Intervallo di Arsenal-Basilea, match di Champions League. Chi vi scrive chiude l’iPad con i suoi appunti e lascia il proprio posto in tribuna stampa per recarsi nella zona lounge riservata ai giornalisti. Occasione per guardare gli highlights delle altre gare, fraternizzare con i colleghi e, nel contempo, mettere qualcosa sotto i denti, approfittando del generoso buffet offerto dai Gunners.
Tra i reporter, intento a realizzare un video da pubblicare su Twitter, anche l’argentino Cristian Martin, inviato all’Emirates per Fox Sport Latin America. Cristian è un ex giocatore di rugby, che ha lasciato asado e mate ventun anni fa per trasferirsi in Europa dove, dopo aver concluso la carriera agonistica, ha iniziato a svolgere questo mestiere. Martin non passa inosservato. È un omaccione di più di 130 kg e, se lo vedi una volta, non lo dimentichi più.
Dopo aver twittato il video – in cui ha ripreso il sottoscritto mentre mangiava un cornish pasty, uno di quei fagottini di pasta frolla con dentro carne e verdure, ndr – è nato un breve dialogo in spagnolo: “Cristian, mi sbaglio o cinque anni fa sei stato in Italia per intervistare Simeone?” – la domanda di chi vi scrive – “Sì, ricordi bene – la sua risposta -. A Catania, al centro sportivo di Torre del Grifo. C’eri anche tu?”. “Sì, adesso vivo all’estero e mi occupo di SEO – prosegue il dialogo – ricordo che al termine della conferenza stampa hai intervistato il tecnico in esclusiva per Fox. Sai, adesso i rossazzurri militano in Lega Pro…”. “Ho saputo, – conclude Martin – che dispiacere…”.
Quando un giornalista segue per tanti anni le vicende di una squadra da così vicino, provare una certa dose di simpatia per gli interpreti di quello che per la città è stato un vero e proprio sogno diventa quasi umano, spontaneo. Una simpatia che mai traspariva nei racconti, sempre oggettivi e lontani da qualsiasi forma di partigianeria. Ma pur sempre simpatia e, come tale, quando i ricordi tornano a galla, l’emozione segue.
Anche perché quel miracolo del pallone chiamato Catania e durato otto anni in Serie A, vedendo avvicendarsi all’ombra dell’Etna tecnici e giocatori di caratura internazionale, non è ancora chiaro come sia finito. Infatti, tanti dei protagonisti di quelle stagioni che sono ancora in attività, occupano una posizione di rilievo nel calcio di oggi, sia in Europa che in America Latina – dal Cholo, al timone dell’Atletico Madrid vicecampione d’Europa, ad Andujar, portiere dell’Estudiantes e ancora nel giro della nazionale argentina, passando per Plasil, rinato al Bordeaux dopo la parentesi amara in rossazzurro, e Keko, che si disimpegna con onore nella Liga tra le fila del Malaga.
Ma fermiamoci un attimo a prendere in considerazione soltanto gli ex etnei che militano ancora in Serie A: ne esce fuori un undici niente male. Che siamo sicuri, otterrebbe la salvezza anche oggi. Tra una lacrimuccia e un sorriso nostalgico, lo abbiamo messo insieme per voi. Un 4-3-3, ovviamente, con Vincenzo Montella in panchina.
