I record sono fatti per essere battuti. Una frase che spesso e volentieri sentiamo pronunciare da qualcuno che si vede strappare un primato personale, in ambito sportivo e non solo, magari dopo tanti anni. Lo disse il celebre tennista svedese Björn Borg quando vide Roger Federer superare il suo record di cinque vittorie consecutive a Wimbledon tra il 2003 e il 2007 e lo avrà senz’altro pensato Paolo Maldini, che ieri è stato scavalcato da Gigi Buffon al primo posto della classifica dei giocatori con più presenze della storia della Serie A.
Scendendo in campo nel derby della Mole vinto per 4-1 contro il Torino, infatti, Buffon ha toccato quota 648 apparizioni in massima serie, di cui 168 col Parma tra il 1995 e il 2001 e 480 con la Juventus dal 2001 ad oggi, eccezion fatta per la scorsa annata vissuta al Paris Saint-Germain. Un traguardo storico, di cui probabilmente non è semplice comprendere immediatamente l’enorme significato: per farlo, basterebbe pensare che superare le 647 presenze di Maldini, capace di giocare ben 25 stagioni consecutive in Serie A, era un’impresa tutt’altro che scontata, non riuscita nemmeno a giocatori che hanno segnato la storia del nostro campionato per circa un ventennio, come Javier Zanetti (615 apparizioni tra il 1995 e il 2014), Roberto Mancini (541 presenze dal 1981 al 2000) e Alessandro Del Piero (478 gare disputate in due distinti periodi, dal 1993 al 2006 prima e dal 2007 al 2012 poi), e nemmeno a chi ha giocato lo stesso numero di stagioni dell’ex capitano rossonero in Serie A, come Francesco Totti, che alla Roma dal 1992 al 2017 ha messo insieme 619 presenze.
Classe 1978, Buffon debutta in Serie A il 17 novembre 1995, a soli 17 anni, nel match Parma-Milan 0-0, mettendo sin da subito in mostra le sue qualità. Nell’estate 2001 passa alla Juventus per 75 miliardi di lire più il cartellino di Bachini (al momento del suo acquisto, risulta il giocatore più oneroso nella storia del club bianconero), dopo aver vinto una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa UEFA con i ducali, il nativo di Carrara si afferma definitivamente come uno dei migliori portieri, se non il migliore in assoluto, del panorama calcistico nostrano e internazionale. Nella finale di Champions League persa contro il Milan nel 2003 a Manchester si rende autore di una parata straordinaria su un tentativo di Pippo Inzaghi e para i rigori di Seedorf e Kaladze.
Nel 2006 è tra i principali protagonisti del quarto titolo mondiale vinto dall’Italia di Marcello Lippi, già suo allenatore alla Juventus dal 2001 al 2004. Dal primo all’ultimo minuto di una Coppa del Mondo che ancora oggi scalda i cuori degli appassionati, dal vittorioso debutto per 2-0 col Ghana al successo con la Francia ai rigori nella finalissima del 9 luglio all’Olympiastadion di Berlino, la porta di Buffon è praticamente inespugnabile, tanto che in sette partite gli Azzurri subiscono soltanto due reti, un rocambolesco autogol di Zaccardo nella seconda gara del girone (1-1 con gli Stati Uniti) e un cucchiaio di Zidane su rigore per aprire le danze in finale. Le sue parate, in particolar modo quelle in semifinale con i padroni di casa della Germania e quella su un colpo di testa dello stesso Zidane, sono tutte tanto decisive quanto spettacolari.
Difficile riassumere nel migliore dei modi la carriera di Buffon e i suoi momenti più significativi, perché probabilmente non basterebbe un dettagliato romanzo. Il record di presenze in Serie A è solo l’ultimo (e speriamo non in senso assoluto) di una lunga serie di traguardi individuali, tra cui il record di imbattibilità nella storia del campionato italiano (974 minuti senza subire gol, da Sampdoria-Juventus 1-2 del 10 gennaio 2016 a Torino-Juventus 1-4 del 20 marzo dello stesso anno. Dopo quattro anni, nella stessa partita (conclusasi, tra l’altro, col medesimo punteggio), Superman stabilisce un altro primato che certifica ancor più la grandezza, ammesso che ce ne fosse bisogno.
Eppure, la strada che Gigi ha dovuto percorrere nel corso degli anni ha riservato numerosi ostacoli e insidie al portiere toscano, che ha sempre sostenuto con convinzione le proprie idee e i propri punti di vista, attirandosi in alcuni casi l’antipatia di chi non ha saputo cogliere al meglio le sfumature di un personaggio unico nel suo genere. Perché al fianco di nomi come Maldini, Del Piero e Totti c’è inevitabilmente anche quello di Buffon, un’autentica leggenda vivente, un gigante del mondo del pallone, che rappresenta ciò che Roger Federer è per il tennis e Michael Jordan è stato per la pallacanestro. A 42 anni, non è più il titolare indiscusso della Juventus e nel 2018 ha anche lasciato la Nazionale, ma quando gioca ci tiene sempre a ricordare che è ancora tra i migliori al mondo nel suo ruolo – come nella recente finale di Coppa Italia contro il Napoli – e che continuare a giocare (recentemente ha rinnovato il proprio contratto con la Vecchia Signora fino al 2021) non è affatto una forzatura.
“648 non è un numero ma una vita intera. Una vita con due guanti, una vita tra due pali, una vita fatta di tante sfide. E la sfida più bella deve ancora venire. 648 volte grazie.”, recita il messaggio pubblicato da Buffon sul proprio profilo Instagram dopo il derby della Mole che lo ha consegnato ancora una volta alla storia, ricalcando il suo nome e la sua figura nell’Olimpo del calcio. 648 volte grazie anche a te, Gigi.
Dennis Izzo
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