Ambiente sotto i riflettori accesi dalla pandemia: Il femminismo geografico è una nuova corrente urbanistica e filosofica avanzata dalla professoressa canadese Leslie Kern. È stata proprio quest’ultima a introdurre la singolare opinione sulla presunta architettura maschilista delle città fatta di grattacieli “fallici”.
Inutile dire che proprio su questa idea di partenza è scoppiata la polemica. Eppure, le proposte avanzate dalla studiosa vanno oltre la polemica. Descrivono, invece, l’importanza di un necessario cambiamento nel design e nella vivibilità delle città di oggi. Il periodo del confinamento causa Covid-19 ha reso ancora più evidente come i centri urbani siano diventati inadeguati in vista di un futuro imminente fatto di distanziamento sociale. L’occhio di riguardo sull’ambiente e sul benessere dei cittadini pone in primo piano l’opinione pubblica che sembra non gradire più palazzine e centri commerciali. Avrà inizio una nuova era?
Secondo Kern mancherebbero gli spazi per favorire la realizzazione di ogni personalità. Poche sono le donne casalinghe a tempo pieno e sempre meno gli uomini che accettano di seguire un percorso di vita monotono. Tuttavia, le città non sono state riorganizzate. L’evoluzione dei ruoli potrebbe creare problemi anche all’interno delle case: «La violenza contro donne e ragazze è, perlopiù, perpetrata in casa e il lockdown ha aggravato questa situazione. Tutto ciò, però, non è completamente riconducibile al coronavirus. La pandemia sta semplicemente evidenziando il fatto che le città si siano accontentate di ignorare la violenza domestica, non vedendola come un problema urbano profondamente connesso a questioni come l’edilizia abitativa, l’occupazione, i trasporti, l’assistenza all’infanzia e, naturalmente, il divario salariale».
In un’intervista l’autrice del libro Feminist City ha approfondito la sua teoria: «Focalizzarsi sulla questione di genere significa guardare gli spazi che potremmo dare per scontati e chiederci come è organizzata la nostra città in termini di trasporto e consumo: le costruzioni riflettono la vita di quale gruppo? Chi viene incluso nella costruzione della città e chi è stato escluso? E in che modo queste opere continuano a influenzare la vita di diversi gruppi di persone?».
Domande a cui la professoressa dell’università canadese invita a rispondere con un reale dibattito. Le cosiddette “giungle di cemento” con palazzi dormitorio e aree poco sicure sarebbero il risultato prodotto dai creatori di quartieri (nei decenni passati) quasi esclusivamente maschi. Anche l’archistar anglo-irachena Zaha Hadid parla di quella delle costruzioni come un’industria molto severa e dominata dagli uomini. Poi, chiosa: «Io sono sicura che da donna posso fare un ottimo grattacielo». Le donne, quindi, sono pronte a costruire città con aree verdi e altalene colorate, dove poter lavorare (magari in smart working) e veder giocare i loro bambini. Troppo bello per essere vero?
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità