A New York, due ricercatrici della Columbia University hanno sviluppato un tessuto composto per oltre il 60% da terra e adatto alla realizzazione di abiti, chiamato “BioEarth”.
A svilupparlo la ricercatrice Penmai Chongtoua e la professoressa Lola Ben-Alon del Natural Materials Lab della Graduate School of Architecture, Preservation and Planning della Columbia.
Penmai Chongtoua sta sperimentando in che modo rendere indossabile un tessuto fabbricato direttamente dalla terra, con la segreta speranza di suscitare nelle persone che li indossano una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente.
Dietro la ricerca c’è l’idea che un tessuto e un abito possano comunicare cultura, tecnologia, politica e vita della società: in sostanza, una ricerca scientifica che guarda alla sostenibilità ambientale, ma che contemporaneamente è anche una ricerca filosofica.
La Chongtoua ha spiegato di essere stata sempre attratta dal rapporto tra tessuti e corpo e da come questo possa influire nelle relazioni sociali, con il mondo naturale e quello costruito. Un’interconnessione che, secondo la ricercatrice, rende interessante ancora più interessante il modo in cui si comporta il materiale nel tempo.
Inizialmente hanno adattato il primo prototipo sul corpo di una modella come se fosse un calco, risultando però pesante, solido e inflessibile. Poteva infatti essere indossato solo da seduti o da sdraiati e, di conseguenza, molto poco pratico.
Il passo successivo della ricerca è stato quello di rendere il materiale più dinamico e adatto alle esigenze delle persone. Chongtoua e Ben-Alon hanno allora preso in considerazione diversi modi per aumentarne la flessibilità: hanno deciso di sperimentare le bioplastiche, ovvero le plastiche derivate da materiali naturali come l’amido di mais, la cellulosa e le alghe e hanno quindi condotto una serie rigorosa di esperimenti provando decine di “ricette” che combinavano terra, fibre e varie bioplastiche in quantità diverse.
Per la Chongtoua è stata trovata una ricetta che contiene oltre il 60% di terra, ma che rende il tessuto flessibile e indossabile.
In futuro Il team spera di continuare a migliorare la resistenza e la flessibilità del materiale in modo che possa diventare quanto più possibile simile al cotone.
Gabriele Di Sano
Fonte foto: Columbia Climate School
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