Dopo una stagione a dir poco fallimentare, la peggiore dell’era De Laurentiis dal 2008-2009, chiusa al decimo posto da campioni d’Italia in carica, Napoli e i napoletani tornano a festeggiare. Per la seconda volta negli ultimi tre anni, infatti, il Napoli è campione d’Italia. A differenza di due anni fa, il titolo arriva all’ultima giornata e davanti ai propri tifosi. Il 2-0 contro il Cagliari, firmato McTominay e Lukaku, rappresenta la ciliegina sulla torta di una stagione storica per gli azzurri.
Antonio Conte festeggia la vittoria del campionato col Napoli: quinto Scudetto da allenatore per lui. (Fonte: Football on TNT Sports).
All’arrivo di Antonio Conte hanno fatto seguito importanti investimenti sul mercato. 150 milioni di euro spesi per gli acquisti di Buongiorno, McTominay, Lukaku, Neres, Gilmour e Rafa Marín. Colpi peraltro non finanziati dalla cessione di Victor Osimhen, passato in prestito al Galatasaray, e messi a segno nonostante la mancata qualificazione alle coppe europee.
Dopo un avvio stagionale in salita (vittoria col Modena ai rigori in Coppa Italia e pesante ko per 3-0 col Verona nella prima giornata di campionato), il Napoli di Conte inizia a prendere gradualmente forma, mettendo in fila otto vittorie e un pareggio nelle successive nove giornate. La battuta d’arresto con l’Atalanta (ko per 3-0 in casa), l’eliminazione agli ottavi di Coppa Italia per mano della Lazio e un’altra sconfitta in campionato tra le mura amiche, proprio contro i biancocelesti, non pongono un freno alla cavalcata del Napoli, capace di vincere le successive sette gare, di cui due fondamentali con Atalanta e Juventus.
Gli azzurri viaggiano sulle ali dell’entusiasmo e guardano tutti dall’alto verso il basso. La strada verso il quarto Scudetto sembra tracciata, ma a febbraio gli uomini di Conte non ingranano. In quattro partite, infatti, il Napoli mette in fila tre pareggi con Roma, Udinese e Lazio e una sconfitta, la prima in due mesi e mezzo, sul campo del Como. L’Inter campione in carica ne approfitta e torna al primo posto, con la possibilità di portarsi a +4 in classifica in caso di vittoria nello scontro diretto del 1 marzo al Maradona.
Il gol di Philip Billing regala il pareggio al Napoli nello scontro diretto con l’Inter al Maradona. (Fonte: NST).
Un capolavoro di Dimarco su punizione apre i conti, proiettando l’Inter verso il tanto agognato obiettivo. I nerazzurri conducono fino all’87’, quando il gol di Billing cambia la storia del Napoli e del campionato. L’1-1 finale permette agli azzurri di restare in scia (-1 a dodici giornate dal termine). L’Inter, complici anche le fatiche di Champions League e Coppa Italia, lascia per strada punti pesanti ad aprile (2-2 in casa del Parma, sconfitte con Bologna e Roma), facendosi nuovamente scavalcare da un Napoli che nello stesso mese ottiene tre vittorie con Empoli, Monza e Torino e un pareggio sul campo del Bologna.
A tre giornate dal termine, gli azzurri sono in testa a +3. La sfida casalinga della terzultima giornata contro un Genoa già salvo da tempo rappresenta quindi l’occasione ideale per archiviare la pratica Scudetto. Il tecnico rossoblu Vieira mette però in guardia i partenopei, garantendo che i suoi venderanno cara la pelle. L’esito finale dà ragione all’allenatore francese: il Genoa va in svantaggio due volte, ma risponde in entrambi i casi e porta a casa un insperato pareggio per 2-2.
