La sospensione dei campionati professionistici e non in seguito alla diffusione del Coronavirus sta avendo effetti pesantissimi sulle società sportive: dal mondo del calcio a quello del basket, club e franchigie di ogni latitudine del globo devono fare i conti con tornei cancellati e che potrebbero non concludersi regolarmente. Il tutto comporta rischi non di poco conto per ciò che concerne l’aspetto economico, con vari accordi e partnership con i più grandi e noti sponsor mondiali che rischiano di andare in fumo. Si preannuncia una vera e propria crisi economica che non risparmierà nessuno, colpendo in maniera inesorabile anche e soprattutto il settore produttivo del mondo dello sport.
In Italia, la FIGC ha già inviato un documento al CONI e al Governo per richiedere il riconoscimento dello stato di crisi del settore calcistico per cause di forza maggiore, la proroga delle concessioni d’uso degli impianti sportivi e la sospensione del pagamento dei canoni di affitto e concessioni, il differimento delle scadenze fiscali, contributive e assicurative e l’estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà ai lavoratori non sportivi, fino ad un massimo di 50mila euro lordi.
In Francia, invece, degna di nota è la proposta di Bernard Joannin, presidente dell’Amiens, che ritiene che il calcio dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di introdurre il salary cap, alla base di tutti gli sport americani e utilizzato in NBA dal 1984, per evitare di sprofondare nel baratro. Poco più di un mese fa, Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore ed esperto di economia e finanza sportiva, ha parlato di una possibile perdita di circa 800 milioni di euro per il calcio italiano. Se non si dovesse riprendere a giocare, infatti, le pay tv potrebbero restituire i soldi agli abbonati e chiedere un risarcimento alle società e andrebbero anche rivisti i contratti di sponsorizzazione, con numerose squadre che rischierebbero seriamente il fallimento.
Tra queste, non soltanto le piccole realtà, notoriamente più in difficoltà delle maggiori potenze, ma anche grandi colossi del calibro del Barcellona, ormai da decenni tra le migliori squadre del panorama calcistico internazionale. Il club catalano, infatti, deve fare i conti con una situazione interna tutt’altro che serena, con tanti episodi controversi che ne hanno minato la solidità economica e sportiva negli ultimi mesi: dalla condanna per il caso Neymar alle incomprensioni tra giocatori e dipendenti del club, tra cui in particolar modo le divergenze tra la stella della squadra Lionel Messi e il direttore sportivo, nonché ex giocatore blaugrana e compagno di squadra dell’argentino, Eric Abidal, in seguito all’esonero dell’allenatore Ernesto Valverde, rimpiazzato da Quique Setién lo scorso gennaio.
A ciò si aggiungono le dimissioni del vicepresidente Emili Rousaud e di altri cinque membri del Consiglio di amministrazione del club, vale a dire Enrique Tombas, Silvio Elías, Josep Pont, Maria Teixidor e Jordi Calsamiglia. Ciò a seguito dello scandalo Barçagate, che ha visto il Barcellona tristemente protagonista di un accordo sottobanco con I3 Ventures, società privata di consulenza di marketing pagata dal club catalano per creare account fittizi sui social per rafforzare la posizione del presidente Josep Maria Bartomeu e dei dipendenti della squadra e, al contempo, screditare alcuni giocatori, tra cui il sopracitato Messi e Gerard Piqué, oltre a leggende del calibro di Xavi, Carles Puyol e Pep Guardiola, e indebolire la posizione dei candidati alla presidenza del club, quali Agustì Benedito, Joan Laporta (già presidente del Barcellona dal 2003 al 2010) e Victor Font.
Proprio quest’ultimo ha scritto una lettera dai toni decisamente pesanti per riassumere la situazione critica con cui deve fare i conti il Barcellona: “Se fino a poco tempo fa i rischi erano grandi, ora sono enormi. Siamo nel mezzo di una pandemia che ha letteralmente fermato il pianeta e colpirà ogni settore della società, compreso il mondo dello sport. Per mesi e mesi il Barcellona ha avuto un comportamento istituzionale a dir poco vergognoso, con accuse pesanti tra i membri del consiglio di amministrazione del club e sei dimissioni. La società rischia seriamente la bancorotta economica e morale. Al caso Neymar e allo scandalo dei social vanno aggiunte una politica sportiva decisamente scorretta e una riduzione notevole delle entrate in seguito alla diffusione del coronavirus. Oltre a ciò, la squadra è da tempo in guerra con la proprietà, con Lionel Messi che ha avuto un confronto col presidente Bartomeu in merito alla riduzione degli stipendi e col ds Abidal dopo il licenziamento di Valverde.”
Dennis Izzo
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