Far ridere un pubblico variegato è sempre stato difficile, ma farlo nel 2021 può essere davvero un’impresa. Sono cambiati i canoni, è cambiata la cultura della comicità. Christian De Sica e Massimo Boldi, eroi nazionalpopolari dei cinepanettoni, oggi non avrebbero avuto successo e alla prima battuta fuori dagli schemi sarebbero stati banditi dalla TV.
Lino Banfi, Alvaro Vitali, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Edwige Fenech oggi avrebbero faticato a proporre i loro canoni comici. Ci sarebbero state continue polemiche che avrebbero comportato un prodotto certamente diverso da quello che abbiamo conosciuto (e apprezzato).
Eppure, qualche anno fa eravamo tutti Charlie.
Ultimamente queste polemiche colpiscono con più frequenza. Qualche tempo fa era toccato a Checco Zalone, che con il suo film “Tolo Tolo” aveva toccato dei tasti dolenti della società italiana, come il fenomeno dell’immigrazione.
È toccato al duo comico Pio e Amedeo: durante una loro esibizione a “Felicissima Sera” hanno infatti lanciato un lungo e articolato monologo sul politicamente corretto che ha monopolizzato il panorama italiano, dando vita a un feroce dibattito sulla necessità di usare determinate parole considerate esclusivamente offensive per alcuni e non offensive per altri, che focalizzano la questione sull’intenzionalità della parola.
L’ultima polemica ha colpito la comica Michela Giraud, che si è messa in mostra nel format “LOL – chi ride è fuori“. Cos’ha fatto quindi Michela Giraud per attirarsi tutte queste polemiche? La Giraud ha commentato ironicamente, su Twitter, la dichiarazione della cantante Demi Lovato, che si è definita di genere “non binario”, cioè né donna né uomo.
Il tweet incriminato.
Sono bastate queste poche parole per infiammare il dibattito. Sono stati centinaia i commenti contro la Giraud, commenti che hanno stigmatizzato il tweet. Come spesso succede in questi casi, Michela Giraud è stata costretta a eliminare il suo tweet, invitando alla calma e puntualizzando inoltre, che il 4 giugno uscirà il suo film che tratterà proprio le tematiche LGBTQ+.
Non sono mancate le reazioni, più di tutte quella del giornalista Enrico Mentana, che così ha scritto su Facebook.
Mentana ha sottolineato che non si può metter alla gogna chi ha un parere diverso o chi si occupa di satira. “Sei anni fa eravamo tutti Charlie” dice Enrico Mentana.
Conosciamo tutti la satira di Charlie Hebdo, tagliente e dissacrante che non ha mai risparmiato nessuno. Ricordiamo tutti l’hashtag lanciato dopo gli attentati del 2015. Ecco, che fine ha fatto il #JeSuisCharlie?
Lo stesso Mentana chiosa sul fatto che la libertà non è una sola. La libertà ci permette di prendere in giro leghisti, machisti, ebrei, magistrati, gay, nessuno escluso. Il post ha ovviamente scatenato altrettanti reazioni, proprio a dimostrare come la tematica sia sentitissima.
Cosa accadrà quindi alla comicità? Si adeguerà o riuscirà a uscire da questa situazione? Difficile rispondere, di sicuro però siamo di fronte a una spaccatura netta, che ha di sicuro modificato il comportamento di molti comici.
Questa situazione rischia di spegnere la comicità, facendola divenire un mero prodotto filtrato, una sorta di censura preventiva che trasforma la comicità e la satira in qualcosa di ripetitivo e noioso. Tutto l’opposto di quella comicità che negli anni ci ha fatto conoscere luoghi inesplorati con battute irriverenti su tematiche definite spesso tabù.
La comicità non è mero bullismo. La grande capacità della comicità sta nel mettere forti e deboli sullo stesso piano e costruirci una situazione dalle tinte divertenti. Insomma, la comicità non fa solo ridere, ma anche riflettere.
Forse dovremmo ascoltare le parole del noto attore e comico Ricky Gervais. Le sue performance sono molto apprezzate in Italia, eppure in Italia non si riesce ad avere un comico con le sue caratteristiche. Bisognerebbe domandarsi il perché.
Benito Rausa
Fonte immagine: pixabay.com
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