L’Atalanta si è ormai stabilmente consolidata come una delle realtà più affascinanti e concrete del calcio italiano ed europeo. Da squadra di provincia a protagonista assoluta, la Dea continua a scrivere pagine di storia, stupendo ogni anno con il suo calcio spettacolare abbinato a risultati straordinari. Il 2024 volge al termine e per i nerazzurri è stato l’anno della consacrazione. Dal primo trofeo dell’era Gasperini, l’Europa League conquistata contro il Bayer Leverkusen lo scorso 22 maggio a Dublino, al primo posto in solitaria in Serie A.
Dopo sedici giornate di campionato, infatti, l’Atalanta è in vetta alla classifica con 37 punti, un attacco che continua a fare faville (39 gol segnati, media di quasi due gol e mezzo a partita) e una difesa che ha pian piano ritrovato certezze e solidità dopo un avvio di stagione tutt’altro che incoraggiante. Lo scorso 28 settembre, al termine della sesta giornata di Serie A, gli orobici avevano appena 7 punti, con ben tre sconfitte, di cui due consecutive, e 12 gol incassati (due a gara).
Da quel momento, l’Atalanta ha cambiato nettamente marcia, eguagliando la propria miglior striscia di vittorie consecutive in campionato (10) e mietendo vittime illustri, quali ad esempio Napoli e Roma in trasferta e Milan in casa. Il tutto subendo appena quattro reti e segnandone ben 21, ma soprattutto rivelandosi in grado di portare a casa l’intera posta in palio sia nelle gare in cui riesce a imporre il proprio dominio in lungo e in largo, sia in quelle partite bloccate e tirate dall’inizio alla fine.
In Champions League, invece, la Dea è reduce dal beffardo ko casalingo per 3-2 col Real Madrid, ma è in piena corsa per la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta e ha ridotto sempre più il gap con le squadre più abituate a calcare i palcoscenici internazionali. Ma com’è iniziata quest’incredibile era di successi di una squadra che tra il 1969 e il 2010 è retrocessa nove volte in Serie B? Tutto inizia nell’estate del 2016, quando Gian Piero Gasperini approda sulla panchina dell’Atalanta.
Il tecnico piemontese era considerato un allenatore valido ma mai del tutto in grado di affermarsi definitivamente. A Bergamo, però, trova sin da subito terreno fertile per le sue idee innovative. La sua filosofia di gioco, basata su pressing e intensità e votata all’attacco, si sposa perfettamente con la visione ambiziosa della società. Già nella sua prima stagione, Gasperini guida l’Atalanta al quarto posto in campionato, conquistando un’insperata e storica qualificazione in Europa League e lanciando giovani talenti come Kessié, Caldara, Conti e Gagliardini.
Nel 2017-2018, gli orobici si arrendono soltanto in semifinale contro la Juventus in Coppa Italia e superano il turno in Europa League, dominando la fase a gironi contro squadre del calibro di Everton (sconfitto 3-0 a Bergamo e 5-1 a Goodison Park) e Lione (1-1 al Parc OL e 1-0 tra le mura amiche), per poi sfiorare l’impresa contro il Borussia Dortmund ai sedicesimi di finale (ko per 3-2 in Germania e 1-1 a Bergamo). Il 2019 è l’anno della prima qualificazione in Champions League, grazie al terzo posto in campionato con 69 punti e un attacco inarrestabile da ben 77 gol.
Nella stessa stagione, i nerazzurri arrivano in finale di Coppa Italia, dopo aver eliminato Juventus e Fiorentina, ma in finale cadono 2-0 contro la Lazio. L’annata 2019-2020 fa storia a sé, in quanto è senza dubbio una delle più straordinarie e al tempo stesso più drammatiche nella storia del club. Mentre la squadra vive la sua miglior stagione di sempre (fino a quel momento), la città di Bergamo diventa il simbolo della tragedia legata alla pandemia di Covid-19. Le immagini delle colonne di camion militari carichi di bare, trasmesse in tutto il mondo, rappresentano il dramma umano della città.
Questo connubio di dolore e speranza rende la stagione indimenticabile, non soltanto dal punto di vista sportivo ma anche umano e simbolico. L’Atalanta affronta per la prima volta nella sua storia la Champions League, che inizia nel peggiore dei modi, perdendo le prime tre partite contro Dinamo Zagabria, Shakhtar Donetsk e Manchester City. Tuttavia, con un’incredibile rimonta (due vittorie e un pareggio nelle ultime tre giornate) conquista il secondo posto nel girone e approda agli ottavi di finale, in cui travolge il Valencia (4-1 all’andata a San Siro e 4-3 al ritorno al Mestalla).
