Ashleigh Barty, un nome, un ispirazione, una nuova leggenda del tennis australiano. La ragazza, nativa di Ipswich, corona oggi il sogno di una carriera battendo in finale degli Australian Open l’americana Danielle Collins per 6-3 7-6.
Una partita che certamente la vedeva favorita, così come le altre che l’hanno portata all’atto finale, ma non dal risultato già scritto. Soprattutto, se sei australiana e ti giochi nella Rod Laver Arena un trofeo che ai colori Aussie manca dal 1978. Però “Ash“, come la chiamano i tanti tifosi che non le fanno mai mancare il loro supporto, è la numero uno al mondo e da tale si è comportata.
La partita odierna, così come le due settimane di torneo, si possono racchiudere in una sola parola: solidità. Sì, solidità nel primo set che sul due pari annulla una palla break con un dritto vincente, tenendo poi il turno di battuta e strappandolo nel game successivo all’avversaria. Solidità, anche nel secondo set, quando sotto addirittura per 1-5 riesce a rientrare sul punteggio di 5-5. Il panico, la Barty non sa dove sta di casa, e nel tie-break lascia andare il braccio dominandolo e chiudendolo per sette punti a due con il suo colpo migliore: il dritto.
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Il successo non viene a nessuno per caso e certe volte le strade che ti portano ad esso possono risultare piuttosto contorte. E Ashleigh lo sa benissimo. Sin dall’inizio della sua carriera, era ritenuta l’astro nascente del tennis australiano ma supportare il peso di una nazione intera in un età giovane non è facile. Non lo è affatto.
Dopo gli Us Open del 2014, a 18 anni, aveva detto basta e deciso di appendere la racchetta al chiodo per diventare una giocatrice di Cricket. “Sono passata da essere una sconosciuta ovunque nel mondo a vincere Wimbledon juniores e sei mesi dopo a giocare agli Australian Open. Sono stata vittima del mio stesso successo“.
Ma le passioni, anche se a volte possono renderti infelice, sono più forti di ogni altra cosa e dopo un anno e mezzo di stop decide di tornare nel circuito WTA. Si concede una seconda chance e l’affronta come se si stesse affacciando al tour professionistico per la prima volta.
Il tempo e i risultati le stanno dando ragione. In termini di Grand Slam, nel 2019 vince il Roland Garros e due anni più tardi anche il torneo più famoso e storico al mondo: Wimbledon. A questi due, aggiunge oggi quello che simbolicamente (e non) vale più di ogni altro: l’Australian Open.
Anche nei momenti di maggior euforia, Ash non stacca mai i piedi da terra e non perde occasione per ringraziare tutti coloro che la stanno aiutando in questo percorso.
Queste le sue parole, nella cerimonia di premiazione. “Voglio innanzitutto ringraziare gli organizzatori del torneo. Non è facile fare tutto questo in un periodo così difficile. Giudici di sedia e racchetta palle, voi ci semplificate la vita. Grazie per tutto quello che fate. Il mio team. Wow. Sono una ragazza molto fortunata ad avere tutto quell’amore dal mio angolo”.
Riferendosi poi ai tanti tifosi presenti, “siete i migliori e non posso ringraziarvi abbastanza. Da australiana, non posso che condividere questo trofeo con tutti voi. Grazie per tutti gli incoraggiamenti di queste due settimane. Sono fiera di essere australiana”.
Conclude il suo breve ma emozionato discorso dicendo che è “un sogno che si realizza“. Un sogno di cui se ne stava privando otto anni fa, ma che oggi è diventato realtà. Il peso di un Paese intero, questa volta, lo ha sfruttato a suo favore schiacciando avversari e paure. D’altronde non si è numero uno al mondo da così tante settimane per caso.
Forse è presto per dire che il tennis femminile ha una nuova dominatrice, ma Ashleigh Barty è sicuramente il suo volto più forte. Il tutto condito da una straordinaria e disarmante umiltà che la rendono l’idolo di un popolo intero. Non sorprenderebbe, infatti, se domani gran parte delle bambine australiane chiedesse ai genitori di voler iniziare a giocare a tennis. Ash è un esempio per tutti. L’emblema vivente e vincente di come nella vita bisogna passare dai momenti più bassi per arrivare a quelli più alti. Per realizzare i propri sogni.
Fonte foto: Ash Barty
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
È entrato a far parte di Voci di Città…prima come tirocinante universitario…poi come scrittore nella redazione generalista. Adesso si occupa della Serie A con la rubrica “top & flop” e delle breaking news grazie alle quali si occupa dei temi più svariati: dallo sport all’attualità, passando per le storie più importanti, centrali o divertenti del momento.
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