La prima immagine che automaticamente associamo alla figura di un medico, probabilmente, è quella di un bisturi e una sala operatoria o di un camice bianco che dietro una scrivania prescrive farmaci, alimentazione sana e tanto sport. Lontana dalla nostra immaginazione, ma non dalla realtà, è, invece, la scena di dottori che consiglino come propedeutico alla guarigione la visita di un museo. Eppure, proprio, sulla stretta correlazione tra arte e salute, si fonda l’iniziativa che in Canada consentirà ai medici di «prescrivere l’arte» ai più svariati pazienti. Non solo nutrimento dell’anima, dunque, ma anche cura del corpo.
«Nel XXI secolo, la cultura sarà ciò che l’attività fisica è stata per la salute nel ventesimo secolo», sarebbe, invero, quanto ritenuto dal direttore generale del Museo delle Belle Arti di Montreal. Secondo Hélène Boyer, invece, ci sarebbero «sempre più prove scientifiche sull’ arte come terapia». «L’arte infatti – avrebbe aggiunto la vice presidente dell’Associazione medica – aumenta il nostro livello di cortisolo e il nostro livello di serotonina. Noi secerniamo ormoni quando visitiamo un museo e questi ormoni sono responsabili del nostro benessere». Pare, quindi, che un abbraccio scateni reazioni simili sia se a stringerci siano altre braccia, sia se ad avvolgerci è la passione per la cultura.
Il rimedio terapeutico non sarebbe riservato, come si potrebbe pensare, solo a chi abbia problemi psicologici, piuttosto rappresenterebbe un’alternativa all’attività fisica, almeno per i più attempati: «Fin dagli anni ’80 abbiamo prescritto esercizi per i nostri pazienti, proprio perché sappiamo che l’esercizio fisico aumenta esattamente gli stessi ormoni».
Destinatari di tali peculiari prescrizioni non sono soltanto pazienti di ogni età, ma anche i loro accompagnatori. L’accordo col museo, che da anni lavora con operatori sanitari al fine di ottenere il riconoscimento degli effetti dell’arte sul malessere, prevede che i medici possano prescrivere annualmente 50 visite gratuite per paziente, ognuna delle quali è estesa a un massimo di due minori di diciott’anni e due adulti. Non solo cura, dunque, ma anche prevenzione. Se da una parte il passato ci ha insegnato a credere nella cultura come fomite di crescita e requisito di libertà personale, un’attenta analisi futura ci permetterà, forse, di riconoscerne il valore anche fisicamente terapeutico. E chissà che non venga coniato il detto corpus sanum in mente sana.
Concetta Interdonato
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