Giornalmente, moltissime persone si iscrivono su Instagram con l’intento di diventare influencer, ovvero un utente, apparentemente, qualsiasi, ma che sui vari social network possiede migliaia, se non anche milioni, di followers. La sua funzione, a lungo andare, diventa proprio quella dell’influenzare – al livello comportamentale, atletico, psicologico e così via – le persone che lo seguono e le quali arrivano proprio a pendere dalle sue labbra. Prima di diventare influencer, nondimeno, vi è tutto un percorso da seguire, e a condurre su questa strada sono proprio i gestori della piattaforma; nello specifico, Anthony Justin, colui che in Instagram sceglie, e forma, i futuri influencer.
Come riporta Esquire, Justin ha proprio il compito di scovare i nuovi modelli, e lo fa, spesso, attraverso i dati che arrivano dai profili di quei determinati utenti i quali stanno riscuotendo successo in termini di engagement, relazioni con i followers e tanto altro. Tuttavia, Anthony Justin non si basa solo su queste informazioni – senza cui, comunque, non potrebbe in sostanza delineare il profilo del nuovo influencer –, ma si basa anche sul proprio intuito e su quanto quel determinato individuo riesce a essere autentico sui social (caratteristica fondamentale senza la quale è impossibile fare successo soprattutto su Instagram).
La monetizzazione del proprio profilo Instagram è diventata molto più semplice con i nuovi aggiornamenti: grazie alle storie, attraverso cui è possibile – sempre in base al numero di followers (mille almeno) – inserire il cosiddetto swipe-up, collegamento che riconduce al sito, pagina o altro di riferimento dell’annuncio; o anche alle cosiddette IGTV, applicazione interna a Instagram che permette di caricare video più lunghi rispetto ai soliti standard, finalmente, quindi, si potrà fare carriera proprio per mezzo dei social, crearsi posizioni invidiabili e “dettare i relativi stili di vita” a chi voglia ascoltare e lasciarsi influenzare. D’altronde, son queste le professioni del futuro, giacché nessuno vuole più sporcarsi le mani; ma si spera, almeno, che alla base vi sia l’autenticità di ciò che si “suggerisce”.
Anastasia Gambera
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