ROCCELLA VALDEMONE (ME) – A più di 800 metri sopra il livello del mare, sui Nebrodi, e a 40km dalla costa ionica, si erge un paesino con ormai meno di 700 abitanti e perfettamente incastonato tra due rocce: Roccella Valdemone. Il centro, prima importante feudo in mano agli Spadafora, sembra aver ospitato i primi insediamenti umani intorno al 1200. Tuttavia, analogamente alla maggior parte dei Comuni di dimensioni ridotte, sembra essere oggi destinato a fungere da prezioso scrigno di secoli di Storia, suo malgrado lontano, però, da fiorenti prospettive per il futuro. In ogni caso, in molti sostengono, raggiungendo per la prima volta quello che il professor La Manna in un suo scritto ha definito come «un atomo di cielo sulla Terra», di sentirsi avvolti in un abbraccio sotto il materno sguardo di una maestosa Etna spettatrice. E ancora più topica è l’associazione fra Roccella e un presepe a cielo aperto, immagine che nel periodo natalizio è più vicina alla realtà che ad una metafora poetica.
Le strade e le antiche case del quartiere conosciuto come «u baglittu», infatti, proprio in questo periodo pullulano di compaesani di tutte le età entusiasti e volenterosi di riproporre lo scenario della Natività. Incitata dallo sbiadito ricordo di recondite usanze locali (quali ad esempio quelle rappresentanti l’episodio della Fuga in Egitto), la tradizione del Presepe Vivente è arrivata a Roccella per la prima volta nel 1999 e vi trova finora un ampio consenso. In seguito al successo delle edizioni curate dal connubio tra l’amministrazione e la Polisportiva, impegnatisi nell’allestire per l’occasione un’ambientazione che tra musiche e sapori tipici facesse riemergere il valore degli antichi mestieri, la manifestazione negli ultimi anni era però scomparsa del tutto. Dallo scorso inverno, invece, su iniziativa e dedizione dei propositivi giovani della Pro Loco (associazione che insieme a quella Culturale e ricreativa Auricella ha a cuore la difesa delle sorti del territorio) l’evento è tornato a popolare le vie del paese. Così, ci si può di nuovo immergere in un’atmosfera quasi incantata, lì dove il tempo sembra seguire un corso tutto suo e sfuggire alle regole della mondanità anche solo in un giorno qualsiasi dell’anno: ad ogni passo ci si riscopre un po’ più immersi in un passato che ha voglia di essere immortalato e ricordato senza morire mai, e che riesce ad emozionare ora più di sempre.
L’aria fredda e pulita del posto contrasta con il calore della legna che brucia al centro degli spiazzali e con il sapore del vin brulé e della ricotta offerti ai passanti. Tra le vecchie e suggestive abitazioni risuonano, peraltro, il canto di bambine nei panni di angeli in festa e le note delle cornamuse che giungono fino alla mangiatoia. Oltre a quanto appena descritto, sono state anche accuratamente ricreate alcune botteghe, ciascuna con all’interno dei personaggi perfettamente calati nella propria parte e orgogliosi di raccontare quanto sanno sulle origini del mestiere che stanno riproducendo in occasione del Natale. Genuina frenesia e voglia di mettersi in gioco sono le sensazioni espresse dagli occhi soddisfatti dei partecipanti, non a caso quest’anno numericamente in aumento. Con loro, cresce anche il numero delle date: il 26 e il 30 dicembre sono i giorni in cui i visitatori possono degustare rispettivamente frittole e maccheroni, mentre il 6 gennaio sarà la data giusta per tutti i palati ghiotti di porchetta.
«Desideriamo valorizzare il territorio e non fare attività commerciale. Per questo non chiediamo soldi per assistere alla manifestazione, lasciando libere le persone di lasciare o meno un’offerta per aiutarci ad affrontare le spese. Sfruttiamo la parte antica del paese utilizzando le case a disposizione, con l’obiettivo di dimostrare che Roccella può dare tanto senza modifiche, e nella maggior parte dei casi i vestiti sono cuciti da nient’altri che dalle nostre mamme, nonostante speriamo negli anni di riuscire ad acquistarli» è quanto affermato da Tindaro Puglisi, presidente della Pro Loco di Roccella Valdemone. «Il nostro scopo è sempre stato quello di riprendere tutte le tradizioni locali per far risorgere il Comune stesso. Nonostante le difficoltà, stiamo facendo di tutto per riuscire nell’intento e speriamo che, continuando così, i risultati possano migliorare. Abbiamo tante idee, perciò stiamo cercando le strade e le risorse più adatte a concretizzarle. Ci auguriamo di ricevere fiducia da tutti i roccellesi, cosa che probabilmente si è andata perdendo nel tempo: in molti, infatti, partecipano alle iniziative solo ad atti e preparativi conclusi. Nonostante ciò, comunque, devo ammettere che abbiamo avuto sempre un riscontro positivo al termine delle manifestazioni e che nel corso dell’allestimento siamo stati aiutati in tutto, sia sul fronte economico che su quello lavorativo» ha poi concluso. Chissà che proprio la festività decembrina non sia, quindi, l’occasione giusta per la rinascita non solo di certi valori, ma anche di alcuni luoghi affascinanti come questo.
Concetta Interdonato (articolo e photogallery)
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