Come ogni anno il settimanale americano “Time” ha scelto la persona dell’anno. Dopo il 2017, anno in cui aveva trionfato il movimento “Me Too”, anche nel 2018 è stato designato un gruppo di persone. Si tratta dei giornalisti “guardiani”, che hanno messo in pericolo la loro vita per la ricerca della verità.
La redazione del celebre settimanale americano Time tutti gli anni nomina una persona dell’anno, che si è distinta tra le altre per la sua personalità, per il suo operato, per il suo successo planetario. Il favorito per il 2018 sembrava essere il presidente degli Stati Uniti, Donad Trump, che era già stato designato di questo titolo nel 2016. In realtà la scelta è ricaduta su un gruppo ben preciso di individui, come era accaduto già per la prima volta nel 2017 con il movimento Me Too che denunciava le molestie sessuali. In questo caso, però, ci sono da sottolineare caratteristiche ancora più innovative.
Secondo Time quello che stiamo vivendo dovrebbe essere un momento storico di avanzamento della democrazia e della libertà di esprimersi, ma molti episodi fanno pensare il contrario. Nel corso degli ultimi dodici mesi, infatti, il numero dei giornalisti uccisi a causa del loro lavoro si presenta come uno dei più alti di sempre. Inoltre i casi di reporter arrestati, minacciati o addirittura torturati continuano ad aumentare in tutto il mondo. Si assiste alla creazione di regimi sempre più autoritari, con l’obiettivo di bloccare la voce di coloro che ricercano la verità. Per queste ragioni la rivista americana ha scelto come persone dell’anno 2018 un insieme di giornalisti.
Sono stati definiti i giornalisti “guardiani” della verità, perché hanno combattuto e messo a repentaglio la loro incolumità per svolgere al meglio le proprie mansioni. Il Time ha deciso di dedicare, non una, ma quattro copertine diverse ai protagonisti per dare la giusta visibilità ad ognuno. Il gruppo è formato tra gli altri anche da Jamal Khashoggi, il cronista saudita ucciso nel consolato di Istanbul ad ottobre. Si tratta della prima volta in cui una persona morta compare in questa importante lista. Poi c’è Maria Ressa, direttrice della testata online filippina Rappler, che è stata minacciata e censurata dal regime di Duterte.
La terza copertina del Time è stata assegnata alla redazione della Capital Gazette. Il giornale americano è finito sotto attacco terroristico e cinque articolisti hanno perso la vita. Infine l’ultima scelta è ricaduta su Wa Lone e Kyav Soe Oo. I due reporter birmani della Reuters sono stati condannati, attraverso un processo farsa, a causa della loro documentazione sulle violenze contro la minoranza Rohingya. Il lavoro del giornalista è sempre stato basato sulla ricerca della verità, anche di quella più nascosta. Ogni giorno molti cronisti mettono a rischio se stessi per dare risalto a ciò che altrimenti rimarrebbe celato. Nel 2018 ovviamente tutto ciò non è cambiato. Il Time ha, però, deciso di premiare queste personalità per rimarcare l’importanza di far sentire la propria voce, che nessuno ha il diritto di mettere a tacere.
Sara Tonelli
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