PORTIERE
ALBANO BIZZARRI – Pescara – Al Catania dal 2007 al 2009 con 46 presenze, 58 reti subite
Il numero uno argentino arriva al Catania a costo zero nell’estate 2007, a 30 anni. Un passato importante, suggellato dall’anno e mezzo al Real Madrid, con cui aveva vinto la Champions League nel 2000, giocando cinque gare. Di fatto, si tratta del primo estremo difensore straniero nella storia dei rossazzurri – Zelico Petrovic, nato in Istria, al Catania negli anni ’70, e Massimo Zappino, terzo portiere nel 2000-2001 originario del Brasile, sono entrambi italiani. Bizzarri inizia in riva al Mar Ionio da titolare. Poi, nonostante le buone prestazioni, il tecnico Silvio Baldini preferisce valorizzare Polito, appena rientrato dal prestito al Pescara, e l’argentino gioca soltanto in Coppa Italia – con i siciliani che si arrendono solo in semifinale alla Roma. Le prestazioni altalenanti dell’estremo difensore campano fanno sì che, con l’arrivo in panchina di Walter Zenga, nel finale di campionato, le gerarchie si ristabiliscono e gli etnei si assicurano un’insperata salvezza grazie anche alle parate dell’argentino. Prestazioni che si ripetono anche la stagione successiva, quando i siciliani centrano una comoda salvezza con quattro giornate d’anticipo. Le prestazioni di Bizzarri attirano la Lazio che, approfittando della scadenza del contratto, lo fa suo per quattro annate. Poi, un anno al Genoa e due al Chievo, prima della firma per il Pescara dove sta giocando la sua decima stagione in Serie A. A 39 anni, senza alcuna voglia di appendere gli scarpini al chiodo.
MOMENTO TOP – Il rigore parato a Pandev nella vittoria casalinga per 1-0 contro la Lazio del 21 marzo 2009.
MOMENTO FLOP – Una gara che fa ammattire tutta la difesa etnea è quella persa 2-0 in casa contro l’Udinese, con reti di Sanchez e Quagliarella. In occasione del gol di quest’ultimo, il portiere argentino non è puntualissimo nell’uscita.
DIFESA
GIUSEPPE BELLUSCI – Empoli – Al Catania dal 2009 al 2014 con 106 presenze
Centrale di ruolo, adattato in più occasioni nel ruolo di terzino, Bellusci a inizio carriera era considerato un ragazzo prodigio: l’esordio in Serie A a 17 anni nel 2007 con la maglia dell’Ascoli, già retrocesso. Poi, due stagioni con i marchigiani in cadetteria, guadagnandosi la convocazione in Under 21 – dove colleziona sei gettoni – e la chiamata del Catania, che lo riporta in massima serie nell’estate del 2009. Nelle prime due annate, complici infortuni e una concorrenza serrata, non trova tanto spazio. La continuità arriva con Vincenzo Montella che, più di una volta lo schiera, con successo, come terzino destro. È tra i cardini della formazione che centra il record di punti con Rolando Maran nel 2013. Ma anche, suo malgrado, tra i responsabili della grama stagione successiva, culminata con la retrocessione in cadetteria. Dopo la Sicilia, due stagioni di amore e odio con il Leeds in Championship, prima del ritorno in Serie A con la maglia dell’Empoli la scorsa estate. Alla terza giornata, contro il Crotone, è arrivato il suo primo gol in massima divisione. Vedremo se, a 28 anni, riuscirà a condurre i toscani a una storica terza salvezza consecutiva.
MOMENTO TOP – La marcatura di Ronaldinho in occasione della gara interna con il Milan nel campionato 2009-2010. Bellusci limita la fantasia del pallone d’oro brasiliano per tutta la gara, poi decisa in piena recupero da una doppietta di Huntelaar.
MOMENTO FLOP – L’ultimo derby tra Catania e Palermo che la storia, finora, ci ha regalato. È il 21 Aprile 2013 e Bellusci, dopo una prestazione maiuscola sull’out di destra, prima commette un fallo inutile a centrocampo in pieno recupero. Poi, nell’azione successiva, si lascia anticipare da Hernandez che serve a Ilicic la palla del definitivo 1-1.
MATIAS SILVESTRE – Sampdoria – Al Catania dal 2008 al 2011 con 126 presenze, 7 reti
Uno dei tanti colpi della prima era dell’ad Pietro Lo Monaco, Silvestre arriva al Catania nel gennaio 2008, un mese dopo aver perso con il Boca Juniors la finale di Coppa del Mondo per Club contro il Milan – in quell’occasione va solo in panchina. Nei primi sei mesi in Italia, Baldini prima e Zenga poi, lo usano con il contagocce. È dalla stagione successiva che l’argentino diventa un elemento indispensabile nello scacchiere etneo, unendo compostezza e precisione negli interventi. Ai quali, tra la primavera del 2010 e quella del 2011 si uniscono anche sette gol. Dopo la partenza di Giuseppe Mascara diventa per sei mesi capitano degli etnei, prima di essere ceduto al Palermo. Dopo la buona stagione con i rosanero, condita da cinque gol, gioca due anni con Inter e Milan dove, tra, panchine e infortuni, perde lo smalto dei tempi migliori. Dal 2014 è alla Sampdoria, dove sembra aver ritrovato la condizione, ma perso il vizio del gol.
