta all’ultimo match della fase a gironi da seconda in classifica con 9 punti, uno in più del Club Brugge, che dal canto suo deve quindi necessariamente vincere all’Olimpico per passare agli ottavi. Inzaghi recupera Correa dal primo minuto ed è proprio l’argentino, già a segno all’andata, a trovare la via del gol dopo poco più di dieci minuti di gioco: Mignolet respinge un tentativo di Luis Alberto, ma sulla ribattuta Correa è più lesto di tutti e mette il pallone in rete.
Vantaggio meritato per la Lazio, che parte col piede ben piantato sull’acceleratore e crea numerose occasioni da gol. La gioia, però, dura molto meno del previsto, perché tre minuti più tardi il Brugge trova il pareggio in maniera piuttosto simile: Lang calcia verso la porta, il tiro viene respinto e Vormer, in posizione sospetta (sarà il VAR a convalidare la rete), insacca senza problemi. Galvanizzati dal gol del pareggio, gli ospiti iniziano a farsi vedere più spesso dalle parti di Reina, mettendo in seria apprensione la retroguardia dei padroni di casa, in particolare con le giocate del giovane talento belga De Ketelaere.
A poco più di un quarto d’ora dal termine del primo tempo, la Lazio si riporta avanti, con Mata che stende Immobile in area, regalando un calcio di rigore agli uomini di Inzaghi. Dal dischetto va lo stesso detentore della Scarpa d’oro, che spiazza Mignolet e riporta il sereno all’Olimpico, segnando il suo quinto gol in questa edizione della Champions League nonché il nono consecutivo in stagione. Discorso chiuso? Assolutamente no. Perché se è vero che alla Lazio basta anche il pareggio per passare, è pur vero che i capitolini rischiano più volte di perdere una gara che potrebbero vincere senza particolari patemi d’animo.
Nel finale di primo tempo, il Club Brugge perde Sobol, che commette una doppia ingenuità nel giro di pochi minuti. Già ammonito, il difensore ucraino abbatte in due occasioni Lazzari: nella prima, viene graziato, ma nella seconda viene ammonito per la seconda volta ed è costretto ad abbandonare anzitempo il terreno di gioco. Il Brugge sembra ormai alle corde, la Lazio controlla il gioco e cerca di archiviare definitivamente la pratica, ma non riesce a concretizzare a dovere le palle gol a disposizione.
A circa un quarto d’ora dal fischio finale, un colpo di testa di Vanaken su cross di Vormer riporta il punteggio in equilibrio. In pieno recupero, poi, De Ketelaere colpisce la traversa e il sogno della Lazio rischia di sfumare. Con un pizzico di fortuna e tanta sofferenza, i biancocelesti approdano agli ottavi di Champions League per la prima volta dalla stagione 1999-2000.
Meno pressione per la Juventus: i bianconeri sono già qualificati agli ottavi e non hanno necessità di fare punti per passare il turno. La Vecchia Signora, però, ha la possibilità di superare il Barcellona in classifica con una vittoria con almeno tre gol di scarto (ne basterebbero due a partire dal 3-0) e vuole dimostrare di aver finalmente trovato la condizione ideale. Il Barça, dal canto suo, vive un momento particolarmente complicato, ma scende in campo forte del successo maturato all’andata (2-0 all’Allianz Stadium) e di un’imbattibilità interna in Champions League che dura addirittura dal 2013 (34 vittorie e 4 pareggi in 38 gare al Camp Nou negli ultimi sette anni).
Intriga e non poco il duello tra Cristiano Ronaldo e Leo Messi, i due migliori marcatori all-time della Coppa dalle grandi orecchie (133 gol per CR7, 118 per la Pulce), così come la presenza tra i pali di Gigi Buffon. Quest’ultimo disputa la sua partita numero 124 in Champions League (111 con la Juventus) e diventa il primo giocatore in assoluto a giocare almeno una gara nella competizione in ben quattro decadi consecutive (debuttò in Coppa Campioni nella stagione 1997-1998, col Parma di Carlo Ancelotti).
