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NBA Awards VdC: Shai MVP, brillano Cavs e Pistons, disastro Phila
18 Aprile 2025
Basket

NBA Awards VdC: Shai MVP, brillano Cavs e Pistons, disastro Phila

Home » Voci di Sport » Basket » NBA Awards VdC: Shai MVP, brillano Cavs e Pistons, disastro Phila

La regular season NBA 2024-2025 è ufficialmente giunta al termine, lasciando dietro di sé una scia di emozioni, record infranti e storie indimenticabili. Con l’attenzione ormai tutta rivolta ai playoff, è tempo di tirare le somme. Tra exploit inaspettati, delusioni cocenti e infortuni pesanti, la stagione regolare ha regalato conferme e sorprese, riscrivendo più di una narrativa e consolidandone altre.

Abbiamo assistito a prestazioni straordinarie da parte di giovani sempre più affermati e campioni eterni come LeBron James, Steph Curry, Kevin Durant e James Harden, che continuano a fare la differenza. Tra gli scossoni più clamorosi della stagione, impossibile non citare la maxi trade che ha portato Luka Dončić ai Los Angeles Lakers.

Un colpo di scena che ha letteralmente ribaltato le gerarchie della lega nel corso della stagione. L’effetto Dončić si è visto subito a L.A., con un impatto offensivo devastante e un’improvvisa inversione di rotta per una squadra che faticava a trovare continuità e che, invece, adesso, si ritrova nel gruppetto delle principali pretendenti al titolo.

Shai Gilgeous-Alexander ha conquistato il titolo di miglior realizzatore della lega con 32.7 punti di media, trascinando i Thunder al primo posto della Western Conference (con il miglior record di tutta la lega). Nikola Jokić, dal canto suo, è diventato il primo centro nella storia a chiudere una stagione in tripla doppia di media.

Tra le squadre che si sono contraddistinte come non citare anche i Cleveland Cavaliers. Il roster dell’Ohio ha dominato l’Eastern Conference dove abbiamo visto anche la rivelazione Detroit Pistons, tornata ai playoff dopo cinque anni. Tra le principali delusioni, invece, si attestano Phoenix Suns e Philadelphia Sixers. Con queste premesse, ecco le nostre scelte per i premi individuali e di squadra della regular season NBA 2024-2025.

NBA

Shai Gilgeous-Alexander, trascinatore degli Oklahoma City Thunder primi a Ovest. (Fonte: Bleacher Report).

MVP: Shai Gilgeous-Alexander (Oklahoma City Thunder)

32.7 punti, 5 rimbalzi, 6.4 assist e 1.7 recuperi col 52% dal campo e il 37% da dietro l’arco

Se non ora, quando? L’ennesima stagione da capogiro di Nikola Jokić non passa inosservata, ma Shai Gilgeous-Alexander ha vissuto un’altra annata da incorniciare. Il 26enne si è preso le chiavi della squadra in mano. Se, adesso, gli Oklahoma City Thunder sono la squadra favorita al titolo (secondo i bookmakers) il motivo principale è la presenza del cestita canadese.

Numeri impressionanti, ma non finisce qui. Il tre volte All-Star è anche il settimo giocatore di sempre con almeno 20 punti in 60 partite consecutive. SGA ha eguagliato giocatori del calibro di Wilt Chamberlain, Oscar Robertson, Kareem Abdul-Jabbar, Michael Jordan, Kobe Bryant e Kevin Durant e portandosi a quota 72. Nemmeno le polemiche sui tanti tiri liberi intaccano il valore delle sue prestazioni. Senza andare mai in lunetta, infatti, Shai segnerebbe comunque 26 punti a partita.

Oltre a ciò, il classe ‘98 è primo in NBA per tiri segnati (860), win shares (16.7) e defensive win shares (4.8). Il miglior giocatore della squadra col miglior record della lega (primo posto a Ovest con 68-14): basta e avanza per consegnargli il primo MVP della sua già brillante carriera.