MOMENTO TOP – Leader della difesa nella storica vittoria interna contro l’Inter di José Mourinho il 12 marzo 2010. Gli etnei vincono 3-1 e Silvestre, con l’ausilio di Terlizzi, tiene a bada Samuel Eto’o e Diego Milito. Pochi giorni dopo, i nerazzurri avrebbero staccato i pass per i quarti di finale di Champions e, a maggio, vinto il Triplete.
MOMENTO FLOP – Il derby perso a Palermo il 14 novembre 2010. Miccoli, Pastore e Maccarone fanno ballare lui e Terlizzi per tutta la gara, vinta dai padroni di casa per 3-1.
NICOLAS SPOLLI – Chievo – Al Catania dal 2009 al 2015, con 153 presenze e 7 reti
Il Flaco arriva al Catania per appena un milione di euro nel 2009 dal Newell’s Old Boys. A 26 anni è nel momento clou della sua carriera e diventa ben presto uno dei difensori dal rendimento più alto del nostro campionato. Da Sinisa Mihajlovic a Beppe Sannino, nessuno dei tanti tecnici passati dalla panchina rossazzurra decide di rinunciare a Spolli. E l’argentino rimane in Sicilia anche dopo l’ennesimo record di punti, raggiunto nel 2013, nonostante il corteggiamento del Tottenham. Una storia straordinaria con la maglia del Catania, macchiata suo malgrado dalla retrocessione in Serie B del 2014 e dalle prestazioni negative nella prima parte della stagione successiva. Poi, la decisione di lasciare la Sicilia con le brevi parentesi a Roma e Carpi, prima del passaggio al Chievo, dove ha ritrovato il tecnico Maran e altri ex compagni.
MOMENTO TOP – Il 20 dicembre 2009 il Catania sbanca lo Stadio Olimpico di Torino nel match contro la Juventus. Spolli e Silvestre tengono a bada le sortite offensive di Del Piero, Trezeguet, Diego, Amauri e Giovinco. E gli etnei portano a casa il risultato con il 2-1 firmato quasi a tempo scaduto da Mariano Izco.
MOMENTO FLOP – Il simbolo del Catania che annaspa nella serie cadetta, incapace di risalire la china, è l’argentino, che scivola e regala a Neto Pereira un gol nel match interno contro il Varese l’8 novembre 2014. Gli etnei, alla fine, la spuntano 2-1, ma i problemi di quella squadra sono già evidenti.
CRISTIANO BIRAGHI – Pescara – Al Catania nel 2013-2014 con 23 presenze
Biraghi arriva all’ombra dell’Etna a titolo temporaneo nelle ultime ore del mercato estivo 2013. Provenienza: Inter. Si tratta di un giocatore di assoluta prospettiva che, a 18 anni, vantava già due presenze in Champions League e un gol da cineteca realizzato in un’amichevole estiva contro il Manchester City. Dopo due annate passate in prestito tra Juve Stabia e Cittadella, per il terzino sinistro è la prima esperienza in massima serie: 23 presenze, prive di assoli, culminate con la retrocessione degli etnei in cadetteria. Dopo l’esperienza in Sicilia ha passato altre due stagioni in prestito, tra Chievo e Granada, nella Liga. Quest’anno il ritorno in Italia, stavolta a titolo definitivo, al Pescara. Dove, a 24 anni, spera finalmente di diventare grande.
MOMENTO TOP – Una dimostrazione di personalità arriva nel match pareggiato in casa 1-1 con il Cagliari, in cui tiene a bada le sortite dei sardi e colpisce un palo con una bella conclusione di sinistro.
MOMENTO FLOP – In sofferenza per i primi quarantacinque minuti nella gara persa 4-0 allo Juventus Stadium, viene sostituito anzitempo da mister Gigi De Canio.
