Un esempio per tutti i giornalisti è la passione per la verità di Günter Wallraff, che non ha paura di mettere in gioco sé stesso per portare avanti il proprio lavoro e il proprio credo, ovvero quello di informare e testimoniare.
Un uomo dai mille volti e dalle mille identità, messe a servizio di un unico principio: indagare e scovare la verità là dove è celata da false apparenze. La vita del giornalista Günter Wallraff sembra più quella di una spia degna di 007, disseminata di travestimenti e mesi passati sotto copertura per osservare dall’interno certe dinamiche della moderna società lavorativa tedesca – e non solo. Il suo percorso da giornalista, non a caso, comincia con la pubblicazione di alcuni servizi d’inchiesta per la rivista Metall del sindacato dei metalmeccanici. Wallraff li realizza da quanto operaio e lavoratore a contatto diretto con la realtà del lavoro in fabbrica e questo inizio da “infiltrato”, che mette a frutto on la propria esperienza personale, fa capire al giornalista che il miglior modo per smascherare certe dinamiche è immergersi in esse fino al collo, diventarne parte, viverle sulla propria pelle.
Fra le più famose inchieste di Wallraff c’è quella svolta nel 1983, durante la quale egli si è travestito da turco, con il finto nome di Alì Sinirlioglu. Per circa due anni ha vissuto e lavorato in diversi stabilimenti industriali tedeschi e nel celebre fast-food americano McDonald’s, dimostrando a posteriori la reale condizione dei lavoratori stranieri nella Germania dell’ovest. Di quest’inchiesta esiste anche un libro, che in quegli anni ha avuto una grande eco: il titolo nella traduzione italiana è Faccia da Turco – Un “infiltrato speciale” nell’inferno degli immigrati e l’opera raccoglie l’esperienza di Alì/Günter in un Paese il cui razzismo non è stato superato, nonostante l’ufficiale facciata di apertura e tolleranza. Oltre a questo scritto ne esistono altri contenenti le inchieste e le riflessioni di Wallraff, tra i quali Germania anni Dieci – Faccia a Faccia con il mondo del lavoro, pubblicato in Italia nel 2013 dalla casa editrice L’Orma editore.
Quelli di Wallraff sono indubbiamente servizi forti, con un elevatissimo valore sociale e morale, che dànno voce a chi tutti giorni subisce soprusi ed è costretto ad adattarsi a un sistema lavorativo e sociale frenetico e disumanizzante. Pe tale ragione, Wallraff ha indossato i panni di postino, panettiere, operatore di call-centre, operaio, barista e addirittura trafficante d’armi internazionale. Le sue innumerevoli imprese stupiscono e coinvolgono sempre come se si svolgessero in un film, sebbene, a differenza di quanto accade nella finzione cinematografica, la volontà di Wallraff consiste nel mostrare ciò che realmente sta dietro l’illusoria propaganda internazionale di benessere e opportunità. L’occhio vigile e impenitente di Wallraff non lascia scampo: il suo è un esempio di giornalismo estremo, ma molto convincente. D’altronde, inchieste condotte con almeno il 30% della sua capacità investigativa e della sua integrità morale aiuterebbero di sicuro molte menti ad uscire dal torpore in cui spesso sono imprigionate – e non è forse questo uno dei compiti primari di un giornalista?
Lorena Peci
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