Italia, Paese delle contraddizioni, patria del turismo culturale e della povertà educativa. Già, perché poco importa quanto gli stranieri ne possano apprezzare cultura e costumi, se, al contrario, coloro che la abitano non riescono a trarre beneficio dal patrimonio artistico ed educativo del proprio Paese. E la tendenza diventa ancora più allarmante, qualora riguardi i giovani futuri cittadini. Difatti, secondo un recente rapporto, pubblicato da Save the Children, un numero impressionante di ragazzi italiani sarebbe affetto da una pericolosa povertà educativa.
Nell’ambito dell’iniziativa Illuminare il futuro, promossa dall’associazione, sono stati resi noti alcuni dati decisamente poco incoraggianti riguardanti, non solo il livello di istruzione dei giovani italiani, ma inerenti anche tutte quelle attività culturali utili al raggiungimento di una buona maturità intellettuale. A dispetto di ciò che usualmente si crede, l’istituzione scolastica da sola non è in grado di fornire agli allievi un’educazione completa. Quando si parla si povertà educativa, infatti, non ci si riferisce semplicemente alle conoscenze acquisite sui banchi, bensì a tutte quelle competenze necessarie a uno sviluppo umano completo, che consenta di farsi strada nella vita. Fondamentali appaiono, in tal senso, la lettura, ma persino le attività ricreative, sportive e culturali, quali possono essere, ad esempio, una banalissima visita al museo o a un sito archeologico. Sfortunatamente, però, oltre la metà dei ragazzi tra i sei e i diciassette anni non si dedicherebbe affatto a gran parte di queste attività e sarebbe, inoltre, carente anche in ambito scolastico.
Una sconsolante verità emerge in merito al rapporto tra i giovani e la lettura, in quanto i dati rivelano come almeno il 48% dei minori non prenda in mano un libro, a meno che non si tratti di un manuale scolastico. A preoccupare, tuttavia, sarebbe anche la scarsa attenzione rivolta dai giovani ai beni artistici nazionali. Se il 69%, in effetti, non ha visitato neanche un sito archeologico, il 55% si tiene alla larga, quanto più possibile, dai musei, mentre il 46% non pratica alcuna attività sportiva. L’incidenza più alta della povertà educativa si riscontra nelle regioni meridionali, a capo delle quali si piazza la Campania, che arriva all’84%. La Sicilia, però, tiene tristemente compagnia alla Campania, detenendo il primato delle regioni in cui l’offerta di attività culturali e formative resta decisamente scarsa. Compaiono nella classifica negativa anche Puglia e Calabria. Sebbene, però, l’incidenza della povertà intellettuale diminuisca spingendosi verso le regioni del nord, essa rimane comunque allarmante, con le sole città di Trento e Bolzano al di sotto del 40%.
Osservando questi numeri, sorge immediato il dubbio che esista una forte correlazione tra la povertà reale e quella intellettuale. Laddove, infatti, la situazione economica appare più grave, e cioè al sud, anche la cultura sembra risentirne. Nel Bel Paese oltre un milione di bambini vive in condizioni di assoluta indigenza e, non a caso, la maggior parte di essi si concentra nelle regioni meridionali. Come possono, quindi, questi ragazzi, cui persino i beni primari sono spesso preclusi, accedere ai servizi educativi? La scuola dell’obbligo potrebbe costituire una speranza o, se non altro, un palliativo, se non fosse che di frequente gli alunni indigenti sono anche quelli con maggiori lacune in materie basilari come la matematica e l’italiano. I prezzi impossibili dei testi scolastici, la difficoltà di pagare il servizio di trasporto o di mensa, l’impossibilità di garantire ai figli la partecipazione a gite d’istruzione e attività extrascolastiche: tutti questi fattori sono alla base di una tale tendenza negativa. Come combattere, pertanto, questo fenomeno? Lo spiega Raffaella Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa Save the Children: «La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere. Le enormi disuguaglianze che oggi colpiscono i bambini e i ragazzi in Italia devono essere superate attivando subito un piano di contrasto all’indigenza minorile e potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità. La lotta alla povertà intellettuale deve diventare prioritaria nell’agenda di Governo». Una volta per tutte, quindi, bisogna riconoscere la cultura come un diritto di ogni cittadino e non soltanto di coloro che possono permettersela.
Debora Guglielmino
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