CENTROCAMPO
MARIANO IZCO – Chievo – Al Catania dal 2006 al 2014 con 234 presenze, 7 reti
Arriva al Catania nel 2006 dalla seconda divisione argentina, insieme al più noto connazionale Walter Garcia. Il difensore ex San Lorenzo e Rubin Kazan, doveva essere il colpo di mercato degli etnei, ma alla fine lascia pochi mesi dopo senza nemmeno una presenza. Izco, invece, acquistato per una cifra pari a 80 mila euro, è rimasto a Catania otto anni, diventando il giocatore con più presenze in Serie A nella storia del club etneo. Centrocampista duttile, schierato in occasioni d’emergenza anche come terzino destro, dotato di fiato e tanto cuore, è ancora ricordato con affetto dai tifosi rossazzurri, anche dopo il suo passaggio al Chievo, nell’estate del 2014. Dopo una prima stagione positiva e una seconda annata passata in infermeria per via di una lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio, è tornato a disposizione di Maran per questo campionato.
MOMENTO TOP – Il contropiede con cui stende Alex Manninger e tutta la difesa della Juventus nel dicembre 2009, regalando una storica vittoria a Torino rimarranno per sempre impressi nella memoria dei tifosi del Catania.
MOMENTO FLOP – L’espulsione nella gara interna con il Bologna del 18 gennaio 2009, al 37’ del primo tempo. Con un uomo in meno il Catania soffre tremendamente e cade 2-1 sotto i colpi degli emiliani di Sinisa Mihajlovic.
FRANCESCO LODI – Udinese – Al Catania dal 2011 al 2013 e nel 2014 con 110 presenze, 22 reti
Centrocampista dai piedi sopraffini, prima di Catania non era mai riuscito a imporsi in Serie A. Per via, con tutta probabilità, di un equivoco con cui convivono tanti giocatori di talento, spesso inseriti nel ruolo di trequartista, quando invece, spostati qualche metro più indietro potrebbero svolgere un ruolo chiave in fase d’impostazione del gioco. Enigma risolto a Frosinone, quando il tecnico Guido Carboni aveva deciso di spostarlo in mediana. Idea, poi confermata da Simeone al suo arrivo al Catania, nel gennaio 2011. E i risultati non si sono fatti attendere: gli etnei, privi di gioco con Marco Giampaolo, finalmente iniziano a proporre sprazzi di buon calcio col tecnico argentino, con Lodi in cabina di regia, Schelotto a fare avanti e indietro sulla fascia, Alejandro Gomez e Gonzalo Bergessio ad aiutare Maxi Lopez in fase di realizzazione. Lodi si conferma pedina fondamentale nel gioco di Montella e Maran nelle due stagioni successive. Nell’estate 2013 lascia Catania per approdare al Genoa, con uno scambio di comproprietà che vede Panagiotis Tachtsidis compiere il percorso inverso. Affare che non funziona, così le due società fanno marcia indietro: a gennaio Francesco torna al Catania e il greco va in Liguria, per poi essere spedito in prestito al Torino. Il Lodi bis, però, non porta gli stessi risultati: gli etnei retrocedono, ma la carriera del playmaker campano prosegue in Serie A: prima al Parma, poi all’Udinese, dove milita tutt’ora.
MOMENTO TOP – Il gol allo scadere segnato su punizione contro la Juventus il 23 aprile 2011. Con quella prodezza, Lodi sigillò il risultato sul 2-2 e regalò ai propri tifosi una dolce Pasqua.
MOMENTO FLOP – L’espulsione rimediata contro il Torino il 5 gennaio 2013. Il talento campano lascia gli etnei in inferiorità numerica per settantotto minuti. E la gara del Massimino rimane inchiodata sullo 0-0.