Sin dalle prime battute, la Juve mostra di avere tanta voglia di riscattarsi dopo il ko dell’andata e salire al primo posto nel girone. Le prime sortite offensive dei bianconeri non risultano abbastanza pericolose per la difesa del Barcellona, ma gli uomini di Pirlo impiegano meno di un quarto d’ora a trovare il gol del vantaggio: Ronaldo va giù in area dopo un contatto con Araujo e trasforma il conseguente calcio di rigore. Pochi minuti più tardi, arriva anche il raddoppio, pienamente meritato: McKennie serve Cuadrado e si fa trovare pronto sul cross dalla destra del colombiano, fulminando Ter Stegen con una gran girata di destro. Primo gol in carriera in Champions League per il giovane americano, una delle note più liete di quest’avvio di stagione in casa bianconera.
Il Barcellona è allo sbando, ma non esita a reagire. Le occasioni più importanti per i blaugrana passano dai piedi di Messi, che prova più volte a battere Buffon, non riuscendo però nell’intento. Da un lato, il portierone bianconero, a quasi 43 anni, non vuole proprio saperne di smetterla di parare, dall’altro il fuoriclasse argentino predica nel deserto, risultando uno dei pochi, se non l’unico, a provare a dare una svolta a una serata decisamente deludente.
In avvio di ripresa, il copione non cambia: dopo appena cinque minuti, Cristiano Ronaldo segna ancora su calcio di rigore, rivelandosi implacabile dagli undici metri. Per il numero 7 della Juventus si tratta del quattordicesimo gol in carriera al Camp Nou, nonché del diciannovesimo al Barcellona tra casa e trasferta e del quarto in altrettante gare in Champions quest’anno. Nel finale arriva anche il quarto gol a tinte bianconere, con Bonucci che mette dentro da pochi passi sugli sviluppi di un corner: il difensore, però, è in posizione irregolare e il VAR annulla. Poco male per la Juventus, che centra una vittoria di importanza notevole: il risultato finale le permette di volare agli ottavi da prima nel girone, la prestazione, invece, di acquisire sempre più consapevolezza dei propri mezzi e ritrovare la continuità di rendimento e risultati che l’ha resa a tratti imbattibile negli anni.
L’Atalanta si gioca il passaggio agli ottavi nella tana dell’Ajax: alla Johan Cruijff Arena, infatti, va in scena l’ultimo match del gruppo D. Gli orobici hanno a disposizione due risultati su tre, proprio come la Lazio col Brugge, mentre i Lancieri devono necessariamente vincere per evitare l’uscita di scena prima della fase ad eliminazione diretta per il secondo anno consecutivo. Gasperini schiera i suoi con il 3-5-2, con Gómez e Zapata a formare la coppia d’attacco. Come prevedibile, a iniziare la gara con maggior piglio e propensione offensiva sono i padroni di casa, che cercano di complicare la vita agli ospiti sin da subito. Questi ultimi, però, reggono l’urto e riescono a non sbandare, con Romero e Djimsiti che se la cavano con grinta e personalità quando vengono chiamati in causa.
Nella ripresa, l’Ajax continua a spingere per cercare il gol del vantaggio che varrebbe la qualificazione, ma i tentativi degli uomini di Ten Hag appaiono più disperati che ragionati. Al contrario, l’Atalanta fa la sua partita e la fa nel miglior modo possibile, approfittando per ripartire in contropiede quando l’Ajax, a trazione anteriore, le concede qualche varco interessante per colpire e chiudere il discorso. Eppure, i nerazzurri rischiano di capitolare, con un errore, l’unico della serata, di Djimsiti, che perde palla nella sua area e rischia di regalare il gol dell’1-0 a Huntelaar: bravo nella circostanza Gollini a non perdere la posizione, ma soprattutto Freuler, che usa il fisico senza commettere fallo e salva i suoi.
A un quarto d’ora dal triplice fischio dello spagnolo Carlos Del Cerro Grande, Klaassen ha una ghiotta chance per mandare i suoi agli ottavi di Champions e spedire l’Atalanta in Europa League: il centrocampista olandese, innescato da un gran colpo di tacco di Ekkelenkamp, calcia a botta sicura da pochi passi, ma il suo tiro, seppur potente, è troppo centrale per trovare impreparato Gollini, che difatti si oppone. A 10′ dal termine, l’episodio che condanna l’Ajax all’eliminazione: Gravenberch, già ammonito in precedenza, commette fallo su Gómez e riceve il secondo cartellino giallo della sua serata.
