L’olio di palma è un grasso vegetale presente in maniera naturale in quasi tutti gli alimenti ed è anche utilizzato in prodotti industriali. E’ giusto o sbagliato demonizzarlo e sostituirlo con altre sostanze? Ecco la risposta degli esperti ai nostri dubbi causati dalla disinformazione.
Odiato, temuto e sconsigliato, l’olio di palma ha sempre avuto una pessima reputazione a causa della parecchia disinformazione che circola sul web e non solo, e di conseguenza numerose industrie italiane alimentari l’hanno abolito e sostituito con altre tipologie di grassi vegetali come l’olio di girasole, d’arachidi e d’oliva. Ma saranno la stessa cosa? Secondo Marco Silano, direttore del Dipartimento del Reparto Alimentazione Nutrizionale e Salute dell’Istituto Superiore della Sanità, l’olio di palma presenta alcune caratteristiche che altre tipologie di grassi vegetali non possiedono e che non sono così cancerogene e letali come tutti pensano. Per dimostrare tale affermazione, il dott. Silano ha esposto tutte le sue osservazioni e le sue ricerche organizzando un convegno presso Università Federico II di Napoli.
Secondo il giudizio espresso dall’Istituto Superiore della Sanità durante la conferenza su richiesta del Ministero della Salute, l’olio di palma non presenta alcuna sostanza tossica e pericolosa, e quindi non c’è alcuna motivazione per la quale non possa essere usato come sostanza alimentare. Inoltre, tale tipologia di olio collabora in maniera piuttosto utile e rilevante per l’assunzione dietetica degli acidi grassi saturi, in quanto ne possiede circa il 50% in più rispetto ad altri tipi di oli come ad esempio quello ottenuto dai semi di girasole. Tali acidi grassi saturi, non derivano solamente dagli oli vegetali immessi nei prodotti industriali alimentari, ma anche da alcuni cibi che ne possiedono già gran parte in natura come la carne, il pesce, le uova e i formaggi. Però, di questi ultimi non bisogna assolutamente abusarne in quanto le indicazioni dell’OMS e dell’Efsa sostengono che gli acidi grassi saturi non dovrebbero oltrepassare il 10% delle calorie giornaliere. Questa percentuale, rappresenta la quota massima che ognuno di noi deve prendere in considerazione: chi pratica molto sport può assumere tranquillamente una quantità di acidi grassi superando il limite imposto rispetto a chi è affetto da malattie cardiovascolari ed è a rischio d’infarto. Per quanto riguarda i bambini, devono assumerne circa il 18% delle calorie quotidiane in quanto gli acidi grassi contenuti all’interno dell’olio di palma nelle merendine e negli snack, sono piuttosto utili per il loro sviluppo e la loro crescita.
Secondo il parere dell’Efsa (European Food Security Authority), nell’olio di palma sono presenti processi contaminanti e almeno tre di questi sono in grado di generare mutazioni al DNA. Nello specifico, questo tipo di olio vegetale, così come tutti gli altri utilizzati per preparazioni industriali dei prodotti alimentari, viene sottoposto ad una procedura di raffinazione, durante la quale il prodotto viene surriscaldato fino ad una temperatura di 200°C e questo provoca la produzione di sostanze nocive. Queste ultime sono presenti nell’olio di palma fino a 10 volte in più rispetto ad altre tipologie. La priorità delle industrie è quella di trovare metodi alternativi di raffinazione e l’Efsa stessa è riuscita negli ultimi anni a riconoscere che le sostanze di tali contaminanti sono diminuite grazie a tali nuove metodologie.
Per quanto concerne l’olio di palma, è giusto che venga demonizzato e sostituito con altri prodotti simili come l’olio di girasole? Tale scelta di sostituzione sarebbe ottima, se si vuole ridurre il contenuto di acidi grassi saturi. Ma bisogna prestare attenzione, in quanto l’olio di girasole è più incline allo sviluppo di rischi cardiovascolari perché la maggior parte degli acidi grassi contenuti al suo interno sono polinsaturi, mentre la minor parte sono saturi. Alcuni studi hanno rilevato che non è solamente la piccola percentuale di questi ultimi, ma è il rapporto tra i grassi saturi e polinsaturi a fare la differenza sui rischi cardiaci. Questo dimostra che l’ideale sarebbe ridurre i primi e aumentare i secondi che si trovano all’interno della carne, pesce, olio d’oliva e frutta secca. Nessun prodotto deve essere demonizzato, basta saperlo consumare nella maniera giusta per praticare una dieta salutare e bilanciata.
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