PANAGIOTIS TACHTSIDIS – Cagliari – Al Catania dal 2013 al 2014, 12 presenze
Un acquisto che, sulla carta, aveva una sua ragione d’essere. Lo scambio di comproprietà con il Genoa, che si era accaparrato Lodi, in cerca di nuovi stimoli e di un contratto migliore, aveva portato a Catania un regista di soli ventidue anni, già nel giro della Nazionale greca e con alle spalle una stagione – altalenante – alla Roma. A tradirlo, nella Capitale, erano state le troppe aspettative della piazza, con Zdenek Zeman che, più di una volta, lo aveva preferito a un mostro sacro come Daniele De Rossi. A Catania, incontra le stesse difficoltà: inizia male e non riesce a riprendersi. Così, dopo dodici prestazioni all’insegna dell’apatia, prive di lampi di genio e caratterizzata da una lentezza d’esecuzione dovuta forse alla paura, più che ai limiti tecnici, torna al Genoa, che lo manda prontamente al Torino dove, con un gol alla Lazio, conclude in maniera dignitosa una stagione da dimenticare. Tachtsidis rilancia le sue quotazioni nel 2014-2015, disputando una buona stagione a Verona. Alti e bassi nell’annata successiva al Genoa. Quest’anno Massimo Rastelli ha deciso di affidargli le chiavi del centrocampo del suo Cagliari.
MOMENTO TOP – Niente da registrare, purtroppo. Non ha mai avuto lucidità nella sua breve esperienza a Catania. Per sua fortuna, dopo questa parentesi negativa, è riuscito a risalire la china e a diventare un punto fermo della sua Nazionale.
MOMENTO FLOP – L’espulsione nel match perso contro il Milan l’1 dicembre 2013. Lascia la squadra in inferiorità numerica per un fallo da rosso diretto su Mario Balotelli. E il Catania sprofonda 3-1 tra le mura amiche.
ATTACCO
ALEJANDRO GOMEZ – Atalanta – Al Catania dal 2010 al 2013 con 111 presenze, 18 reti
Il Papu arriva a Catania nell’estate del 2010 e diventa, fin da subito, un punto fermo della squadra di Giampaolo. Un inizio non facilissimo, proprio per via della decisione del tecnico abruzzese di relegarlo sulla parte bassa della fascia destra, quasi a fare il terzino. Gomez non ha mai avuto caratteristiche difensive e l’arrivo di Simeone, che lo aveva già allenato al San Lorenzo, giova alla sua maturazione nel nostro campionato. Una crescita proseguita l’anno dopo con Montella e frutto di un’intesa straordinaria con Bergessio e il Pitu Barrientos. In particolare, lo scambio di compiti con quest’ultimo, fa letteralmente impazzire le difese avversarie, private di punti di orientamento. Ma l’esplosione arriva nel 2012-2013 quando, con Maran in panchina, si candida come uno degli esterni d’attacco più pericolosi del nostro campionato. La Serie A, però, non gli riserva la giusta considerazione, così, al termine della stagione, il Papu passa al Metalist con il sogno di giocare la Champions. Torneo dal quale gli ucraini sono subito esclusi dall’UEFA, per via di una combine relativa a un match del campionato 2008. Gomez torna in Italia, all’Atalanta, nel 2014. Tra una sessione d’allenamento e l’altra, adesso, non va più a pranzo nel suo ristorante preferito al lungomare di Aci Castello. Ma la notizia è che è tornato a essere una delle ali più pericolose della nostra Serie A.
MOMENTO TOP – Il gol all’Inter di Claudio Ranieri nel marzo del 2012. Una rete strepitosa: lancio di Barrientos dal cerchio di centrocampo, aggancio in corsa del Papu, che mette a sedere Nagatomo e batte Júlio César. Catania in vantaggio e rete importante per l’argentino che, poche ore prima, aveva perso il fratello.
MOMENTO FLOP – Con Giampaolo, all’inizio, annaspa un po’, per via dei compiti di ripiegamento non consoni alle sue caratteristiche che gli vengono affidati. Forse, la gara rappresentativa di questo periodo di difficoltà è quella del 24 ottobre 2010 al Ferraris contro il Genoa: dopo il primo gol in Serie A, arrivato la settimana precedente nel match interno con il Napoli, da Gomez ci si aspetta una conferma. In Liguria, però, si perde tra le linee, risultando inefficace in fase offensiva e in difficoltà al momento di tornare indietro. Su di lui tanti dubbi, che saranno ben presto fugati.
