In questo momento, stiamo vivendo uno dei periodi più bui della storia dell’umanità, e l’essere umano sta cercando, in tutti i modi, di venirne a galla senza lasciarsi portare a fondo da quello che, il Coronavirus, sta determinando psicologicamente e fisicamente. E cosa si sta facendo per ritornare, sommariamente, alla vita di tutti i giorni? Ci si dedica, anima e corpo, al lavoro, si è ritornati in palestra, si esce molto di più, e ci si fida maggiormente di chi ci sta accanto, senza aver paura che possa contagiarci. Insomma, l’uomo sta attuando un’incredibile resilienza, la stessa che, applicata ad altri settori della propria vita, rende quest’ultima degna di essere vissuta. Tutto questo, si è appurato, possiamo chiamarlo con un termine proveniente dalla terra del sol levante, ovvero, Ikigai. Ma cos’è, nello specifico, l’Ikigai?
Come riportato da Esquire, il termine in questione è formato da due parti: il prefisso -iki, significante vita, e il suffisso -gai, con significato di valore. Messi insieme, essi indicano i motivi per cui l’uomo vive e lo inducono ad alzarsi dal letto la mattina: un obiettivo, un amore, fare attività fisica, e così via. E nel complesso, si è scoperto, proprio in Giappone, che l’Ikigai è importante giacché chi ne possiede uno, vive il 26%, o 33%, in più rispetto ad altre persone. Con, addirittura, la possibilità di ridurre particolarmente il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari o neurodegenerative gravi (come l’Alzheimer).
Pertanto, chi possiede un Ikigai cammina meglio, è meno soggetto a stress cognitivo, determina, nella persona, maggior autostima (nel 26-27% dei casi), e – come pensiero preponderante dei cittadini giapponesi – ci si convince di stare apportando un beneficio all’umanità con la propria esistenza e il proprio impegno. Concetto, di fondo, espresso in toto con la parola meaning-making in psicologia; in particolare, darsi un senso nella vita, e assumendo, indirettamente, un’infinita gioia di vivere. Quel 26 o 33% di casi nei quali è stato appurato – dopo 12 anni di controllo strumentale sempre in Giappone – che la loro vita si è prolungata di siffatte percentuali, ha rivelato di esser dotato, sì, di un Ikigai, ma che, questo, deriva solo ed esclusivamente dalla psiche; non è un qualcosa che insegnano da qualche parte, lo insegna solo la vita.
In conclusione, quindi, una delle operazioni necessarie all’uomo, oggi come sempre, è quella di riflettere su cosa si vuole davvero, su cosa si vuol raggiungere mediante impegno, hobby e passioni varie. E in un momento come l’epidemia di Coronavirus, probabilmente, l’Ikigai guarisce, e guarirà, meglio di mille cure e vaccini.
Anastasia Gambera
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Anastasia è una studentessa in Scienze e Lingue per la Comunicazione, ama la musica degli anni 70’, 80’ e 90’; possiede, infatti, un repertorio mentale senza eguali. Innamorata pazzamente del suo ragazzo, sassofonista e con la passione per la scrittura, vorrebbe diventare una giornalista, una calciatrice e, forse, anche una mamma spericolata.