Marco Polo li descrisse, nel 1296, come una delle tribù più violente e selvagge dell’Asia. Sono una delle quattro popolazioni delle isole Andamane, vivono non oltre le loro spiagge e rifiutano ogni contatto con il mondo esterno, difendendosi da chiunque osi avventurarsi sulle coste della loro isola.
Sentinelesi, è questo il nome dei membri della tribù più misteriosa e inaccessibile del mondo. Si conosce pochissimo di loro: vivono nell’isola di North Sentinel, situata nell’arcipelago delle isole Andamane, in India; la loro consistenza demografica è stimata tra i 50 e 500 individui e, a quanto pare, il loro stile di vita si avvicina a quello dell’età della pietra, anche se la tribù realizza utensili e armi in metallo che ricava dai relitti delle navi naufragate vicino alla barriera corallina dell’isola. Si pensa che vivano a North Sentinel da circa 60 mila anni e che, probabilmente, i loro antenati abbiano preso parte alle prime migrazioni compiute dall’uomo fuori dal continente africano.
Ma perché si sa così poco di loro? La risposta è nelle lance e frecce scagliate contro chiunque provi ad avvicinarsi alla costa dell’isola. È l’unico popolo conosciuto al mondo che rifiuta interamente qualsiasi rapporto o scambio con l’Occidente, evitando ogni contatto col mondo “civilizzato”. Per quel poco che si conosce di loro si può dire che cacciano cinghiali con archi e frecce, nessuno al di fuori della tribù parla la loro lingua, né conosce il nome con cui essi stessi si chiamano, vivono in capanne comunitarie, si cibano di frutta e selvaggina della foresta e pescano lungo le coste della loro isola solcando il mare con canoe di tipo polinesiano. Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, li ha definiti «la società più vulnerabile del pianeta» poiché, a causa del completo isolamento, non hanno difese immunitarie verso le malattie più comuni, e possono essere esposti ad una epidemia mortale in caso di contatto con il mondo esterno.
Il primo avvistamento ufficiale avvenne nel 1971, quando un vascello delle Indie Orientali notò la presenza della tribù. Nel 1876 il primo contatto: un mercantile indiano naufragò sulla scogliera dell’isola e i membri dell’equipaggio vennero attaccati dagli isolani con archi e frecce. Qualche anno dopo venne trovato il corpo di un fuggiasco, scappato sull’isola sentinelese, trafitto da numerose frecce e con la gola tagliata. L’episodio più recente risale al 2006, quando i sentinelesi uccisero due pescatori di frodo che si trovavano nelle acque circostanti all’isola.
I sentinelesi hanno rinnovato la loro fermezza di non volere contatti con il resto del mondo nel 2004, a seguito del disastroso tsunami nell’Oceano Indiano. Il governo di New Delhi inviò un elicottero per confermare la sopravvivenza degli isolani ma, quando l’elicottero iniziò l’ispezione a bassa quota sull’isola, un sentinelese uscì di corsa sulla spiaggia puntando il suo arco verso il velivolo. Degno di nota il fatto che, a seguito dello tsunami, i maggiori quotidiani nazionali abbiano dato per spacciata la sorte degli isolani che, straordinariamente, furono gli unici a non subire danni. È stata la loro attitudine a uccidere gli intrusi a permettergli di mantenere il loro status e, dunque, il maggior ostacolo per i ricercatori che hanno cercato di avvicinarli. Tuttavia, tale aggressività ha permesso loro di evitare conseguenze tragiche, infatti il loro isolamento tuttora li rende vulnerabili a malattie di cui non hanno alcuna immunità.
Il governo indiano, che amministra le isole, dopo svariati tentativi di stabilire un rapporto con gli isolani, ha dichiarato che non farà ulteriori tentativi, riconoscendo che i sentinelesi hanno il diritto di decidere autonomamente come vivere e a dover scegliere cosa è meglio per loro. Per questo, l’India ha vietato l’avvicinamento all’isola per almeno 3 miglia anche se, nel novembre 2014, Survival ha denunciato che alcuni pescatori illegali stavano prendendo di mira le acque intorno all’isola, mettendo in grave pericolo la sopravvivenza della tribù.
Gianluca Merla
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare a far parte della redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail redazione@vocidicitta.it. L’elaborato verrà poi letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.