MAXI LOPEZ – Torino – Al Catania dal gennaio 2010 al gennaio 2012 e dall’estate 2013 al gennaio 2014 con 83 presenze, 27 reti
Estate 2009. Il Catania decide che finalmente è arrivato il momento di Takayuki Morimoto. Al giapponese, il compito di guidare l’attacco dei siciliani. Un carico che si rivela troppo pesante per il numero quindici, troppo isolato lì davanti e che, partita dopo partita, fatica a trovare spazio e gol. Così, a gennaio, Lo Monaco decide di regalare a Mihajlovic – subentrato a novembre ad Atzori – quello che per lui è l’unico tassello a mancare alla squadra: una punta in grado di trasformare in rete le occasioni create dalla squadra. Il curriculum di Maxi parla chiaro: l’argentino, cresciuto nel River Plate, era approdato al Barcellona nel gennaio 2005, tra mille aspettative. Tuttavia, a parte il famoso gol all’esordio in Champions contro il Chelsea di Mourinho, al Camp Nou ricordano poco altro. Maxi, dopo un prestito al Maiorca, finisce ben presto in esilio, prima in Russia, poi in Brasile. Il Catania decide riportarlo in Europa e la Gallina dalle uova d’oro – così com’era soprannominato ai suoi esordi in patria – realizza undici reti in diciassette incontri, trascinando gli etnei a una salvezza che, a un certo punto, sembrava insperata. Nella stagione successiva il Catania resiste dalle avance di mercato e lo conferma: Maxi promette il doppio di gol, ma a fine anno si ferma solo a quota otto in campionato. Rimane altri sei mesi: la media gol diventa sempre più bassa e il desiderio di lasciare la Sicilia aumenta. Poi, i passaggi al Milan e alla Sampdoria. Due prestiti onerosi con diritto di riscatto che non vengono esercitati. E, a quasi due anni dall’ultima apparizione, Maxi si ritrova a Catania nell’estate del 2013, reintegrato nella rosa di Maran, pochi giorni prima dell’inizio del campionato, sovrappeso e con la testa altrove – la separazione con la moglie era in prima pagina su tutti i giornali, sia in Argentina che in Italia. Un unico acuto, dal dischetto contro l’Udinese, prima di salutare definitivamente il centro sportivo di Torre del Grifo. Seguono un breve ritorno alla Sampdoria, poi un altrettanto fugace passaggio al Chievo, prima di mettere radici a Torino. Con i granata, a 32 anni, continua a dare il suo contributo in Serie A, anche se i fasti dei primi sei mesi all’ombra dell’Etna sono ormai lontani.
MOMENTO TOP – La zampata vincente contro la Lazio del 9 febbraio 2010. Si tratta del primo gol di Maxi in Serie A. Una vittoria, esterna, che segna la svolta alla stagione del Catania. Gli etnei, quel giorno, capiscono di avere un bomber su cui contare e a cui affidare le proprie chance salvezza.
MOMENTO FLOP – Tralasciando la sua seconda esperienza in maglia rossazzurra, il momento peggiore della sua militanza nella città dell’Elefante risale al 22 novembre 2011, quando litiga con Lodi prima della battuta di un calcio di rigore contro il Chievo. Tensione che non giova al compagno, che si fa parare il tiro dagli undici metri. E gli etnei escono sconfitti per 1-0.
LUCAS CASTRO – Chievo – Al Catania dal 2012 al 2015 con 94 presenze, 13 reti
È raro vedere un giocatore sudamericano ambientarsi in Serie A con la stessa rapidità di Lucas Castro. Fin dalle prime battute, invece, il prodotto del vivaio del Gimnasia La Plata si è inserito nel nostro campionato, dimostrando grande intesa con i compagni. Ad aiutarlo, la sua duttilità, che lo ha visto disimpegnarsi con uguali risultati sia nei tre di centrocampo, sia come ala e, in qualche occasione, nel ruolo di falso nueve. Nel 2012-2013, Maran lo utilizza soprattutto come arma a partita in corso. Con la partenza di Gomez, nella stagione successiva, diventa in pianta stabile uno degli undici titolari, non riuscendo a ripetere le prestazioni della prima stagione. Del resto, Castro, non ha lo stesso passo del Papu sulla fascia. Il meglio l’ha sempre dato a centrocampo, ruolo in cui è rinato al Chievo, dopo un’altra stagione negativa con la maglia etnea in Serie B.