In inferiorità numerica e costretti a spingersi in avanti per cercare la rete dell’1-0, gli olandesi concedono inevitabilmente occasioni all’Atalanta, squadra che sa sfruttare egregiamente le praterie a sua disposizione: Muriel, subentrato nel frattempo a un encomiabile Zapata (il gigante della Dea fa a sportellate con chiunque gli capiti a tiro pur di far salire i suoi), prova a sorprendere Onana con un colpo di testa, ma manca lo specchio della porta. È soltanto il preludio a ciò che avverrà poco dopo, a cinque minuti dal 90′, con Freuler che verticalizza proprio per Muriel, il quale supera Onana e deposita il pallone in rete. Secondo gol in Champions quest’anno per l’ex Udinese e Lecce, che aveva segnato la prima delle quattro reti rifilate al Midtyjlland al debutto e segna l’ultimo gol della fase a gironi. L’Atalanta ce l’ha fatta, ancora una volta.
Dopo la vittoria sul campo del Borussia Mönchengladbach nello scorso turno, l’Inter deve ripetersi con lo Shakhtar Donetsk per passare il turno e tornare agli ottavi di Champions. Al contempo, i nerazzurri devono sperare che il Real Madrid non si accontenti del pareggio nel match interno contro i tedeschi. Un rischio che i galacticos scongiurano nel giro di mezz’ora, con la doppietta di Karim Benzema che ipoteca vittoria, primo posto nel girone e passaggio del turno.
La palla, quindi, passa all’Inter, che in avvio di gara colpisce una traversa con Lautaro Martínez, che batte a rete su cross di Barella. L’episodio sembra suggerire una gara a senso unico, ma lo Shakhtar, allo stesso modo in corsa per la qualificazione agli ottavi, non è intenzionato a regalare nulla ai propri rivali e si rivela la stessa squadra organizzata e difficile da affrontare che all’andata aveva bloccato i nerazzurri sullo 0-0. Gli ucraini si difendono alla grande anche al ritorno, con l’obiettivo di non finire al quarto ed ultimo posto nel combattutissimo girone B.
Gli sforzi dell’Inter, però, non bastano a sbloccare la gara nel primo tempo, con gli ospiti che tengono botta e resistono agli assalti degli uomini di Conte. Quest’ultimo recupera Barella, uno dei migliori in campo per abnegazione e spirito di sacrificio: dai suoi piedi, infatti, nascono alcune delle occasioni più importanti per la squadra nerazzurra, incapace, come all’andata, di concretizzarle. Nel finale, Conte manda in campo Sánchez e Eriksen, ma è troppo tardi per far sì che i due incidano sulla gara col loro talento e la loro esperienza in campo internazionale.
Proprio l’attaccante cileno va ad un passo dal gol di testa, con Lukaku che suo malgrado si trova sulla traiettoria del pallone in posizione irregolare, negando involontariamente la gioia della rete al proprio compagno di reparto. È questa l’ultima vera occasione di una serata a dir poco amara per l’Inter, che per il terzo anno di fila deve rinunciare alla fase ad eliminazione diretta di Champions: questa volta, però, non ci sarà nemmeno la magra consolazione dell’Europa League, perché ai sedicesimi di finale del torneo prenderà parte proprio lo Shakhtar Donetsk, forte del doppio successo col Real Madrid e dei due pareggi senza subire reti con l’Inter.
Lo 0-0 finale è una pillola che i nerazzurri fanno fatica ad inghiottire, perché rappresenta il primo vero fallimento stagionale, probabilmente il più pesante: se è vero che gli uomini di Conte hanno dovuto affrontare uno dei gironi più tosti e imprevedibili di quest’edizione della Champions League, è pur vero che le premesse quest’anno erano molto buone e i nerazzurri sembravano avere le carte in regola per competere su tutti i fronti. Proprio il tecnico finisce inevitabilmente sul banco degli imputati e l’atmosfera si fa sempre più pesante. All’Inter, unica delle quattro squadre italiane a non passare il turno in Champions, resta solo il campionato per salvare la stagione (attualmente è seconda in Serie A, a cinque punti dai cugini del Milan).
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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