Non poter uscire di casa nemmeno per passeggiare, se non per importanti necessità; fare sport fra le mura domestiche; dilettarsi a fare tutto quello che, prima di oggi, non avremmo mai pensato di fare; e così via, è tutto quello che sta caratterizzando la quarantena forzata a cui, tutta Italia, è costretta per via del Coronavirus. Con il nuovo decreto del premier Conte, inoltre, molte delle attività non ritenute necessarie al sostentamento degli esseri umani, chiudono i battenti fino a quando il periodo in questione non sarà definitivamente passato (e ci auguriamo che ciò accada presto). In tal proposito, sta aumentando considerevolmente la cosiddetta delivery (consegna a domicilio) di molti beni materiali che, in assenza del permesso per uscire, non possiamo recarci a comprare di persona. Eppure, prima che il Coronavirus facesse il suo “trionfale ingresso”, a riguardo si è assistito a una rilevante impennata proprio di questo genere di servizi – di cui persino il cibo, all’attuale, gode.
Tutto questo, in gergo tecnico, assume il nome di shut-in economy, ovvero, “economia chiusa” (o “tra i confini”), riferendocisi a quanto su detto: a un tipo di economia “on demand” usufruibile su Internet, con prodotti e servizi prenotabili online ma adoperabili anche offline (grazie, appunto, alla consegna a domicilio). Come riportato su Money.it, gli studiosi credono fermamente che, alla stregua di quanto accaduto nel 1900 dopo l’epidemia di spagnola che imperversò in tutto il mondo, lo stesso accadrà oggi, in cui, una volta sconfitto il Coronavirus e ritornati alla vita frenetica di sempre, la ripresa economica e dei consumi sarà incontenibile, facendo registrare – in questo caso – un decisivo cambiamento delle abitudini di acquisto.
Ciò nonostante, la realtà dei fatti conduce anche a un’altra triste verità purtroppo: a quella di aziende che, se non reinventeranno il proprio modo di fare affari, non ce la faranno a superare il brusco arresto e, in divenire, la tempestiva ripartenza che, come su detto, spetta alla maggior parte di imprese e attività commerciali. Perché reinventarsi, in altri termini, è come diventato, oggi, il tassello principale di una “vita che meriti di essere vissuta”, e secondo quanto richiesto dalla società contemporanea. La maggior parte di imprenditori e commercianti sostengono che le cose non torneranno mai più come prima, altri, che vi sia qualche buona possibilità; senza trascurare, però, il fatto che, questo, avverrà solo se muteranno, appunto, il proprio business. Tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare naturalmente, ma il Coronavirus è come se ci stesse dando l’opportunità di riscoprire quanto perduto, e allo stesso tempo, ritrovarci. E forse, non tutto il male vien per nuocere. Nel frattempo, restate a casa per favore!
Anastasia Gambera
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Anastasia è una studentessa in Scienze e Lingue per la Comunicazione, ama la musica degli anni 70’, 80’ e 90’; possiede, infatti, un repertorio mentale senza eguali. Innamorata pazzamente del suo ragazzo, sassofonista e con la passione per la scrittura, vorrebbe diventare una giornalista, una calciatrice e, forse, anche una mamma spericolata.