Sono 305.434 le domande decretate dalle Regioni d’Italia per la Cassa Integrazione in deroga. Di queste, l’Inps ne ha autorizzate 206.904, pagandone 57.833. I numeri dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale danno un quadro tutt’altro che positivo.
Nel periodo di emergenza da Coronavirus sono state tante le polemiche legate ai finanziamenti concessi o meno dall’Europa all’Italia. Sono stati tanti gli scontri mediatici tra le varie nazioni su chi sia o meno il colpevole della pandemia. Tutto questo, però, non basta a nascondere quello che c’è sotto la lente di ingrandimento: la “macchina” è troppo lenta.
Oggi, più che mai, è venuta fuori la polvere nascosta sotto il tappeto. Ammesso che qualcuno non se ne fosse reso ancora conto. Dall’inizio del lockdown e delle misure di contenimento sono passati due mesi abbondanti, ma in 60 giorni la maggior parte degli italiani non ha ancora avuto l’aiuto per poter fronteggiare la difficoltà.
Colpa di una burocrazia dai troppi cavilli e sistemi obsoleti che dovrebbe essere snellita. Più di una ipotesi, ma una necessità. A tal proposito sono tante le ipotesi lanciate dalle diverse categorie professionali e non. Tra queste la possibilità di un’emissione diretta dei sussidi da parte della Regione, rimandando i controlli e gli eventuali provvedimenti in un secondo momento.
L’Italia e gli italiani hanno resistito negli anni, nascondendo la loro insofferenza e tenendo duro con pazienza e resilienza. Adesso, però, sembrano essere stanchi. Stanchi di parole che in alcuni casi non si concretizzano mai. Stanchi di dover trovare soluzioni. A volte esistono già, anche se vengono messe in pratica con la proverbiale “lentezza”.
Più che per le reazioni dei cittadini, del popolo, però, occorrerebbe intervenire per evitare che la situazione possa degenerare dal punto di vista sociale. Furti e rapine sono dietro l’angolo. E non è mistero che in molti Paesi, compreso il nostro, la criminalità organizzata possa e faccia leva sulle difficoltà delle persone.
Oggi, forse, un vantaggio, domani uno svantaggio. I consensi o le estorsioni in futuro potrebbero portare liquidità e favoritismi alla malavita. Un ulteriore ostacolo da superare, dunque, in quella dura battaglia che ha visto numerose vittime, corruzioni, processi e che, tristemente, possiamo affermare che, forse, non avrà mai un epilogo.
Intervenire ora potrebbe essere quel “pensare al domani” e non all'”oggi”. Potrebbe essere l’opportunità non solo di mettere una “pezza al buco”, ma di mettere nuove radici per costruire qualcosa di meglio per rilanciare una nazione che tanto può fare e tanto può offrire. Una nazione che negli ultimi decenni ha vissuto di una rendita che sta per finire e giungere al capolinea.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Andrea Lo Giudice
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Sin da piccolo con la passione dello sport e con un occhio incantato e innamorato per il calcio. Il fisico e la tecnica non hanno garantito un grande successo sportivo e i videogiochi hanno “rovinato” la mia esistenza facendo nascere la vena e passione giornalistica. Da lì, anni a sognare e a lottare per raggiungere un obiettivo, raggiunto solo in parte. Ma, mai fermarsi. Tante le esperienze: televisive, radiofoniche e web. Non si sa mai dove si arriverà, ma bisogna sempre crederci. Capendo che il giornalismo non è solo ciò che piace e che, a volte, si possono trovare anche altri argomenti e stimoli interessanti.
Ad maiora