Il 27 novembre 2016 la Juventus usciva da Marassi sconfitta per 3-1 dal Genoa, dopo un avvio di primo tempo di totale blackout, nel quale El Cholito Simeone di fatto si mostrava per la prima volta al grande pubblico italiano, con una doppietta a Buffon. Dodici mesi dopo, la squadra di Allegri cede nuovamente sul campo del Luigi Ferraris, stavolta alla Sampdoria di Marco Giampaolo, squadra rivelazione del primo terzo di stagione in Serie A, subendo anche in questo caso tre gol, un passivo solo addolcito nel finale dalle reti di Higuain e Dybala.
Nella scorsa stagione, i bianconeri presero lo slancio da quella sconfitta per lanciare la rincorsa al sesto Scudetto consecutivo e alla finale di Champions League persa a Cardiff contro il Real Madrid, trovando gli stimoli necessari per ricompattarsi. Soprattutto, la gara di Marassi fu alla base del cambio di modulo della Juve, trasformata da Allegri con il progressivo abbandono della difesa a 3 per passare al “modulo a 5 stelle” che tante soddisfazioni avrebbe portato nella seconda parte di stagione. Chissà che non succeda lo stesso anche nelle prossime settimane, già a partire dalla sfida di Champions con il Barcellona di mercoledì. Una possibilità, già considerata in passato, è quella di passare a un centrocampo a tre, per offrire più protezione a una difesa che, specialmente dopo la partenza di Bonucci, è parsa troppo perforabile e abbandonata al proprio destino, specialmente quando la linea mediana è stata occupata da Pjanic e Khedira.
Corsi e ricorsi storici anche al San Paolo, dove il Milan ha continuato invano la propria ricerca di una vittoria sul campo del Napoli, che manca ormai dalla stagione dell’ultimo Scudetto (Robinho e Ibrahimovic i marcatori). Lorenzo Insigne, l’uomo più invocato dai calciofili italiani nell’ultima, drammatica settimana per la nostra Nazionale, ha colpito i rossoneri per la quinta volta in carriera, mantenendo immacolato il proprio score contro il Diavolo, aggiornato a sei vittorie e tre pareggi. L’ennesima dimostrazione di forza degli uomini di Sarri, che hanno approfittato della sconfitta dei rivali della Juventus per allungare in vetta alla classifica di Serie A.
Il Milan, dal canto suo, fatica ancora, a ormai quasi quattro mesi dall’inizio della propria stagione, a trovare una propria identità tattica, e non è riuscito a creare limpide occasioni dalle parti di Reina, anche se va riconosciuto a Montella il merito di aver preparato egregiamente la gara nella metà campo difensiva, concedendo poco a uno dei tridenti più devastanti del campionato. L’uscita anticipata di Suso, la scarsa condizione di Bonaventura, al rientro dall’infortunio, e la totale apatia di Kalinic al centro dell’attacco hanno fatto sì che le uniche opportunità nascessero dalle sgroppate palla al piede di Kessié, sempre caotico nella sua gestione del possesso.
Chi, invece, sembra procedere speditamente verso una propria identità, e soprattutto verso la solidità mentale necessaria per definirsi una grande squadra, è la Roma di Eusebio Di Francesco, che esce dal derby con la Lazio ulteriormente rafforzata nelle proprie convinzioni. De Rossi e compagni hanno imposto il loro ritmo – basso – agli avversari, portando, però, un pressing asfissiante sulla prima circolazione di palla, costringendo sempre l’inizio dell’azione sul lato di Bastos, l’anello debole della catena, come evidenziato in occasione del secondo gol, firmato Nainggolan, scaturito proprio da un grave errore in fase di impostazione da parte del centrale angolano, intercettato da Perotti.
In vista della sfida con l’Atletico Madrid, che potrebbe valere il pass per gli ottavi di finale di Champions League, i giallorossi hanno dimostrato di poter essere competitivi per le prime posizioni in Serie A, considerando anche la gara da recuperare. Particolarmente indicativo è il modo in cui sono arrivati gli ultimi successi, senza che Edin Dzeko, capocannoniere dell’ultima edizione del campionato, abbia segnato un solo gol. Il bosniaco, però, sa farsi valere anche in altri modi, tenendo su il pallone in modo egregio e consentendo alla squadra di salire e respirare nel momento di difficoltà, dopo l’ingenuità commessa da Manolas a metà ripresa.
Emergono, invece, in maniera per certi versi inaspettata, i limiti della formazione allenata da Inzaghi, che lo scorso anno aveva confezionato delle partite perfette per i suoi contro la Roma, perdendo l’andata in campionato solo per il clamoroso errore di Wallace ed eliminando i cugini nella doppia sfida di semifinale di Coppa Italia grazie a un’impostazione perfetta per far male in contropiede. Sabato, però, la linea difensiva particolarmente alta dei giallorossi ha spesso mandato fuori giri Immobile e compagni, incapaci di trovare il varco giusto. Il ritorno, imminente, di Felipe Anderson è sicuramente un’indicazione positiva, ma sembra che le soluzioni a disposizione di Inzaghino non possano garantire la possibilità di lottare fino in fondo per le primissime posizioni.
Competitiva, fino alla fine, sarà sicuramente l’Inter di Luciano Spalletti, trascinata dalla doppietta del solito Icardi nel derby lombardo contro l’Atalanta. Il centravanti argentino, poco concreto nella prima metà di gara, è salito in cattedra nella ripresa, con due colpi di testa che hanno regalato i tre punti e il controsorpasso ai danni della Juventus, che aveva scavalcato i nerazzurri dopo il pareggio con il Torino nell’ultima giornata. Anche in una gara poco brillante, l’allenatore toscano e la sua squadra sono in grado di portare a casa il bottino pieno, dato sintomatico della forza a livello mentale di un gruppo che, dopo anni di grandi delusioni, sembra esser pronto a cogliere finalmente anche i risultati tanto attesi, a differenza dei cugini che abitano l’altra sponda del naviglio.
Accanto alla accesa lotta per le prime quattro posizioni, si muove qualcosa anche in fondo alla classifica della Serie A. Il Cagliari, ritrovatosi dopo l’arrivo di Diego Lopez, ha vinto una partita importante sul campo dell’Udinese, complicando la posizione di Gigi Delneri, fortemente a rischio anche a causa della gestione dei giovani poco gradita dai Pozzo. Anche il Sassuolo, con la vittoria nel finale a Benevento, può dare una scossa alla sua stagione, mentre il vecchio lupo di mare Ballardini, tornato ad allenare il Genoa per la terza volta in carriera, è ripartito portando a casa i tre punti nello scontro diretto di Crotone, restituendo subito fiducia all’ambiente rossoblù.
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