Champions che va Champions che viene. Le partite di questa settimana completano il tabellone degli ottavi di finale, permettendoci i primi bilanci in vista del ritorno. Il martedì europeo, con Lione–Barcellona e Liverpool–Bayern Monaco, lasciava sperare a partite spettacolari e piene di gol, mentre Atletico Madrid-Juventus e Schalke 04-Manchester City non deludono le attese sia in termini di risultato che di sorprese.
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Una delle partite più attese, forse la più attesa dell’intero turno. Liverpool e Bayern sono sicuramente tra le squadre più offensive e spettacolari d’Europa e in virtù di questa premessa si attendeva una partita senza esclusioni di colpi, con il Liverpool leggermente favorito sulla squadra tedesca. Gli inglesi, finalisti della scorsa edizione, miravano moltissimo sul “fattore Anfield”, da anni un taboo per le squadre avversarie.
La squadra di Klop parte con un forte pressing, anche se la prima vera occasione è di Lewandowski, che al 12’ s’imbatte sul solito Alisson. Il Liverpool fa comunque la partita e al 31’ si divora una clamorosa palla gol con Sadio Manè, che, dopo una respinta maldestra dei difensori tedeschi, si trova a tu per tu con Manuel Neuer, ma sbaglia. Il senegalese e Salah sono protagonisti di tante occasioni sprecate, con l’egiziano fortemente criticato per una partita sottotono e al di sotto delle aspettative. Sempre nel primo tempo viene ammonito Kimmich, il giocatore più usato in questa stagione dai bavaresi, costretto a causa della diffida a saltare il ritorno.
Alla fine, prevale la voglia di non perdere. Bravo, in questo senso Kovac a mettere bene in campo la propria squadra, con Javi Martinez e Thiago praticamente perfetti in fase difensiva. Da segnalare anche l’ottima prestazione di Gnabry: l’esterno bavarese mette in netta difficoltà Robertson e al 59’ rischia anche un eurogol da 30 metri.
Grande attesa per il ritorno, partita con una precisa chiave di lettura: il Bayern cercherà di far valere il fattore campo, ma ogni eventuale gol del Liverpool varrà doppio. Da non trascurare, poi, un dato: il Liverpool in questa competizione, nella fase a gironi, è sempre uscito sconfitto dalle partite in trasferta.
Partita per molti dall’esito scontato. Gli spagnoli, però da qualche anno continuano con un rolino di marcia al quanto singolare: un grande inizio di stagione in Europa contrastato da una forma fisica sempre più deficitaria da Febbraio in poi, quando soprattutto la Champions entra nel vivo. Un aspetto che, ovviamente, può fare la differenza quando incontri una squadra organizzata e compatta, come quella francese, che gioca un bel calcio e ti costringe a ritmi serrati.
Il gioco, al pari della partita giocata a Liverpool, viene giostrato dai grandi favoriti. Anche in questo caso, però, a rendersi più pericolosi nei primi 30 minuti, sono i giovani francesi. Al 16’ è Terrier a lanciare un bolide che prima sbatte su Ter Stegen e poi sulla traversa. Tra i catalani il più attivo è Dembelé, che pochi minuti dopo si fa ipnotizzare da Lopes, migliore in campo dei suoi e non solo
Anche se il secondo tempo inizia con le iniziative del Lione, incapace però di impensierire davvero la squadra di Valverde. Messi e il Barcellona, però, accelerano minuto dopo minuto. Il numero 10 e Suarez ci provano tantissime volte, senza mai trovare la gioia del gol. Al 70’ il numero 9 mette sul fondo un eccezionale assist di Jordi Alba. L’uruguayano è in crisi, non segna in una trasferta europea dal 2015 (ultimo gol con la Roma) e cominciano a farsi insistenti le voci su un suo possibile sostituto a partire dalla prossima stagione.
Negli ultimi minuti il pressing del Barcellona si fa costante e il Lione crolla, ma neanche l’ingresso di Coutinho riesce a fare la differenza. Finisce in parità e senza gol. In vista del ritorno il Barcellona è certamente favorito, ma i blaugrana non dovranno sottovalutare il rischio di esporsi ai contropiedi del Lione con Traorè, Terrier e Depay chiamate a fare da mine vaganti per provare l’impresa.
