Nella giornata di ieri, l’annuncio dell’Arsenal ha scosso il mondo del calcio. Non si tratta dell’arrivo last minute di Thomas Partey, roccioso centrocampista ghanese classe ‘93 acquistato dall’Atlético Madrid per 45 milioni di sterline, bensì dell’addio (o dell’arrivederci) di Gunnersaurus, la storica e simpatica mascotte del club londinese che dal 1993 era una presenza fissa alle partite casalinghe, sia nel vecchio e mai dimenticato Higbury che all’Emirates.
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Nato grazie alla lettera di un bambino tifoso dell’Arsenal, Peter Lovell, oggi trentasettenne, Gunnersaurus è una delle ultime espressioni di un calcio genuino e divertente, in cui il primo posto è occupato dal divertimento e dalla passione e non dal denaro. Già, perché la decisione dei Gunners di mettere alle porte, seppur temporaneamente (si spera), la propria mascotte è dovuta proprio a questioni economiche.
La prolungata assenza dei tifosi dagli spalti dell’Emirates Stadium, a causa della pandemia di coronavirus, infatti, ha costretto l’Arsenal a effettuare una serie di misure atte a contenere le spese del club, tra cui appunto quelle per lo stipendio di Jerry Quy, l’uomo che ha dato vita all’iconico Gunnersaurus, tifoso sfegatato dell’Arsenal da quasi sessant’anni, tanto che saltò persino il matrimonio di suo fratello pur di non perdersi la partita della sua squadra e di non deludere i suoi amici tifosi.
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L’Arsenal aveva già licenziato 55 membri della società lo scorso agosto, sempre a causa del COVID-19, dichiarando di aver preso certe decisioni tutt’altro che a cuor leggero. Dare il benservito alla propria mascotte ha scatenato la reazione furiosa di numerosi tifosi dell’Arsenal e non solo, che sono arrivati addirittura a chiedere le dimissioni del proprietario Stan Kroenke. Tra i tanti, Paul Merson, bandiera dei Gunners tra gli anni ‘80 e ‘90 (282 presenze, 75 reti e sette trofei vinti) e attualmente opinionista di Sky Sports, ha espresso il proprio disappunto.
“È incredibile. Tantissimi tifosi che oggi hanno tra i trenta e i quaranta anni sono cresciuti con quel dinosauro. È frustrante, penso che l’Arsenal abbia fatto un errore.”, le parole dell’ex centrocampista, mentre Ian Wright, ex attaccante dei londinesi dal 1991 al 1998 (288 apparizioni, 185 gol e cinque trofei conquistati), e il giornalista e personaggio televisivo Piers Morgan, tifoso dell’Arsenal, hanno postato sul proprio account Twitter una foto con Gunnersaurus.
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A mostrare solidarietà e affetto al mitico dinosauro che per 27 anni ha presenziato alle gare casalinghe dell’Arsenal, però, non sono state soltanto le leggende della squadra, ma anche altre società calcistiche non militanti in Premier League e giocatori di altri club, tra cui il Siviglia, che sui propri canali social ha annunciato di voler tentare l’ingaggio della mascotte nell’ultimo giorno di calciomercato, e il centrocampista dell’Atalanta Marten De Roon, che ha pubblicato una foto del dinosauro chiedendo agli orobici se avessero un posto per lui.
Oltre a ciò, George Allen, un tifoso dell’Arsenal, ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe con l’obiettivo di raccogliere 70000 sterline per fare in modo che Jerry Quy torni il prima possibile a indossare i panni di Gunnersaurus. L’enorme affetto mostrato dai tifosi dell’Arsenal e dagli appassionati di calcio di ogni angolo del globo non può passare inosservato. Il dinosauro più simpatico e amato del mondo del pallone potrebbe tornare a calcare il prato dell’Emirates quando sarà possibile riaccogliere i tifosi allo stadio in totale sicurezza.
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Del resto, in merito ai numerosi tagli del personale effettuati, l’Arsenal ha espressamente parlato di misure a titolo temporaneo, per recuperare i soldi persi negli ultimi mesi a causa del coronavirus. “Gunnersaurus non era presente alle gare che abbiamo disputato a porte chiuse, ma la sua avventura col club non si è conclusa. Il suo ritorno allo stadio avverrà in concomitanza con quello dei tifosi.”, l’annuncio dei Gunners, che non hanno specificato se sarà ancora Jerry Quy a interpretare il celebre dinosauro.
La notizia del suo allontanamento da parte del club ha rappresentato senza ombra di dubbio una delle pagine più tristi del calcio che prova a ripartire dopo lo stop causato dalla pandemia, ma allo stesso tempo ci ha fatto riscoprire i valori più autentici che questo sport sa trasmetterci giorno dopo giorno, quelli che fanno innamorare più di un bellissimo gol, di una parata decisiva o di un colpo di calciomercato.
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Per una volta, astio e rivalità tra tifosi avversari, che spesso e volentieri sfociano in offese e insulti di varia natura, soprattutto sui social, hanno lasciato il posto a un enorme abbraccio collettivo tra tifosi e appassionati di età e fedi calcistiche differenti, con l’unico obiettivo di supportare la simpatica mascotte Gunnersaurus. È (anche) per questo che il calcio è definito dagli appassionati more than a game, molto più di un semplice gioco.
Dennis Izzo
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