La gara di ritorno, giocata a porte chiuse per via del coronavirus, è stata poi soprannominata la “partita zero”, in virtù della massiccia presenza di tifosi bergamaschi all’andata a Milano. La favola si interrompe ai quarti col Paris Saint-Germain, non senza emozioni. Fino all’89’, l’Atalanta è in vantaggio grazie al gol di Pašalić, prima di subire una beffarda rimonta nei minuti finali, con le reti di Marquinhos e Choupo-Moting che firmano il successo dei parigini. Un’uscita di scena dolorosa, ma che al contempo rappresenta il primo mattoncino della consacrazione a livello internazionale.
In campionato, l’Atalanta eguaglia il piazzamento dell’anno precedente (terzo posto con 78 punti), segnando la bellezza di 98 gol, con il trio composto dal Papu Gómez (7 reti e 16 assist), Iličić (15 gol e 8 assist) e Zapata (18 reti e 7 assist) in grande spolvero. Lo sloveno vive la sua miglior stagione in carriera, con 21 gol totali, tra cui un poker decisivo in casa del Valencia in Champions, ma la pandemia lo colpisce a livello emotivo, tanto da costringerlo a prendersi una pausa e tornare temporaneamente nel suo paese.
Riconfermatasi ai vertici del calcio italiano (terzo posto e finale di Coppa Italia persa con la Juventus) e tra le sorprese della Champions League, dove viene sconfitta agli ottavi dal Real Madrid, l’Atalanta deve fronteggiare anche delle difficoltà. Nel 2021-2022, infatti, arriva ottava in campionato (peggior risultato dal 2015-2016) e non va oltre i quarti in Europa League e la semifinale in Coppa Italia. Nella stagione seguente, la prima senza coppe europee dopo sei anni, la Dea centra il quinto posto in Serie A. Il piazzamento vale la qualificazione in Europa League, che poi vincerà contro il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, fino a quel momento imbattuto in stagione.
Dopo aver eliminato Sporting Lisbona, Liverpool e Marsiglia, gli orobici vivono una finale da incorniciare. La notte del 22 maggio, l’Aviva Stadium di Dublino diventa teatro del compimento del capolavoro della Dea, capace di imporsi 3-0 sul Leverkusen. Decisiva la tripletta di uno scatenato Ademola Lookman, grande protagonista nel torneo con cinque gol in undici partite. Tra i volti più importanti dell’Atalanta che punta al colpo grosso anche in patria, oltre all’attaccante nigeriano, già in doppia cifra, figurano anche il portiere Carnesecchi, gli insostituibili Éderson e De Roon, il bomber Retegui (capocannoniere della Serie A con 12 gol) e i sempreverdi Pašalić, Zappacosta e Djimsiti.
Non sono da meno molti giocatori che Gasperini ha rivitalizzato. Tra questi spiccano Kolasinac, Zaniolo e De Ketelaere. Grazie a un mix ideale di giocatori desiderosi di rilanciarsi, veterani affidabili e giovani talenti dal sicuro avvenire, l’Atalanta può continuare a sognare in grande senza tradire i propri valori e, soprattutto, nonostante la partenza di numerosi elementi di spicco della squadra.
Nel corso degli anni, infatti, la Dea ha dovuto rinunciare a tanti punti fermi, tra cui Muriel, Zapata, Iličić, Gómez, Malinovskyi, Gosens, Musso, Hateboer e Koopmeiners, sostituendoli sempre nel migliore dei modi e continuando a macinare risultati all’insegna del bel gioco. La situazione non cambia anche quando rinuncia, per scelta o per necessità, a qualche titolare. Il primo Scudetto nella storia del club è un sogno che inizia a sembrare sempre più concreto e anche in Champions l’obiettivo è arrivare lontano.
Naturalmente, vincere anche solo una delle due competizioni è un’impresa a dir poco ardua, soprattutto in virtù della folta concorrenza, ma l’Atalanta ha già dimostrato più volte di avere tutte le carte in regola per ambire ai traguardi più prestigiosi e significativi. Da outsider da tenere d’occhio, la Dea è diventata una delle realtà più riconoscibili e apprezzate del panorama calcistico nostrano e non ha alcuna intenzione di porsi limiti proprio sul più bello.
Fonte foto in evidenza: Eurosport
Dennis Izzo
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