Mariano Cannio ha 38 anni e ha sempre lavorato come domestico. Samuele, invece, ne doveva ancora compiere 4 e quel giorno era pronto per andare a calcio e correre dietro i suoi sogni. Ma il suo percorso verso il goal della vita è stata interrotto, non si sa ancora se per uno scherzo del destino o per la volontà di chi si trovava insieme a lui, nella sua casa, il 17 settembre scorso.
Adesso, il sign. Cannio è sottoposto a fermo perché ha raccontato tutto ai carabinieri nel momento in cui si erano recati a casa sua per avere chiarimenti sulle dinamiche dell’accaduto. Il presunto assassino, in quell’occasione, ha dunque precisato: «Stamattina verso le 9.15 mi sono recato a casa della famiglia (di Samuele) dove di tanto in tanto faccio le pulizie. Mentre ero indaffarato, Samuele è venuto in cucina dove stavo pulendo. Con l’aiuto di una sedia è salito in prossimità di un mobile per prendere delle merendine. L’ho aiutato, poi ho iniziato a giocare con lui. A un tratto l’ho preso in braccio, sono uscito fuori al balcone, mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo».
«Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da giù. A questo punto ho lasciato cadere il bambino di sotto. L’ho fatto perché in quel momento ho avuto un capogiro». Forse, è stata tutta colpa di un capogiro. Poi, continua: «Mi sono trattenuto con Samuele per circa 15 minuti. Lui mi ha detto che dopo sarebbe andato a giocare a calcio e io gli ho raccomandato di fare gol». Poi il piccolo è volato giù dal balcone ma lui afferma: «non mi sono nemmeno affacciato perché ho avuto paura. Mi sentivo in colpa e sono scappato».
Niente di tutto questo però ha riferito l’accusato Mariano Cannio ieri mattina davanti al gip durante l’udienza di convalida del fermo. Si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha raccontato nemmeno del suo stato di salute psichica, come aveva fatto nell’interrogatorio improvvisato di venerdì notte in cui riferiva che: «Sono in cura presso un centro di igiene mentale, il dottore mi ha riferito che sono affetto da schizofrenia. Ma questo non lo avevo mai detto alla famiglia di Samuele». Il suo avvocato ha depositato documenti che attestano la patologia, ma il giudice ha comunque confermato la detenzione e l’imputazione di omicidio volontario.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità