Dicono che ogni partita abbia lo stesso valore di un’altra qualsiasi, d’altronde chi vince guadagna sempre tre punti. Ma ci sono partite speciali, in cui vincere conta più dei tre punti in sé. Certo, se poi vinci anche i campionati tanto meglio, ma quello che conta davvero in queste partite è dimostrare di essere superiore all’avversario. Questi sono i Clasicos sudamericani e scendere in campo in una di queste sfide non è mai una passeggiata di salute. Per tutta la settimana i tifosi chiedono solo una cosa, ed è vincere questo incontro, o almeno onorare dignitosamente la camiseta.
Il lungo pomeriggio sudamericano si è concluso nella notte italiana con l’ultimo Clasico di giornata, quello di Santa Cruz della Sierra. Andiamo, però, con ordine, perché la prima delle quattro stracittadine è stata quella molto calda di San Paolo tra Corinthians e Palmeiras, giocato all’Arena Corinthians con i padroni di casa che dovevano superare il difficile periodo di crisi e far fronte alla rimonta delle dirette inseguitrici, e tra queste figurava proprio il Palmeiras. Il Timão è ritornato ad essere quella bella squadra quadrata che aveva dominato il girone d’andata del Brasileirão imponendo subito il suo ritmo di gioco: era da un po’ che la squadra di Carille non riusciva ad essere sé stessa, e questo periodo negativo ha distrutto il largo vantaggio conquistato nello prima parte del campionato. Il match gira tutto in dieci minuti e si decide nella parte centrale del primo tempo. Passa il Corinthians con l’accoppiata paraguaiana Angel Romero-Balbuena che gela i cuori dei tifosi del Verdão: due gol in due minuti. La risposta ospite arriva nell’incornata di Yerry Mina, ma dopo altri due giri d’orologio Jo trasforma il rigore del 3-1. Nella ripresa, il Palmeiras ha accorciato le distanze, e per poco non ha segnato il gol del pari, come per poco il Corinthians non ha dilagato infilando il poker, e dopo sei minuti di recupero, in cui l’episodio più importante è il rosso sventolato in faccia a Dayverson appena entrato, è arrivato il fischio finale e il sospiro di sollievo per Fabio Carille che, nonostante la prima posizione, è stato messo sul banco degli imputati per le brutte prestazioni della sua squadra nell’ultimo mese e mezzo. Ora, con sei punti di vantaggio sul Santos, ed a sei giornate dal termine del Brasileirão 2017 l’aria in casa Corinthians è nettamente più serena. Ma non è finita del tutto, perché più là ci sono le insidie rappresentate da Flamengo e Fluminense.
La seconda sfida è andata di scena ad Asuncion nel Defensores del Chaco. Un SuperClasico non conosciuto quanto quello di Baires ma, almeno in patria, dello stesso livello di importanza. Insomma, cambiano i colori, i giocatori, lo stadio, ma non la passione della gente. Il Cerro Porteño con tre punti avrebbe potuto allungare e spiccare il volo verso il titolo. L’argentino Diego Churin, servito dallo strepitoso Jorge Rojas (o Rojitas, come amano chiamarlo in Paraguay), ha provato a lanciare il Ciclon in vetta alla classifica. A fine primo tempo gli Azul-Grana avevano sei punti di vantaggio sui cugini dell’Olimpia. Tra l’altro la squadra allenata da Leonel Alvarez ha una partita in meno, per cui, potenzialmente, il vantaggio al duplice fischio era di ben nove punti. Nel secondo tempo, però, si è accesa la lampadina del Decano, quel Willy Mendieta che quando è in giornata non ce n’è per nessuno: il gol del pari è un suo bolide rasoterra sul palo più lontano, poi ci ha pensato Nestor Camacho a demolire tutti i sogni di gloria di Churin e compagni, infilando il gol del definitivo sorpasso. Tutti contenti a trenta punti, con un campionato incerto che svelerà il suo vincitore solo nelle ultime giornate.