Quarta scelta al Draft 2024, Stephon Castle è primo tra i rookie per punti per partita e gare da almeno 20 punti. (Fonte: Polymarket Hoops).

Rookie of the Year: Stephon Castle (San Antonio Spurs)

14.7 punti, 3.7 rimbalzi e 4.1 assist col 43% dal campo

La corsa per il premio di Rookie of the Year è stata serrata e incerta, complice l’adattamento non immediato di molti dei volti nuovi della lega. Ma con il passare delle settimane, il talento ha iniziato a emergere con forza. Da Risacher a Sarr, da Wells a Castle: quest’ultimo, selezionato con la quarta scelta assoluta al Draft dai San Antonio Spurs dopo il titolo NCAA vinto con UConn, ha saputo imporsi con autorevolezza in NBA.

Castle ha chiuso con delle ottime percentuali, nonostante la concorrenza nel ruolo di giocatori del calibro di Chris Paul e De’Aaron Fox. Leader tra i rookie per partite da almeno 10 punti (60) e 20 punti (26), il 20enne ha impressionato per la varietà del suo gioco e una personalità che ricorda più un veterano navigato che un giocatore al primo anno.

NBA

Evan Mobley, 23 anni, si è definitivamente imposto ad alti livelli nel corso di questa stagione. (Fonte: NBA History).

Defensive Player of the Year: Evan Mobley (Cleveland Cavaliers)

18.5 punti, 9.3 rimbalzi, 3.2 assist, 0.9 recuperi e 1.6 stoppate col 56% dal campo e il 37% da dietro l’arco

La regular season 2024-2025 rimarrà a lungo nel cuore e nella mente dei tifosi dei Cleveland Cavaliers, primi a Est. Tra i protagonisti indiscussi della loro ottima annata, spicca Evan Mobley, che a 23 anni si è imposto come uno dei migliori giocatori nel suo ruolo.

Il lungo nativo di San Diego ha chiuso la sua miglior (fin qui) stagione regolare di sempre, facendosi apprezzare per l’incredibile versatilità su entrambi i lati del campo. In difesa è un’autentica certezza. Quarto per stoppate, terzo per tiri contestati e secondo per percentuale concessa agli avversari su tiri da non più di cinque piedi (circa un metro e mezzo) dal ferro, il numero 4 dei Cavaliers è stato nominato due volte Difensore del Mese dell’Eastern Conference (dicembre e febbraio).

Tra gli altri giocatori che si sono messi maggiormente in mostra dal punto di vista difensivo, figurano certezze e sorprese, tra cui Draymond Green e Jaren Jackson Jr., già vincitori del premio di DPOY, rispettivamente nel 2017 e nel 2023, Ivica Zubac, Lu Dort e Dyson Daniels.

Annata a dir poco memorabile per Cade Cunningham, per la prima volta All-Star, e i suoi Detroit Pistons. (Fonte: Polymarket Hoops).

Most Improved Player: Cade Cunningham (Detroit Pistons)

26.1 punti, 6.1 rimbalzi, 9.1 assist e una palla recuperata col 47% dal campo e il 36% da dietro l’arco

Dopo tre stagioni complicate, segnate da infortuni e da una Detroit in piena ricostruzione, Cade Cunningham ha finalmente preso in mano la squadra, diventandone il volto tecnico e carismatico. Il classe 2001 ha vissuto la sua miglior stagione NBA, facendo un salto netto in termini di leadership, efficienza e impatto.

Cunningham ha chiuso la regular season con medie davvero ottime e, ovviamente, in netto miglioramento rispetto alla passata stagione. Il 23enne ha guidato i Pistons al sesto posto a Est e alla loro prima stagione vincente dal 2016. Oltre a ciò, si è spesso reso autore di prestazioni decisive contro squadre di alto livello. La sua evoluzione ha trasformato Detroit da cantiere aperto a squadra vera. Un Most Improved a tutti gli effetti, simbolo di una rinascita tanto personale quanto collettiva.

