Si inizia a parlare di Gamergate quando, nel 2014, nacque un vero e proprio dibattito riguardante la misoginia e gli abusi nella video game culture subite dalle girls gamers. Tutto nacque da un hashtag che il popolo della rete cominciò a usare nei confronti di una nota sviluppatrice di videogiochi, accusata di aver tradito il suo fidanzato. Con l’hashtag #gamergate, Zoe Quinn fu a lungo molestata e insultata per futili motivi, nel tentativo di estrometterla dal mondo dei gamer. Oltre alla sviluppatrice, anche la critica femminista Anita Sarkeesian e la sviluppatrice di giochi indie Brianna Wu subirono una serie di abusi sfociati anche in minacce di morte. Tutto perché in quanto donne, ebbero l’ardire di iniziare un dibattito su temi da gamers.
Una donna che decide di entrare nel mondo dei videogames si trova ben presto di fronte ad un ambiente astioso su molti fronti. Pochi personaggi femminili nei videogiochi, tutte vestite in abiti succinti, per non parlare del mondo del gioco online, dove solo per il fatto di essere donne si è nelle migliore delle ipotesi esclusa e nella peggiore insultata. Anche le riviste di genere sono interamente dedicate agli uomini, lo sguardo maschile è posato ovunque, cominciando dalla raffigurazione della “donna che gioca porno”, uno stereotipo molto in voga e duro da estirpare.
Il lato oscuro nerd si evince anche dalle numerose manifestazioni a tema in cui spesso la donna è rappresentata essenzialmente in due modi “nerd” o “porno nerd”. Molti episodi di molestie fisiche o verbali sono state denunciate negli anni da cosplayer varie, anche dalle più famose. A pochi giorni dal Lucca Comics di quest’anno, come non ricordare l’episodio di quel ragazzo, nel 2015, il quale pensò che travestirsi da “croccantini per cagne” fosse divertente e non umiliante. Insomma, se ti piacciono i videogiochi o sei interessata al mondo dei nerd, avere la vagina potrebbe essere un problema, anche nel 2018.
Serena Borrelli
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