MOMENTO TOP – L’incornata a tempo quasi scaduto contro la Fiorentina al Massimino del 27 gennaio 2013, che regala ai rossazzurri un successo che profuma d’Europa.
MOMENTO FLOP – Doveva essere uno dei fuoriclasse del Catania di Maurizio Pellegrino, favorito per un immediato ritorno in Serie A. Invece, nel 2014-2015, il Pata impiega tutto il girone d’andata prima di tornare decisivo e segnare gol importanti in chiave salvezza per la sua squadra. Male, fin dalla prima giornata, quando il Catania pareggia all’esordio interno contro il Lanciano 3-3: lezioso, alla ricerca estenuante della giocata, spesso forzata.
ALLENATORE
VINCENZO MONTELLA – MILAN – Al timone del Catania nella stagione 2011-2012
Se Simeone stesse allenando in Serie A, il posto in panchina in questa speciale rassegna sarebbe suo. Anche se a Catania non aveva il consenso della stampa e i rossazzurri non giocavano il miglior calcio al mondo, nessuno, dopo essere passato da Catania, ha vinto più di lui – cinque trofei sulla panchina dell’Atletico Madrid, senza dimenticare le due finali di Champions League perse contro i cugini del Real. In Italia, però, la lotta è tra Montella e Maran. Se quest’ultimo è riuscito a portare gli etnei all’ottavo posto in Serie A, una buona parte del merito è anche del calcio e della mentalità instillata dall’attuale tecnico del Milan. Sì, perché Montella, alla prima vera esperienza su una panchina, rivoluziona la nostra Serie A, facendo giocare una piccola, come una grande. Il suo Catania approda ovunque e inizia a fraseggiare senza paura con Lodi, Almiron, Barrientos, Gomez e Bergessio. Senza dimenticare il catino difensivo costruito da Spolli e Legrottaglie e le sortite offensive sulle due fasce, costruite sulla qualità e il temperamento di Alvarez e Marchese. Insomma, un miracolo sportivo, fondato sul bel gioco e l’abilità di passare dal 4-3-3 al 3-5-2 con egual risultato. Dopo Catania, per Montella, tre quarte posizioni conquistate sulla panchina della Fiorentina e una stagione alla guida della Sampdoria, suo vecchio amore da giocatore. Un’annata altalenante, a Genova, che non gli ha impedito il grande salto al Milan a inizio stagione.
MOMENTO TOP – La vittoria interna sull’Inter per 2-1 del 16 ottobre 2011. Dopo il vantaggio di Cambiasso, gli ospiti scompaiono, asfaltati dagli uomini di Montella, con più benzina nelle gambe, più idee e determinazione. Il Piccolo Barcellona – così come viene denominato dagli addetti ai lavori – inizia a prendere forma quel giorno.
MOMENTO FLOP – Tre settimane dopo quella vittoria, il 6 novembre, gli etnei incassano un 4-0 senza repliche a San Siro contro il Milan. Robinho, Ibrahimovic e Seedorf fanno ammattire la difesa di Montella, nell’unica debacle pesante di quell’annata perfetta.
Per completezza di informazione, aggiungiamo che in Serie A continuano a militare altri giocatori che hanno fatto parte dell’epopea rossazzura in massima divisione: Juan Pablo Carrizo, secondo portiere dell’Inter; Norbert Gyomber, difensore centrale del Pescara; Gennaro Sardo, terzino destro del Chievo; Marcello Gazzola, terzino sinistro del Sassuolo.
[Twitter: @neoandrea]
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Nell’albo dei pubblicisti dal 2013, ha scritto un eBook sui reporter di guerra e conseguito due lauree. A Catania si è innamorato del giornalismo sportivo; a Londra si è tolto la soddisfazione di collaborare per il Guardian e il Daily Mail. Esperto di digital marketing e amante dei social media, nel 2017 ha deciso di tornare a collaborare con VdC di cui era già stato volto e firma nel 2012-2013.