Così come per Natale nel mondo, andremo alla scoperta delle tradizioni culinarie degli altri Paesi nel mondo, suddividendole per aree geografiche. Inizieremo proprio dalla cucina africana.
Quando si parla di cucina, si può dividere l’Africa in quattro grosse zone: Africa orientale, Africa occidentale, Africa settentrionale e Africa meridionale.
Nella cucina africana orientale è forte l’influenza della cucina araba, ma anche di quella mediterranea. È inoltre caratterizzata da un vasto uso di spezie provenienti dall’India.
Il piatto nazionale di Kenya e Tanzania, per esempio, è l’Ugali, fatto di farina di mais, acqua e sale, una sorta di polenta che solitamente viene accompagnata dallo spezzatino. Trattandosi di un piatto povero, dà la possibilità alla popolazione di sfamarsi senza la necessità di dover utilizzare ingredienti raffinati e utilizzando un prodotto che in Africa è coltivato dai tempi antichi: il mais.
Piatto nazionale dell’Uganda invece il Matoke, laddove il matoke (ossia di platano) viene prima bollito e poi fatto rosolare nel burro, con cipolle, coriandolo fresco e peperoncino.
Della cucina africana settentrionale fanno invece parte: Algeria, Egitto, Liberia, Marocco e Sudan. Si tratta di una tradizione culinaria molto antica che affonda le sue radici nella storia d’Egitto
È usato il cus cus, le cui origini sono marocchine, chiamato Kseksou in Algeria, dove sono quattro le zuppe tradizionali consumate in tutto il paese: chorba, harira, djari e tchicha. Così come in Liberia è famosa la zuppa di zucca.
In Sudan il piatto più amato dai suoi abitanti è il Ful Medames, lo stufato di fave la cui storia risale all’epoca dei faraoni, quando il legume selvatico veniva offerto in dono al Nilo per invocare le sue inondazioni e il prezioso limo.
Kebab, kofta e falafel sono piatti a noi noti e che si associano all’Egitto. Meno nota è la ricetta della zuppa che viene mangiata settanta giorni dopo il Ramadan, nel giorno della ‘Festa del Sacrificio’ : Shurba Al-Fata, fatta di pane e carne di agnello.
Quando si parla di cucina africana occidentale: Mauritania, Mali, Niger, Chad, Senegal, Gambia, Guinea, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Gabon e Burkina Faso, che nonostante i contatti con numerosi popoli è comunque sempre rimasta legata alle proprie tradizioni e non è mai cambiata molto nei secoli.
Uno dei piatti più noti della zona è il senegalese Mafe, una ricetta importata e rielaborata dal Mali. Uno spezzatino di carne e burro di arachidi, che in paesi come l’Africa lo si utilizza esclusivamente in preparazioni salate.
La cultura gastronomica di tutta la fascia costiera dell’Africa occidentale, è la cultura dell’olio di palma, del latte di cocco e del peperoncino. Perciò troviamo piatti come il riso jollof, la cui partenità se la contendono Nigeria, Ghana, Senegal e Gambia, e il Poulet au Nyembwe di Gabon, Angola e Congo, dove il pollo viene cotto nell’olio e nel burro di palma.
L’africa meridionale comprende Sud Africa, Botswana, Namibia, Mozambico, Zimbabwe, Zambia e Malawi, subisce influenze provenienti da culture e da popoli diversi, dagli indigeni africani fino ad arrivare agli europei e agli asiatici.
Gli ingredienti di base sono i prodotti ittici ed esistono anche dessert ereditati dall’Europa come il pudim di cocco e banana tipico del Mozambico il quale risente chiaramente dell’influenza portoghese, o il bogobe, il porridge botwano con farina di sorgo, latte e zucchero. Più originali i biscotti del Malawi: i Mbatata, con patate dolci, margarina, uvetta, latte e zucchero.
Selene Coccato
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