Quando in Italia l’emergenza sanitaria sta toccando livelli mai visti prima, nonostante buona parte del popolo italiano sembri aver iniziato la sua fase di convivenza con il Covid-19, una delle categorie senza dubbio più colpite dalle restrizioni è quella dei ristoratori. Una situazione per molte insostenibile, che ha dato vita a una protesta: saracinesche aperte di pub, bar o ristoranti, ignorando le disposizioni. La protesta è stata indetta per il fatto che i ristori previsti da parte del governo non basterebbero in alcuni casi nemmeno a coprire le spese basilari per mantenere in vita le loro attività.
L’iniziativa prende il nome di Io apro 1.501 e invita a quella che potremmo chiamare disobbedienza civile. Nelle città italiane l’adesione sembrerebbe aver raggiunto buoni livelli e ha trovato sostegno sui social network: così, molti locali sono rimasti aperti oltre l’orario consentito, le 18. Nonostante lo scopo sia quello di esprimere la propria indignazione contro le restrizioni, in particolar modo per i danni economici che stanno causando, la protesta si sta svolgendo (e si è svolta) in modo del tutto pacifico e senza “rivolte di popolo”.
Uno degli slogan principali dell’iniziativa è “Apriamo per non chiudere per sempre“: una frase che racchiude la paura che dei gestori di bar, pub e ristoranti, ovvero quella di non poter riprendere più la loro attività quando l’emergenza sarà del tutto finita. E tra i sostenitori di questa pacifica protesta c’è anche il noto critico d’arte e personaggio televisivo Vittorio Sgarbi.
L’ex assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana si rivolge allo Stato scagliandosi in particolar modo contro le multe piuttosto salate che i trasgressori si troverebbero a pagare. Oltre a ciò, ha anche attaccato il ministro della Salute, Roberto Speranza, il Movimento 5 Stelle e i virologi.
Immagine di repertorio
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