Menzione speciale anche per Dyson Daniels. Finito agli Atlanta Hawks nell’ambito della trade che ha portato Dejounte Murray ai New Orleans Pelicans, il 22enne australiano ha trovato l’ambiente ideale per sviluppare le sue doti migliori. The Great Barrier Thief  ha messo a referto 14.1 punti, 5.9 rimbalzi, 4.4 assist e ben 3 palle rubate a partita (primo giocatore a riuscire nell’impresa in 30 anni) col 49% dal campo.

Kenny Atkinson, primo allenatore nella storia a vincere le prime undici partite con la sua nuova squadra. (Fonte: Nick Karns).

Coach of the Year: Kenny Atkinson (Cleveland Cavaliers)

1º posto a Est con 64 vittorie e 18 sconfitte

Tornato a ricoprire il ruolo di head coach dopo quattro anni da assistente tra Clippers e Warriors, coach Atkinson ha impiegato ben poco tempo a far compiere ai Cleveland Cavaliers il definitivo salto di qualità. Sulla base dell’ottimo lavoro di J.B. Bickerstaff, cui va il merito di aver riportato la squadra ai playoff, l’ex allenatore dei Nets è riuscito a massimizzare il rendimento di ognuno dei giocatori a sua disposizione.

I Cavs si sono imposti sin da subito come una delle migliori squadre della lega, centrando il primo posto a Est con 64 vittorie e 18 sconfitte (Cleveland non vinceva almeno 60 partite dal 2009-2010). Atkinson ha distribuito intelligentemente minuti e possessi, dando modo ai giocatori chiave di imporsi e, al contempo, a quelli di contorno di recitare un ruolo non certo meno importante (basti pensare alla crescita esponenziale di Ty Jerome).

NBA

Passato dagli Hawks ai Cavaliers a febbraio, De’Andre Hunter si è confermato un ottimo jolly in uscita dalla panchina. (Fonte: TheCavsJack).

Sixth Man of the Year: De’Andre Hunter (Atlanta/Cleveland)

17 punti, 4 rimbalzi e 1.4 assist col 47% dal campo e il 40% da dietro l’arco

Miglior stagione in carriera per il 3-and-D classe ‘97, che lo scorso febbraio è passato da Atlanta a Cleveland via trade. In 64 partite, di cui 55 in uscita dalla panchina, Hunter ha avuto un ottimo impatto nei Cavs adattandosi prontamente al sistema di gioco del roster di coach Atkinson. L’ex giocatore degli Hawks, oggi, è un tassello fondamentale delle rotazioni di Cleveland che punta dritta al titolo anche grazie al suo impatto dalla panchina.

De’Andre Hunter ha vinto le sue prime 13 partite in quel di Cleveland, presentandosi ai suoi nuovi compagni e tifosi con 14.5 punti di media col 51% dal campo e da tre. Nel corso della regular season, inoltre, la quarta scelta assoluta al Draft 2019 ha centrato il suo career-high per punti (35). Degne di essere menzionate anche le ottime annate di Malik Beasley e Payton Pritchard. Il primo è stato tra le migliori armi dei sorprendenti Pistons, segnando 16.3 punti di media col 42% da tre e 319 triple a referto (meglio di lui soltanto Anthony Edwards con 320). La guardia dei Celtics, dal canto suo, ha messo a referto 14.3 punti di media col 47% al tiro e il 41% da dietro l’arco. 

NBA

Darius Garland, Donovan Mitchell e Jarrett Allen, tre tra i principali protagonisti dell’ottima regular season dei Cleveland Cavaliers. (Fonte: NBA).

Miglior squadra NBA: Cleveland Cavaliers

1º posto a Est con il secondo miglior record della lega (64-18)

Dopo gli ottimi progressi mostrati lo scorso anno sotto la guida di J.B. Bickerstaff, i Cleveland Cavaliers hanno compiuto un ulteriore, enorme salto di qualità, dominando la Eastern Conference con un record di 64 vittorie e 18 sconfitte. Degne di nota anche le numerose strisce di successi consecutivi (15 per dare il via alla stagione, 12 tra metà dicembre e gennaio, 16 tra inizio febbraio e metà marzo).

