L’irreparabile stava per accadere già al secondo match del girone contro i giustizieri della nostra Italia, la Svezia. Poi il goal di Kroos ha rimesso sui binari la Germania, sicura del passaggio del turno in vista dell’ultimo match del girone contro la Corea del Sud. Gli asiatici, eliminati matematicamente da tutto, sembravano i migliori avversari da affrontare per i campioni del mondo in carica, con il secondo biglietto per gli ottavi da contendersi tra Messico e Svezia. E invece proprio Son e compagni hanno giocato uno scherzo di cattivo gusto ai tedeschi, che si ritrovano impantanati in quella maledizione che ha già colpito Italia prima e Spagna poi. I campioni del mondo vanno a casa senza superare i gironi e per la Germania è una prima volta assoluta.
L’uscita dai giochi dei tedeschi era quanto mai impronosticabile. Anzi, per molti la squadra di Low aveva le carte in regola per provare la storica doppietta, vista la rosa in campo. Ma la maledizione dei campioni in carica non ha lasciato scampo nemmeno ai tedeschi. L’Italia nel 2010 pagò la scelta di richiamare lo stesso commissario di 4 anni prima. Lippi portò tanta confusione tra minestre riscaldate e scommesse perse in partenza e nonostante il facilissimo girone (Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia) uscì con soli due punti, tra lacrime, malumori e ossa rotte.
Quattro anni dopo, contro ogni pronostico, toccò alla Spagna. Se il movimento italiano sembrava essere già in declino prima della spedizione sudafricana, per la roja le sensazioni erano ben altre. Le furie rosse dal 2008 al 2012 hanno sbaragliato la concorrenza e vinto tutto quello che c’era da vincere con una facilità disarmante. Simbolo di quel dominio la finale vinta ai danni dei nostri in quel di Kiev per 4-0. E il mondiale brasiliano sembrava essere il giusto modo per il tramonto di un’epoca straordinaria: nessuno si aspettava il bis nella coppa del mondo, bensì un cammino tranquillo usando tutte le carte a disposizione. E invece, vuoi per un ricambio generazionale che andava fatto già nei due anni precedenti, vuoi per gli uomini sbagliati a cui aveva puntato, il mondiale spagnolo fu un vero e proprio disastro.
All’esordio la riedizione della finale di 4 anni prima è amarissima per Iniesta e compagni. Van Persie è autore di una gara straordinaria, l’Olanda domina in lungo e in largo e il risultato finale dice 5-1 per gli orange. Poi il Cile, che nel 2015 e nel 2016 vincerà anche la Copa America: i sudamericani portano a 8 le reti subite dagli spagnoli, che già al secondo match escono dalla competizione. Proprio quell’anno la Germania vince a mani basse un mondiale che solo nell’atto finale sembrava allontanarsi dalla terra europea. Vince grazie alla programmazione e al continuo rinnovarsi.
E proprio su questa falsa riga si muove il tecnico Low nei successivi anni, per evitare il disastro e continuare a vincere. La Confederations Cup giocata l’anno scorso ne è l’esempio più lampante, con le seconde linee capaci di imporsi in lungo e in largo in tutto il torneo: sui 5 match disputati solo un pareggio (contro il Cile, poi battuto in finale); Timo Werner scarpa d’oro; Julian Draxler miglior giocatore. La nazionale tedesca cerca di non ripercorrere gli errori dei suoi predecessori, compiendo anche un ricambio generazionale di qualità.
E invece anche nel mondiale russo i campioni in carica salutano già ai gironi. Salutano, oltretutto, nel peggiore dei modi: con tanta arroganza e superiorità e un ultimo posto che la dice tutta sul mondiale disputato. L’unico lampo, contro la Svezia, è arrivato dalla giocata del singolo e nei 3 match disputati in questo mondiale non si è mai data l’impressione di essere in corsa per la vittoria finale. Pesa la gestione degli uomini, pesa la mancata convocazione di uno dei migliori giocatori della scorsa Premier (Sanè), pesa anche e soprattutto un atteggiamento mai incline ad un torneo come questo. Così la maledizione dei campioni in carica continua, imperterrita, da ben 8 anni. E pensare che se non fosse stato per il Brasile nel 2006 (uscito ai quarti) la maledizione sarebbe al sedicesimo anno di età, con i francesi campioni in carica nel 2002 sbattuti fuori dal mondiale asiatico senza aver superato i gironi.
Francesco Mascali
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