Allegri contro Simeone. Era forse questa, più di tutte, la sfida nella sfida. Due allenatori simili ma con delle sfumature differenti. Uno fa dello spirito di squadra e del difensivismo il proprio mantra, l’altro da anni è tra i migliori in Europa anche per la capacità di saper gestire un gruppo sempre cangiante di prime donne. Una sfida affascinante con un comune denominatore: entrambi non hanno mai vinto la Champions. Entrambi, vuoi per la finale (si giocherà al Wanda Metropolitano), vuoi per gli investimenti estivi, vogliono arrivare fino in fondo. La Juventus, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, è chiamata a una prova di forza. L’Atletico, dopo aver vinto (ancora una volta) Europa League e Supercoppa Europea vuole arrivare al sogno proibito.
L’inizio, come da pronostico è intenso e senza esclusioni di colpi: Ronaldo tira una grande punizione prontamente respinta da Oblak. Nella stessa azione ammonito Diego Costa, che, essendo tra i diffidati, salterà la gara di ritorno. In una partita dal grande strapotere fisico non poteva non intervenire la moviola, grande new entry di questo turno di Champions. Per un contatto tra De Sciglio e Diego Costa viene inzialmente assegnato un calcio di rigore, prontamente (e giustamente) annullato dall’arbitro Zwayer che assegna contestualmente il calcio di rigore.
Nel secondo tempo i colchoneros affondano con più insistenza, e Diego Costa si divora a tu per tu con Szczesny un goal praticamente già fatto. Subito dopo tocca a Griezmann, che con un tiro da fuori scalfisce la traversa. La partita, poi, sembra essere sbloccata da un’incornata di testa dell’ex di turno Alvaro Morata, ma il VAR si erge ancora una volta protagonista: vede un fallo su Chiellini e riporta la gara in parità.
Il vantaggio dei padroni di casa, però, non tarda ad arrivare. Poco dopo, infatti, Gimenez sfrutta la dormita generale della difesa juventina e spiazza Szczesny con un rigore in movimento. A fare letteralmente impazzire di gioia il Wanda Metropoliano, poi, è il raddoppio di Godin: il capitano dei colchoneros, dopo un rimpallo, trova la traiettoria vincente da posizione defilatissima. L’Atletico corona una partita giocata a ritmi forsennati, con un risultato che in virtù delle occasioni sembra anche limitante.
Atteggiamento deludente, invece, della Juventus, che in Champions sembra non riuscire a sfruttare a pieno le grandi potenzialità del suo stellare reparto offensivo. Difficile ribaltare il punteggio contro questo Atletico, che fa della solidità difensiva la sua arma migliore. Difficile, ma non impossibile. Da registrare, infine, un brutto episodio che ha visto protagonista Simeone, il quale, dopo la prima marcatura dei suoi uomini, si è rivolto al pubblico presente a Madrid con un gesto decisamente volgare. Pronte le giustificazioni in sala stampa: avrebbe semplicemente festeggiato la marcatura e il gesto sarebbe stato rivolto ai suoi tifosi per sottolineare il grande “carattere” della squadra. Basterà per evitare la squalifica?
Il Manchster City vuole arrivare a tutti i costi alla fine della competizione e sin dalla vigilia si presenta come naturale favorito alla vigilia del match con lo Schalke 04. I pronostici tutto sommato si realizzano, anche se dopo una partita con continui cambi di scena.
La squadra di Guardiola parte subito forte e trova il gol di Aguero dopo un errore in disimpegno della difesa tedesca. Dopo succede di tutto. La reazione della squadra di Tedesco arriva con il tiro di Calougiri, che becca il braccio di Otamendi. Con l’assistenza del Var lo Schalke ottiene il rigore poi trasformato da Beentaleb. Passa qualche minuto e l’algerino trasforma pure il secondo penalty, questa volta provocato da una ingenua trattenuta di Fernandinho:Il centrocampista numero 10 non ha mai sbagliato un rigore da quando gioca in club professionistici.
Sembra piovere sul bagnato per Guardiola che, al rientro del secondo tempo, vede l’espulsione per doppia ammonizione di Otamendi, costretto dunque a non presentarsi in vista della sfida all’Etihad Stadium. Il City ci prova anche in 10, ma non sembra avere la lucidità adatta. Poi arriva uno di quei momenti che cambia il corso degli eventi: entra l’ex di turno, partito in panchina, Sanè, che dopo pochi minuti trova un gol da cineteca centrando una punizione da 30 metri. Rimonta completata poi, dall’assist formidabile del portiere Ederson: lancio millimetrico per Sterling, che dopo un contatto dubbio con un difensore segna la rete del 3-2.
Toti Pulvirenti
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