L’Inter, dal canto suo, ne approfitta espugnando il campo del Torino per 2-0. A due giornate dalla fine, un solo punto divide le prime due squadre in classifica. Il Napoli ha in pugno il proprio destino, ma non può permettersi un ulteriore passo falso a Parma. Al Tardini, tuttavia, gli azzurri non vanno oltre il pari a reti bianche, ma stavolta gli uomini di Inzaghi non ne approfittano, facendosi fermare sul 2-2 a San Siro dalla Lazio.
Dopo il 2-0 contro il Cagliari, il Napoli completa l’opera e vince il suo quarto Scudetto. (Fonte: OneFootball).
Pedro, autore della doppietta decisiva, diventa a tutti gli effetti un protagonista inatteso della lotta Scudetto, con i tifosi napoletani che lo omaggiano sulle note della celebre canzone omonima di Raffaella Carrà. 23 anni dopo l’atroce beffa del 5 maggio 2002, quando l’Inter perse lo Scudetto all’ultima giornata in seguito al ko per 4-2 sul campo della Lazio, è nuovamente la squadra capitolina a frapporsi tra i nerazzurri e la vittoria del tricolore.
Rispetto al 2002, però, c’è ancora un barlume di speranza per l’Inter, ospite del Como nell’ultimo turno. Gli uomini di Inzaghi chiudono i conti in avvio di ripresa, imponendosi per 2-0. Col medesimo risultato, il Napoli supera il Cagliari al Maradona e rende vana ogni speranza dei rivali, certificando la vittoria del quarto Scudetto della sua storia.
Un traguardo che sembrava sfumato sul più bello dopo un mese di febbraio da dimenticare. Se è vero che l’harakiri dell’Inter (due pareggi e due sconfitte nelle ultime otto giornate di campionato) spiana la strada del tricolore al Napoli, è altrettanto vero che i partenopei hanno il grande merito di non alzare mai bandiera bianca, restando sempre in scia e approfittando alla grande dei passi falsi della Beneamata.
Antonio Conte è il quarto allenatore a vincere lo Scudetto col Napoli, dopo Ottavio Bianchi, Alberto Bigon e Luciano Spalletti. (Fonte: Football Italia).
Rispetto al trionfo di due anni fa, quello di quest’anno arriva in maniera molto più sofferta, in pieno stile Antonio Conte. Quest’ultimo è il vero simbolo del capolavoro a tinte azzurre, esperto condottiero in grado di navigare anche nelle acque più ostili e di superare ostacoli apparentemente insormontabili. Gli azzurri hanno sposato appieno la linea del proprio allenatore, incarnandone lo spirito battagliero e la tempra di un vero vincente, che ama le sfide più impegnative e ritiene il sacrificio, il lavoro e lo spirito di squadra elementi imprescindibili delle vittorie e delle grandi imprese.
La sua storia personale, del resto, ne è assoluta dimostrazione. Tra Bari, Juventus, Chelsea, Nazionale italiana, Inter e Tottenham, Conte ha lasciato un segno indelebile, non promettendo miracoli ma pretendendo sempre il massimo da ogni componente della squadra e della società per saziare la sua fame di vittorie, suo tratto distintivo già da calciatore. Già campione d’Italia tre volte con la Juventus (2012, 2013 e 2014) e una con l’Inter (2021), il tecnico pugliese eguaglia Marcello Lippi e Fabio Capello a quota cinque Scudetti.
Soltanto Giovanni Trapattoni (7) e Massimiliano Allegri (6) vantano più campionati italiani in bacheca, ma Conte risulta l’unico capace di riuscire nell’impresa con tre squadre diverse. Oltre a ciò, il classe ‘69 è anche il primo allenatore in grado di vincere il prestigioso titolo nazionale sia al Nord che al Sud. Tra i protagonisti principali del quarto Scudetto del Napoli c’è un giocatore voluto fortemente con sé dallo stesso Conte, ossia Romelu Lukaku.
L’abbraccio tra Romelu Lukaku e Antonio Conte, che vincono per la seconda volta lo Scudetto insieme. (Fonte: LiveScore).