Nel corso della regular season da poco giunta al termine, Cleveland ha mietuto vittime illustri, risultando la squadra col miglior attacco della lega (121.9 punti a partita), nonché la seconda per percentuale dal campo (49%) e da tre (38%) e triple segnate a partita (15.9). Oltre a ciò, gli uomini di Atkinson hanno mandato ben sei giocatori in doppia cifra di media (sette se si considerano i 10.2 punti per partita di LeVert prima del suo passaggio agli Hawks).

Medie davvero ottime per tutti i suoi attori principali. Come testimoniano i 24 punti di media per Mitchell, 20.6 per Garland, 18.5 per Mobley, 14.3 per Hunter, 13.5 per Allen e 12.5 per Jerome. Per la terza volta nella propria storia, la prima senza LeBron James, inoltre, i Cavaliers hanno vinto 60 (o più) partite.

Tyrese Maxey, Joel Embiid e Paul George hanno giocato insieme appena sedici partite quest’anno. (Fonte: SLAM).

Peggior squadra NBA: Philadelphia Sixers

13º posto a Est con il quinto peggior record della lega (24-58)

Situazione totalmente inversa per i Philadelphia 76ers, che probabilmente  ricorderanno il 2024-2025 come l’anno zero del loro progetto tecnico. Del famoso “The Process” è rimasto ben poco. A fronte di numeri disastrosi e prestazioni tragicomiche, Philly ha toccato il fondo. La scorsa estate, le premesse sembravano le migliori possibili, con l’arrivo di Paul George in free agency a rinforzare una squadra che poteva contare su Embiid e Maxey.

Sin da subito, però, le cose hanno preso la piega peggiore per la franchigia della città dell’amore fraterno, costretta a fare i conti con i ripetuti infortuni delle proprie stelle. Appena sedici partite insieme per Embiid, Maxey e George, che hanno saltato rispettivamente 63, 30 e 41 gare quest’anno. L’ottimo avvio di stagione del rookie Jared McCain e il colpo Quentin Grimes alla deadline sono tra le poche note liete di una stagione da dimenticare, chiusa al terzultimo posto a Est col terzo peggior record della lega (24-58).

I Sixers non facevano così male dalla stagione 2015-2016, in cui fecero registrare il terzo peggior storico di sempre (10-72). Il “kintsugi”, tecnica cara ai giapponesi che consiste nel riparare oggetti in ceramica rotti, stavolta potrebbe non essere abbastanza. In free agency sarà rivoluzione (quasi) totale?

NBA

I Detroit Pistons sono indubbiamente tra le migliori sorprese della regular season NBA 2024-2025. (Fonte: NBA Memes).

Squadra rivelazione: Detroit Pistons

6º posto a Est con 44 vittorie e 38 sconfitte

Peggior squadra della stagione 2023-2024 (chiusa all’ultimo posto a Est con appena 14 vittorie e ben 68 sconfitte), i Pistons si sono definitivamente rilanciati quest’anno. Dalla scelta di affidare la panchina a J.B. Bickerstaff, ai vari colpi degni di nota tra Draft (Ron Holland) e free agency (Tobias Harris, Malik Beasley, Paul Reed e Tim Hardaway), Detroit ha fatto ottime mosse e la bontà del lavoro del front office è stata ampiamente ripagata dai risultati.

La franchigia della Motor City, infatti, ha addirittura triplicato il numero di vittorie dello scorso anno, chiudendo la stagione al sesto posto nella Eastern Conference con un record di 44-38 (miglior piazzamento dal 2007-2008). La squadra di Bickerstaff ha anche espresso un basket molto bello da vedere, con ogni giocatore sempre disposto a sacrificarsi per i compagni e un’intensità in entrambe le metà campo che poche altre squadre possono vantare.

