Per i siciliani l’espressione “babbiare” è già abbastanza nota e ricorrente: essa infatti indica nel dialetto siculo un atteggiamento di scherzo, di presa in giro. Ma ben presto essa entrerà a far parte del vocabolario ufficiale di tutti gli italiani, data la decisione dello Zanichelli di inserirlo tra i circa 500 nuovi termini per l’edizione 2016 del dizionario.
A rendere popolare il termine è stato uno degli scrittori più longevi e apprezzati della letteratura italiana, Andrea Camilleri, il quale tramite il racconto delle avventure del suo personaggio più famoso, il Commissario Montalbano, è riuscito di fatto a diffondere alcuni termini del dialetto siciliano in tutta Italia. A contribuire al successo e alla diffusione del personaggio di Camilleri è stata anche la serie televisiva tratta dai romanzi e trasmessa ormai dal 1999 dalla RAI in Italia e non solo. Molte delle espressioni del siciliano Salvo Montalbano, (nella fiction interpretato da Luca Zingaretti) commissario di polizia nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata, si sono così imposte all’interno della televisione italiana e non solo, arrivando addirittura ad affermarsi ufficialmente all’interno della lingua italiana, come nel caso di “babbiare”.
Indubbiamente siamo già abituati ad accogliere nuove espressioni all’interno della nostra lingua; essa infatti è un sistema aperto, in continua evoluzione che si adatta al mutare dei tempi e delle esigenze espressive. Specie negli ultimi anni ad esempio, numerosi sono stati i tecnicismi e i neologismi derivati dal contesto tecnologico e politico che hanno fatto la loro comparsa all’interno della lingua italiana. Ma come molte parole vengono aggiunte, altre invece pian piano cadono in disuso, arrivando in alcuni casi alla totale cancellazione. Ecco perché nell’edizione 2016 dello Zanichelli verranno anche segnalate con un segno a forma di fiore, le oltre 3000 “parole da salvare” tra le quali figurano parole come obsoleto, coriaceo, ingente, fiorente, diatriba, leccornia, onere, il cui uso diviene sempre più rado a causa della loro sempre più frequente sostituzione da parte di tv e giornali con sinonimi più comuni, ma meno espressivi. L’evoluzione della lingua diventa dunque un compendio tra nuove e vecchie espressioni che vede nella letteratura il massimo luogo di utilizzo e vita.
Lorena Peci
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