Da sempre, personaggi circensi come i clown, hanno – perlomeno, nell’ideologia comune infantile – allietato la vita di tanti bambini recatisi al circo per vedere questi buffi personaggi travestiti intenti a comportarsi in modo grossolano appositamente per far sorridere i più piccoli (e a volte, anche i più grandi). Alcune associazioni, inoltre, sono famose anche per l’utilizzo che fanno di questo travestimento, portando gioia e spensieratezza negli ospedali ai bimbi ammalati, come anche a persone con malattie neurodegenerative e che hanno bisogno di terapie simili. Insomma, l’impiego della figura del clown dovrebbe ricordare felicità, divertimento, ma oggi se n’è stravolta quasi del tutto la sua briosa allegoria.
Come riporta Esquire, invero, l’immagine del clown è oggi annessa alla paura, e anche se tutti definiamo così il sentimento causatoci dalla sua apparizione – improvvisa o meno –, in realtà, ciò che provocano al nostro spirito è inquietudine, disorientamento. E tutto questo non è recente o dovuto ai personaggi di IT di Stephen King o ai vari Joker interpretati, negli anni, da molteplici attori, ma da quando Shakespeare coniò, proprio lui, il termine clown per definire tutti coloro i quali si mascherano a tal punto da giocare con la propria, e quelle altrui, identità senza farsi riconoscere o scoprire. Per di più, al pagliaccio è collegata una vera e propria fobia dovuta alla difficoltà (ovvia) del non riuscire a riconoscere la persona che sta dietro quella maschera: la coulrophobia.
Secondo alcune ricerche inerenti proprio la coulrophobia, la maggior parte del nervosismo che accusiamo alla vista di un clown è dovuta proprio a quel trucco che cela, artificiosamente, identità e personalità della persona che ne sta vestendo i panni. E se a questo si aggiungono anche gli spettacoli da loro eseguiti, dove non si riesce a capire immediatamente cosa faranno (proprio quello che ci preoccupa di più infatti, il non captare le intenzioni di siffatte persone), l’inquietudine raggiunge il parossismo. In passato, vi sono stati soggetti – alquanto disturbati – che si son serviti di questa maschera per compiere gli atti più atroci, o spaventare i passanti, eccetera, e una cosa è certa: anche se nella psiche dei più piccoli i clown rappresentano giocondità, una volta cresciuti avvertiranno, anch’essi, le stesse preoccupazioni provate dagli adulti. Quindi, volenti o nolenti, i clown non piacciono proprio a nessuno.
Anastasia Gambera
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