Il Big 3 Booker-Durant-Beal non ha funzionato: niente qualificazione ai playoff per i Phoenix Suns. (Fonte: NBACentral).

Squadra flop: Phoenix Suns

11º posto a Ovest con 36 vittorie e 46 sconfitte

I Phoenix Suns non ricorderanno certo favorevolmente una stagione che li ha visti soffrire dall’inizio alla fine. Se si esclude l’incoraggiante avvio (9-2 nelle prime undici gare), infatti, la franchigia dell’Arizona ha mostrato enormi lacune e difetti strutturali. Phoenix ha perso 17 partite su 24 tra novembre e gennaio e 10 su 13 a febbraio, per poi chiudere la regular season con una sola vittoria nelle ultime dieci gare.

Dopo lo sweep subito ad opera dei Minnesota Timberwolves al primo turno dei playoff lo scorso anno, i Suns sono riusciti nell’impresa di fare addirittura peggio, non riuscendo a qualificarsi alla post season. Un crollo verticale per una squadra che nel 2021 partecipava per la prima volta nella sua storia alle Finals. Il Big 3 Durant-Booker-Beal sembra destinato a separarsi dopo due anni a dir poco fallimentari.

NBA

Ty Jerome, preziosa arma per i Cleveland Cavaliers in uscita dalla panchina: per lui 12.5 col 52% al tiro e il 44% da tre. (Fonte: TheCavsJack).

Giocatore rivelazione: Ty Jerome (Cleveland Cavaliers)

12.5 punti, 2.5 rimbalzi, 3.4 assist e 1.1 recuperi col 52% dal campo e il 44% da dietro l’arco

Dopo appena 2 partite nel 2023-2024, Ty Jerome ha vissuto una breakout season, riuscendo a diventare un vero e proprio jolly degli ottimi Cleveland Cavaliers. Con 12.5 punti col 52% dal campo e il 44% da tre in 70 partite in uscita dalla panchina, il 27enne è tra i protagonisti assoluti della regular season dei Cavs.

L’ex Suns e Warriors ha anche fatto registrare il suo career-high per punti e triple segnate (33 punti con 8 triple contro i Sixers a gennaio). Numeri e prestazioni che rendono Ty Jerome il simbolo perfetto del lavoro encomiabile di Kenny Atkinson al suo primo anno sulla panchina dei Cleveland Cavaliers.

Joel Embiid ha saltato ben 63 partite su 82: una delle tante note dolenti di un’annata pessima per i Philadelphia Sixers. (Fonte: On Pattison).

Giocatore più deludente: Joel Embiid (Philadelphia Sixers)

23.8 punti, 8.2 rimbalzi e 4.5 assist col 44% dal campo e il 30% da dietro l’arco in 19 partite

Da MVP di due anni fa a grande assente: la stagione di Joel Embiid è stata un incubo. A causa dei suoi continui problemi fisici, il centro camerunese, naturalizzato americano, ha giocato appena 19 partite. Con un impatto, dunque, pressoché nullo.

A livello statistico, le sue cifre restano discrete (23.5 punti, 9.2 rimbalzi, 4.1 assist col 49% al tiro), ma sono numeri sparsi in un campione troppo ridotto per fare davvero la differenza. Da un giocatore considerato top 5 della lega ci si aspettava ben altro. La stagione di Embiid è lo specchio dell’annus horribilis dei Sixers.

Non è da meno il suo compagno di squadra Paul George. Approdato ai Philadelphia Sixers nella scorsa free agency, PG ha saltato ben 41 partite su 82 e offerto pochissime prove positive. Il classe ’90 ha segnato almeno 20 punti in sole dieci occasioni (quasi le stesse in cui non è andato in doppia cifra). Non il miglior biglietto da visita per un giocatore che Philadelphia ha messo sotto contratto con un quadriennale da 212 milioni di dollari complessivi.

Fonte foto in evidenza: 6ixBuzzTV

Dennis Izzo e Giuseppe Rosario Tosto

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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