Dopo 28 giorni di coma, la ragazza sedicenne iraniana, Armita Geravand, non ce l’ha fatta. Era stata picchiata dalla polizia morale perché non indossava il velo.
Ormai è passato un anno dall’assurda e tragica morte della ragazza iraniana Mahsa Amini perché non indossava bene il velo, in Iran. Malmenata, pestata e resa in fin di vita dalla ‘polizia morale’ iraniana. Lo stesso trattamento, secondo le ong, è toccato ad un’altra ragazza, Armita Geravand, di anni 16, domenica primo ottobre. La ragazza è entrata in coma dopo essere stata picchiata dalle forze dell’ordine riportando un trauma cranico.
Il brutale pestaggio accade nella metropolitana, mentre la giovane è diretta a al Conservatorio di Arawa Al-Wusghi di Teheran, ma ci sta andando senza velo. Ormai sono tante le ragazze che camminano senza indossare il velo nella capitale iranian, ma destino vuole che Armita incontri la polizia morale. Nonostante i vari scontri insorti un anno fa contro l’ayatollah iraniano Khamenei, dove hanno perso la vita altre giovani ragazze, la polizia continua nella sua sanguinosa punizione.
Armita viene trasportata dalle sue amiche fuori dal vagone della metro e la fanno sdraiare su una banchina. Adesso si trova nel Fajr Hospital di Tehran in stato vegetativo. La giovane è arrivata in codice 99, ovvero a rischio di arresto cardiaco o arresto respiratorio, quindi con il bisogno di essere rianimata. L’ospedale è circondato da forze dell’ordine, le quali temono una nuova rivolta.
Ai microfoni hanno parlato anche i genitori della ragazza affermando che si sia trattato di un incidente e non di uno scontro con la polizia. Armita sarebbe stata colta da un malore e avrebbe battuto la testa entrando in uno stato di coma. Secondo le ong, però, ormai questa versione non regge più. I genitori della ragazza sono stati costretti a dare quella versione dei fatti per non avere ritorsioni.
Foto: CNN
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.