Alle pendici dell’Etna i tifosi del Catania, da quasi un decennio, respirano emozioni ben lontane dal calcio che conta. Il conto è di quasi un decennio in quella palude chiamata Serie C, con un fallimento e un anno nel dilettantismo nel mezzo del percorso. Nonostante i grandi proclami e a dispetto di un girone in cui regna l’equilibrio e nessuna delle contendenti sembra avere il passo per lasciare un solco alle proprie spalle, anche la stagione 2024/25 mostra la stessa trama dell’ultimo quinquennio.
Si deve andare a ritroso fino alla stagione 2018/2019 per l’ultima annata altisonante del Catania, quando Andrea Sottil concluse il percorso in panchina nella semifinale persa contro il Trapani di Vincenzo Italiano. Il distacco dalla vetta in quel caso fu di ben 12 punti e quindi per l’ultima (nonché l’unica) stagione in lotta per la promozione diretta si deve tornare indietro di un anno, quando Cristiano Lucarelli sfiorò la promozione diretta in cadetteria per soli 4 punti.
Gli approdi di un dirigente competente come Faggiano, nonché di un tecnico vincente in C come Toscano, hanno portato con sè entusiasmo ed illusione nella scorsa estate. Sentimenti replicati poi a inizio stagione, grazie anche a una serie di risultati utili che hanno proiettato i rossoazzurri (finalmente) nelle parti nobili della classifica. Alcuni passi falsi, nonché le tante defezioni, hanno (ri)portato quel clima di mediocrità che sembra ormai prassi per l’elefante.
E allora si tratta solo di sfortuna oppure c’è qualcosa in più? La domanda sorge spontanea se si guarda ai curriculum di alcuni allenatori che si sono succeduti, nonchè dei giocatori. I già menzionati Lucarelli, Sottil e Toscano hanno vinto altrove e addirittura in più piazze.
Molti giocatori arrivano a Catania dopo stagioni altisonanti, per poi perdersi in maglia rossoazzurra. Numeri da stropicciarsi gli occhi anche per chi il Catania lo lascia. Basti dare un occhio ai gironi A e B dove Cicerelli, Cianci e Di Carmine stanno facendo le fortune dei propri club. Proprio le prestazioni dell’ex 10 lasciano di stucco, non tanto per la qualità – mai messa in dubbio – quanto per la costanza atletica, venuta spesso meno in Sicilia e che oggi manca agli attuali giocatori, che prima di vestire il rossazzurro non avevano registrato le stesse assenze dal campo.
Sembra dunque che la penuria di risultati vada molto oltre le competenze di chi allena e gioca. L’indecente 0-5 subito dal Trapani nella Coppa Italia di C trovava motivazioni, secondo lo stesso Toscano, nelle tante indisponibilità e nella voglia di concentrarsi esclusivamente sul campionato. Lo scialbo pareggio contro una squadra più che abbordabile come la Cavese, invece, non fa che alimentare il malcontento.
Il Catania di sabato pomeriggio ha mostrato tutte le lacune degli ultimi due mesi: fiato corto, incapacità di chiudere il match, mancanza di lucidità e tanta frenesia come reazione standard al goal subito. Al rigore di Stoppa, vista la supremazia mostrata nella prima frazione, doveva seguire quanto meno un’altra segnatura per provare a chiudere una pratica ampiamente alla portata.
Limitarsi a difendere l’1-0, invece, si è rivoltato contro la retroguardia del Catania, disattenta in occasione del pareggio di Fella. La sterilità dell’attacco etneo negli ultimi 20 minuti ha poi fatto il resto, con l’occasione al dir poco ghiotta sprecata da Sturaro – uno che di goal ben più difficili ne ha fatti, a dispetto della posizione occupata in campo – come apice di questa poca concretezza.
Tra la mixed zone e la sala conferenze, il leit motiv è sempre lo stesso: “Dobbiamo crescere, aspettiamo di avere l’organico completo“. Nel frattempo il Benevento è distante già 9 punti, ma senza alcun solco rispetto a chi la precede subito dietro, che a differenza degli etnei non spreca i tanti passi falsi di una formazione campana certamente forte ma non irresistibile. Taranto, Potenza e Sorrento le ultime 3 avversarie di questo 2024: i 9 punti adesso sono praticamente un obbligo per cercare di non incrinare ulteriormente una stagione che sembra già la copia delle precedenti.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»