Riccardo Russo, dottore di ricerca in “Biotecnologie” dell’Università di Catania, ha vinto una borsa di ricerca annuale nell’ambito del programma “Post-Doctoral Fellowships 2023” della Fondazione Umberto Veronesi.
Grazie alla borsa di ricerca, una delle 141 messe a disposizione della Fondazione Veronesi, il giovane ricercatore potrà sviluppare nel laboratorio di Genetica agraria del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (sezione di Arboricoltura e Genetica agraria) dell’Università di Catania, sotto la supervisione della prof.ssa Angela Roberta Lo Piero, la ricerca dal titolo “The healthy color of blood oranges: a genetic and epigenetic analysis of anthocyanin production and accumulation”.
In particolar modo il dott. Russo – laureato in Scienze e tecnologie agrarie all’Università di Catania – approfondirà nel corso della ricerca il ruolo degli antociani, sostanze colorate idrosolubili tradizionalmente usate per il trattamento di varie malattie.
«Questi pigmenti possiedono proprietà antidiabetiche, antinfiammatorie, antimicrobiche, combattono l’obesità, prevengono malattie cardiovascolari ed hanno azione antitumorale – spiega il ricercatore che ha conseguito anche un dottorato in Biotecnologie trascorrendo diversi periodi di ricerca all’estero al Citrus Research and Education Center dell’University of Florida negli Stati Uniti, dove ha ottenuto anche una “Post doctoral fellow” -. I meccanismi attraverso i quali questi composti mostrano un effetto benefico per la salute umana possono essere diretti, e ciò implica che questi composti riducano il rischio di malattie eliminando i radicali liberi e riducendo lo stress ossidativo; meccanismi indiretti, invece, comportano la down regulation della proliferazione cellulare e dell’apoptosi attraverso la riduzione dello stress ossidativo e della perossidazione lipidica».
«Diverse varietà di arancio dolce sono in grado di sintetizzare antociani che conferiscono ai frutti il caratteristico colore rosso sanguigno e li rendono facilmente distinguibili dalle varietà di arance non pigmentate – aggiunge il ricercatore -. Le istruzioni contenute nel genoma dell’arancia rossa sono essenziali, ma non sufficienti per la biosintesi dei pigmenti antociani. Zone diverse dello stesso frutto, infatti, accumulano una diversa quantità di pigmento. È stato dimostrato che meccanismi di natura epigenetica, come la metilazione del DNA, possono controllare l’espressione di diversi tratti, spesso sovrapponendosi al loro controllo genetico».
«L’obiettivo del progetto di ricerca è trovare markers epigenetici associati alla biosintesi e all’accumulo di antociani ed individuare i geni coinvolti nel rimodellamento della metilazione del DNA – aggiunge la prof.ssa Angela Roberta Lo Piero, docente di Genetica agraria al Di3a dell’ateneo catanese -. Ci aspettiamo quindi di fare luce sulla connessione tra produzione e accumulo di antociani ed epigenetica. Questi risultati, frutto della sinergia tra ricerca di base ed applicata, consentiranno di individuare i meccanismi e i principali attori sui quali potenzialmente intervenire con le nuove tecniche di genome editing per ottenere frutti più ricchi di antociani in vista di un loro efficace ed ampio utilizzo nelle terapie».
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