Nella seconda metà degli anni ’90 diverse donne sognavo di poter indossare, un giorno, una tuta spaziale e diventare delle astronaute a tutti gli effetti. Un desiderio che si scontrava con la percezione del ruolo della donna in quegli anni, ma che sicuramente in molte avranno espresso. L’ipotesi di avere cosmonaute donne, però, non aveva mai sfiorato le menti dei piani alti della Nasa che, peraltro, durante un incontro ufficiale affermarono di non avere programmi rivolti al gentil sesso e di non prevederli per il futuro.
Negli anni, per fortuna, le cose cambiarono e nel 1983 Sally Ride fu la prima donna a viaggiare nello spazio. Questo evento rappresentò una vera e propria rivoluzione in un ambiente che, quasi per definizione, era sempre stato maschile. Si sa, gestire le novità non sempre è facile e talvolta si può risultare mentecatti pur con le migliori intenzioni del mondo.. anzi della galassia!
Nella preparazione alla missione spaziale di Sally Ride i colleghi (maschi) pensarono proprio a tutto, persino a un kit di trucchi a prova di gravità. Sicuramente gli ingegneri avranno pensato di aver avuto un’idea brillante, così tanto che la trousse non salì mai sulla navicella. Oggi il set è conservato allo Human Spaceflight Museum, in Virginia.
A far ricordare e conoscere questo cimelio da museo è stato un tweet pubblicato dalla Nasa il 16 gennaio. Insieme all’immagine è stato riportata anche una dichiarazione di Sally Ride in merito all’oggetto tanto discusso: «Gli ingegneri della Nasa, nella loro infinita saggezza, hanno deciso che le donne astronaute avrebbero desiderato dei trucchi. Potete immaginare le discussioni tra ingegneri, in gran parte maschi, su cosa dovesse contenere». Già, fa sorridere pensare a un gruppo di “cervelloni” che, attorno a un tavolo, discutano di trucchi e cosmetici. Eppure qualcosa sono riusciti a ottenere. Il kit, infatti, conteneva: mascara, eyeliner, ombretto, blush, lucidalabbra e uno struccante.
Alessia Mingori
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