Negli ultimi mesi ha sempre più fatto discutere nell’opinione pubblica il problema relativo al disagio che si prova durante gli anni dell’adolescenza. Un periodo dal quale ognuno di noi nella propria vita prima o poi è obbligato a passare e nel corso del quale in noi si manifestano non pochi cambiamenti, che spesso nemmeno vediamo e dei quali ci rendiamo conto dopo anni.
Questo disagio, come abbiamo visto in tanti fatti di cronaca accaduti negli ultimi tempi, ha portato alcune sue “vittime” al compimento di gesti estremi autolesionisti, in primis il suicidio. Questo ha portato gli esperti del settore, come educatori e psicologi, ad approfondire le loro ricerche per cercare di notare quali siano le cause.
Oltre a ciò però è anche aumentato il livello di allarme sociale. Tra gli studi compiuti negli ultimi anni c’è chi mette in risalto come in questo periodo della vita si dia maggiore importanza al giudizio altrui e come si cerchi di mettere alla prova i propri limiti.
Il porre in atto un gesto estremo come il suicidio nella maggior parte dei casi viene considerato come un pensiero covato nel corso del tempo e come un tentativo di fuga da una situazione che potrebbe essere anche temporanea, ma che non si riesce più a sopportare, a tollerare. In questi casi inoltre non si riescono a trovare alternative.
Alcune volte tale disagio diventa insostenibile quando si sommano diversi fattori, che sono i brutti voti a scuola, i rimproveri dei genitori e persino i cattivi rapporti con i compagni di classe, che portano chi è vittima di ciò a vivere quasi in una specie di gabbia dalla quale non riesce a uscire. una delle conseguenze di ciò può essere anche una diminuzione vertiginosa del livello di autostima che si potrà ripercuotere anche negli anni successivi creando nuove difficoltà.
Ci sono diversi comportamenti che vengono indicati ai genitori per evitare che una fase di passaggio della vita si possa trasformare in qualcosa di letale. In primis quello di monitorare la situazione sotto diversi punti di vista, come quello delle reazioni dell’adolescente davanti ai fatti spiacevoli, quello della frequenza con la quale essi accadono e quello delle conseguenze che provocano a lui.
Un altro è quello riguardante il livello di autostima e spesso si raccomanda ai genitori di provare empatia per lui, immedesimandosi nel suo stato di sofferenza, di incoraggiarlo quando si sente in difficoltà, di aiutarlo a ripartire dopo un errore o una sconfitta e di accompagnarlo verso il conseguimento dei suoi obiettivi.
Giuliano Spina
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