Già vincitore dello Scudetto proprio sotto la guida dell’allenatore salentino all’Inter nel 2021, il centravanti belga ha ritrovato nel capoluogo campano ciò che sembrava aver perso negli ultimi anni: l’amore di un’intera piazza e la centralità in un progetto fatto su misura per lui. Superate le difficoltà iniziali, Big Rom mette a tacere le tante critiche a suon di prestazioni degne di nota, spiccando per la sua innata propensione nel mettersi al servizio della squadra e risultare spesso e volentieri decisivo anche nei periodi di magra in termini realizzativi.
Considerato in fase calante e ritenuto non in grado di fare la differenza nelle partite decisive, Lukaku si è scrollato di dosso quest’etichetta all’ombra del Vesuvio. Con un bottino di 14 reti (6 contro Milan, Atalanta, Juventus e Fiorentina) e ben 10 assist, il classe ‘93 ha messo la sua firma in calce sul Tricolore, il secondo in carriera per lui. Non poteva che essere suo l’ultimo gol stagionale del Napoli, quello che chiude il match col Cagliari e fa esplodere di gioia l’intera città.
Un gol che è il manifesto del meglio del repertorio dell’attaccante belga, abile nel lottare col fisico per arrivare sul pallone, controllarlo, eludere la marcatura di Yerry Mina e depositare in rete con freddezza un pallone che vale un’intera stagione. Da un ex Manchester United che ha ritrovato il sorriso a Napoli a un altro che dai Red Devils ha trovato nella città partenopea la sua oasi felice.
Stagione sensazionale per Scott McTominay, che al suo primo anno in Italia vince Scudetto e MVP della Serie A. (Fonte: B/R Football).
Con la bellezza di 12 gol e 6 assist in 34 presenze, Scott McTominay si aggiudica il premio di MVP della Serie A al suo primo anno in Italia. Approdato alla corte di Antonio Conte in cambio di circa 30 milioni di euro, il centrocampista scozzese entra sin da subito nel cuore dei tifosi napoletani. Per atteggiamento, personalità e qualità delle giocate e delle prestazioni, il suo impatto nel campionato italiano è indubbiamente devastante.
Un centrocampista perfetto per la filosofia calcistica di Conte, che lo ha mette sin da subito al centro del suo progetto. Come nel caso di Lukaku, McTominay mette la sua firma nell’ultima, decisiva gara contro il Cagliari, aprendo le danze con una splendida semirovesciata. Il modo perfetto per suggellare una stagione da incorniciare sia per lui che per il Napoli.
Oltre a essere il miglior acquisto estivo per rapporto qualità-prezzo, McFratm eguaglia una leggenda del calibro di Marek Hamšik per gol segnati in un anno da un centrocampista (12) e in un solo anno entra più che meritatamente nella storia del Napoli. Lo Scudetto premia la bontà delle scelte di Aurelio De Laurentiis ed è anche e soprattutto il risultato dello sforzo collettivo.
La gioia dei giocatori del Napoli nel match vinto 2-1 contro il Milan lo scorso 30 marzo. (Fonte: Official SSC Napoli).
Da Meret, spesso e volentieri bistrattato ma protagonista di una stagione da ben 16 reti inviolate in 34 presenze, a Politano, pedina imprescindibile nello scacchiere di Conte, passando per la coppia difensiva Buongiorno-Rrahmani, quella di centrocampo Anguissa-Lobotka, capitan Di Lorenzo e i vari Neres, Gilmour, Olivera, Juan Jesus, Spinazzola, Billing, Simeone e Scuffet. Dal primo all’ultimo, ogni giocatore ha dato, a suo modo, un contribuito più o meno decisivo per rendere concreto e tangibile un traguardo che fino a poco tempo fa pareva soltanto un sogno destinato a rimanere tale.
Fonte foto in evidenza: Goal.com
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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