Sta facendo molto discutere, in queste ore, l’uscita nelle sale italiane del film “La scuola Cattolica” diretto da Stefano Mordini che prende spunto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati.
Il film racconta, senza entrare nello specifico dell’inchiesta giudiziaria, le vicende attorno al “massacro del Circeo”, focalizzandosi sull’aspetto prettamente psicologico dei protagonisti di una delle pagine più buie del nostro paese. A fare da narratore proprio Albinati (o meglio l’attore che lo interpreta), autore del romanzo.
La Roma bene degli anni ’70, le moto Honda e i giubbotti di pelle, una cornice di sfarzo e ricchezza, una vera e propria “prigione d’oro”, al cui interno sono intrappolati dei ragazzi colpevoli di essere nati nel posto giusto, ma di una giustezza e perfezione talmente elevata da creare un ambiente tossico, un ambiente malsano e traumatico.
Le vicende familiari dei protagonisti e la vita liceale, in una prestigiosa scuola cattolica per l’appunto, creano un contesto dove si alternano regole rigide e libertà sfrenata. Il film si sofferma proprio su questo ultimo passaggio: l’alternanza confusa e disorientante tra ordine e disordine, obblighi e menefreghismo, potere e sottomissione, comportamenti sani e non, dove i protagonisti sono carnefici ma anche parte lesa.
Il film ci mostra, in ordine temporale, le vicende e le paure che albergano tra i compagni di quella classe liceale. Alcune scene risultano anche fuori contesto (come la morte della sorella di uno dei compagni di Albinati o la scena della setta satanica in cui era presente la sorella di un altro compagno), mentre altre danno contezza dell’ambiente in cui i carnefici sono cresciuti e diventati tale.
La pellicola nel secondo tempo (e in antitesi con la prima parte) diventa un continuo crescendo quando racconta le ultime ore di vita di Rosaria Lopez, che assieme all’amica Donatella Colasanti, fu portata in una villa nei pressi del promontorio del Circeo e brutalmente uccisa. Rapite, drogate e violentate, le due donne dopo oltre un giorno e una notte, vennero considerate morte dai tre aguzzini: Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira.
Ma Donatella, giovane e piena di vita, riuscì a salvarsi fingendosi morta, e attirando l’attenzione di un passante, dal bagagliaio di una Fiat 127 dove era stata rinchiusa, fece si che i tre giovani furono arrestati e condannati. La giustizia italiana, come si vede negli attimi conclusivi del film, fu stranamente e amaramente clemente con gli assassini, tant’è che Izzo, una volta uscito di prigione, uccise altre due donne nel 2005 e fu condannato nuovamente all’ergastolo, pena che tutt’oggi sta scontando.
Da precisare che il film non è perfettamente coerente con i fatti realmente accaduti. Albinati era infatti studente di un liceo classico, non di una scuola cattolica. E i 3 aguzzini, non erano studenti liceali: Izzo, ventenne, era studente di medicina; Guido, diciannovenne, di architettura; Ghira ventiduenne, non frequentava alcun corso universitario ed era figlio di un imprenditore edile ed ex pallanuotista Aldo Ghira.
“Il film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film, da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per tutte le ragioni sopracitate la Commissione a maggioranza ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto”. Queste le ragioni della censura nel nostro paese del film di Mordini, infatti ai minorenni non sarà concessa la visione di questa pellicola in tutti i cinema italiani.
Scelta che fa discutere, e che ci mette davanti a un interrogativo: quanto un film che evidenzia un ambiente malato e violento, contornato però da Chiesa e valori morali, può turbare la psicologia di un minorenne? Regole e divieti, morale e amorale, ordine e caos, fanno parte della società oggi come negli anni ’70, e il dibattito sulla concezione dualistica fra bene e male, la loro contrapposizione e/o sovrapposizione possono essere un ottimo spunto di riflessione per i ragazzi di tutte le età.
Consigliamo la visione del film, che nella nostra ottica, rende giustizia alle vittime, aprendo gli occhi su un mondo e su un modo di vedere le cose talvolta troppo chiuso e bigotto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.