È stato dimostrato che 9 persone su 10 sono colpite, almeno una volta a settimana, da un fenomeno conosciuto come earworm, che significa “tarlo alle orecchie”. Fortunatamente, non è una malattia ma qualcosa che accade continuamente. A tutti succede di avere in testa per un’intera giornata il ritornello di qualche canzone, magari quella che si sente di più per radio. Ecco, questo è l’earworm.
A volte può essere piacevole avere una musica nel cervello che accompagna tutto ciò che facciamo, ma ci sono casi in cui può diventare un vero tormento. Nel 2009 un 21enne si è rivolto al reparto psichiatrico del Central Institute di Kanke perché da 5 anni non riusciva a smettere di canticchiare nella propria mente la colonna sonora di un film hindi, la cui durata era di circa 3 minuti. La sua testa gliela riproponeva 35 volte al giorno. Questo è chiaramente un caso limite, ma anche nella quotidianità i tarli alle orecchie possono diventare davvero fastidiosi, soprattutto quando si ha qualcosa da fare e si è costantemente distratti da invadenti ritornelli di cui non ci si può liberare poiché dentro di noi.
Per il cervello, ripetere tonalità familiari è una «forma di memoria involontaria musicale», spiega Philip Beaman dell’Università di Reading, alcuni sostengono che può anche servire a consolidare qualcosa nella nostra memoria, come un avvenimento legato a quel particolare brano. Per libarsene bisogna “distrarre” la mente, una cosa non semplice, ma attuabile grazie all’utilizzo di diversi metodi. Uno dei modi più conosciuti è ripetere una parola casuale, ma Beaman ha dimostrato che masticare una chewingum dà gli stessi risultati, però in tempi molto più brevi. Un altro stratagemma può essere quello di fare giochi di intelligenza, come, ad esempio, sudoku, cruciverba e altri rompicapo considerati particolarmente difficili e impegnativi.
«La chiave è trovare qualcosa che ci mette alla prova nel modo giusto – spiega lo psicologo della musica Ira Hyman, della Western Washington University –. Essere cognitivamente impegnati, limita la capacità delle canzoni intrusive di entrare nella nostra testa». Coloro, invece, che considerano i tarli alle orecchie come post-it utili a ricordare qualcosa, suggeriscono di cercare il collegamento tra il brano e un evento importante: trovato il legame, sparisce la musica.
Tutti i ritornelli che ci entrano in testa possiedono delle caratteristiche comuni: hanno strutture musicali ripetitive, sono semplici, mostrano un’incongruità tra ritmo e metrica oppure tra testo e musica ed è questo il motivo per cui le canzoni cosiddette commerciali e pop, ci rimangono in mente più di altre. Liberarsene è possibile, ciò che, invece, è davvero difficile (e quasi impossibile) è non farle entrare nel nostro cervello.
Martina Sacco
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