Torna a far parlare di sé dopo tre anni dalla sua scomparsa a soli 31 anni il caso relativo all’ex calciatore di Cagliari e Fiorentina, Davide Astori. La sua morte, avvenuta esattamente il 4 marzo del 2018 in un hotel di Udine, città nella quale la Fiorentina si apprestava a giocare la partita di campionato, vedrebbe adesso un colpevole. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, infatti, si tratterebbe del medico Giorgio Galanti, già consulente sportivo della squadra toscana ed ex direttore del Centro di Medicina dello Sport dell’azienda universitaria Careggi, polclinico di Firenze.
I guai per Galanti sono davvero assai, perché si tratta di un anno di reclusione con l‘aggiunta di un pagamento di un milione di euro di provvisionali alla compagna del defunto calciatore, Francesca Fioretti, e alla figlia Vittoria. La Fioretti era presente durante la lettura della sentenza e al termine della requsitoria il pubblico ministero, Antonino Nastasi, aveva chiesto un anno e mezzo di reclusione per il medico imputato.
L’accusa mossa dalla Procura del capoluogo toscano è quella della mancata diagnosi per il calciatore di una cardiomiopatia artimogena ventricolare, per la quale morì in campo duante una partita l’ex calciatore del Livorno, Piermario Morosini. Questa malattia è molto pericolosa, in quanto impedirebbe la carriera da calciatore a chiunque ne sia affetto. Per quest’ultimo motivo il pubblico ministero aveva già ipotizzato la violazione di alcuni protocolli cardiologici per quello che poi avrebbe dovuto essere il giudizio di idoneità allo sport.
I periti incaricati dalla Procura hanno effettuato una perizia medica secondo la quale i certificati di idoneità allo svolgimento dell’attività sportiva vennero comunque rilasciati malgrado fossero venute fuori in ogni prova da sforzo delle aritmie cardiache che avrebbero dovuto portare i medici a compiere degli accertamenti diagnostici più approfonditi. Questi ultimi dovevano essere fatti per escludere la persistenza di una cardiopatia organica o una sindrome artimogena.
Fonte immagine: Ansa
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