Il nuovo logo UniCT, nella comunità studentesca catanese (ma non solo, essendo la principale università dell’isola insieme a quella palermitana), ha destato parecchie polemiche. Vuoi per il periodo non particolarmente florido per l’istituzione, al centro di varie polemiche a causa delle tasse anticipate o dello scandalo dei concorsi truccati. Vuoi, anche e soprattutto, per il risultato finale e per la mancanza di un bando pubblico che, a detta di molti studenti (e non solo), avrebbe tagliato fuori “molti designer che avrebbero realizzato un progetto più incline ai nostri gusti“. Tante le polemiche, altrettanti gli attacchi. Ai nostri microfoni è intervenuto il Rosario Castelli, professore presso il dipartimento di Scienze Umanistiche all’Università di Catania, nonché coordinatore dello staff comunicazione dell’Ateneo.
La prima domanda non poteva che vertere sull’assenza di un bando pubblico. Scelta criticata da molti e che ha destato non poche perplessità: “Non serviva un bando pubblico, in quanto, nel caso specifico, si tratta di un affidamento per un lavoro dall’entità modica. Al di sotto dei 17.000 euro non è necessario fare alcuna gara e, anzi, avremmo potuto procedere tramite un affidamento diretto. L’ateneo ha ritenuto di non optare per questa scelta, valutando le offerte provenienti da grosse agenzie di comunicazione“. Su tale scelta, ha poi sottolineato che “Una gara pubblica sarebbe paralizzante per qualunque amministrazione pubblica quando si tratta di cifre talmente basse. L’indagine di mercato su queste 5 agenzie, invece, ci è sembrata la scelta più giusta ed equa“.
Come abbiamo potuto apprendere dal verbale del 12 febbraio 2021 del Consiglio di Amministrazione, l’indagine di mercato di cui si è occupato lo staff di comunicazione si è limitato a 5 agenzie, con sede tra Milano e Roma, che hanno presentato un’offerta tra i 17.000 euro e gli 8.000 euro. Un’altra feroce critica verte, da parte di studenti e soprattutto grafici e agenzie del catanese, su tale aspetto. “Personalmente non le ho invitate io queste agenzie – risponde il prof. Castelli – Non conoscevo i profili di nessuna delle agenzie scelte, nemmeno di quella a cui poi è stato affidato l’incarico. La scelta compete all’amministrazione, alla direzione generale e tutto si è svolto nella massima trasparenza e secondo criteri molto professionali e seri“.
“Capisco che ci siano grafici catanesi ed ex studenti dell’accademia che si siano sentiti tagliati fuori – continua Castelli – ma stiamo parlando della creazione di un brand, che l’Università non ha mai avuto, e sarebbe impensabile che una grossa amministrazione come quella dell’Università di Catania potesse affidare l’incarico a un privato. Erano necessari dei requisiti di qualità per cui l’università si sarebbe sentita più sicura del risultato affidandolo solo a una grossa società”. Un ultimo appunto sulla mancanza di “catanesità” da parte di queste agenzie non manca: “Anche Simone Tornabene, che è socio e ha fatto parte del team che si è occupato del logo UniCT, è un catanese formato dalla stessa Università di Catania“.
Non poteva mancare anche una considerazione sulla petizione per rimuovere il nuovo logo, che è rimbalzata sui social in questi giorni. “Su questo è stata fatta tanta disinformazione. Quello che esisteva prima non era un brand, bensì un sigillo storico, che esiste ancora. Un sigillo che viene e verrà utilizzato nelle cerimonie, nella comunicazione protocollare e nei diplomi di laurea. Nessuno si è mai sognato di abolire il sigillo originale dell’Università di Catania. L’intento era di dotare l’Università di Catania di un logo digitale, di un brand che comprendesse la comunicazione via web, via social per parlare della loro utenza”
Molti designer hanno poi provato a realizzare un logo in “risposta” a quello reso ufficiale durante la cerimonia del 586° anno accademico. Risposta accolta positivamente dagli internauti e che ha ampliato ulteriormente le critiche nei confronti del nuovo logo UniCT. Pertanto, un’ultima domanda non poteva che puntare i riflettori sul risultato finale: “Penso che non si possa valutare l’efficacia di un logo o di un brand sul semplice “mi piace”, “non mi piace”, “è bello”, “è brutto”. Molti brand al momento della loro apparizione hanno suscitato critiche feroci. Il tempo aiuterà a familiarizzare con il logo e a mio modesto parere porterà l’utenza ad apprezzarlo. Il risultato vero lo vedremo quando utilizzeremo per lungo tempo il brand e lo applicheremo”. Il prof. Castelli conclude l’intervista con un celebre paragone: “Quando venne inaugurata la Tour Eiffel alla stragrande maggioranza dei parigini non piaceva, eppure oggi è impossibile immaginare Parigi senza la Torre”.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Dopo aver conseguito il diploma scientifico nel 2015 intraprende gli studi universitari presso il dipartimento di Giurisprudenza di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»