Ed eccoci al piatto caldo, nei confronti del quale i primi due, per quanto prelibati, sono solo dei buoni antipasti: il SuperClasico numero 200 in campionato tra River e Boca, giocato al Monumental. I Millonarios dovevano assolutamente superare l’eliminazione shock subita in Libertadores, e una vittoria nel SuperClasico poteva fungere quantomeno da buona terapia. Infatti la gara l’hanno dominata, ma non abbastanza per portare a casa il bottino pieno, anzi, neanche quello minimo. L’andamento della gara ha visto il Boca andare in vantaggio, il River pareggiare e poi ancora gli ospiti tornare avanti. Tutti aspetti relativi, perché sono gli spunti tattici e statistici che incuriosiscono: a far male agli Xeniezes nella prima frazione è stata la posizione del Pity Martinez o di Nacho Fernandez (i due si scambiavano spesso i ruoli), posizionati alle spalle del trio di centrocampo del Boca che non riusciva mai ad arginarli. Un assedio finché proprio Nacho Fernandez, con un intervento killer sul petto di Cardona, non si è fatto espellere. La punizione dal limite che ne è scaturita, battuta proprio dal colombiano colpito dai tacchetti del fantasista della Banda sullo sterno, è valso il primo gol azul y oro: un tiro preciso, incastonatosi all’incrocio dei pali. Dopo lo sbando, il River ha ripreso a macinare gioco e, complice l’espulsione assolutamente inventata da parte di Pitana per lo stesso Cardona, a causa di un codazo che non c’è mai stato, il River ha trovato il suo equilibrio e ha pescato il jolly con una perla sublime di Ponzio, che ha sorpreso Rossi dalla lunga distanza. A questo punto Gallardo ha osato, passando ad una dannosa difesa a tre, perché in questo frangente il Boca ha trovato il nuovo sorpasso con Nandez, che nel primo tempo era rimasto offuscato proprio perché il River in undici uomini non dava ai centrocampisti del Boca la possibilità di giocare il pallone con intelligenza e accuratezza. Poi, fino alla fine, solo attacchi confusi della squadra di casa, che avrebbe anche trovato il pareggio, se non fosse che, anche qui, una valutazione errata da parte dell’arbitro, in questo caso il secondo assistente, ha annullato la buona azione di Auzqui, assegnando un calcio d’angolo inesistente. Il Boca vola in testa con otto vittorie su otto partite: la squadra di Schelotto, a punteggio pieno, sta infrangendo ogni record. Ventuno gol, appena due subiti: numeri che sottolineano una grande solidità di squadra e un reparto offensivo pirotecnico che ha trovato in Benedetto, capocannoniere del campionato con otto gol, la sua massima espressione. A parte tutto ciò, a casa Amarilla saranno molto più contenti per il +12 rifilato al River Plate in queste prime otto giornate.
L’ultimo Clasico, che si è chiuso nella notte italiana, è quello Cruceño tra Blooming e Oriente Petrolero. Non è molto conosciuto in quanto è un derby boliviano, ma è una partita molto sentita. A tutti gli effetti, è la partita più calda della Bolivia. Pronti-via e gli ospiti (si fa per dire, poiché le due squadre condividono lo stadio) passano in vantaggio con una bella incornata di Luis Lopez che ha ammutolito Los Chiflados, ossia la Barra Bravas dei Guerreros Celestes che occupano di consueto il settore dello stadio di fronte quella porta. La risposta dei padroni di casa è nei piedi del Picante Pereyra, ma il pari arriva solo nella ripresa a curve ristabilite, firmato da Leandro Vaca, bravo ad incrociare il destro sul secondo palo. Azione fotocopia per José Meza che, a quattro minuti dalla fine, ha riportato in vantaggio l’Oriente Petrolero. Il gol sembrava aver chiuso la contesa, d’altronde c’erano solo una manciata di secondi da giocare, ma al novantesimo la zampata del difensore Pablo De Miranda, che l’ha risolta in mischia, ha riportato il match in parità.
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